Questo blog vuole informare su come e quanto sta cambiando la vita di tutti i giorni in Grecia. L'intervento del Fondo Monetario Internazionale, BCE e dell'Unione Europea sta riducendo la Grecia a un paese in cui sarà difficile vivere. Non sono un giornalista e su questo blog voglio raccontare la vita di tutti i giorni, la mia esperienza diretta di come siamo costretti a "sopravvivere in grecia".

Alla pagina dei video di questo blog puoi vedere il nuovo documentario CATASTROIKA con sottotitoli in Italiano e il documentario DEBTOCRACY International Version con sottotitoli in inglese. Molto consigliato è anche la video intervista di Monica Benini "La guerra in Europa" che spiega benissimo ciò che sta succedendo alla Grecia. Nuovo video interessantissimo Fascismo inc anche questo in italiano. Seguendo questo link si possono ascoltare una serie di interventi andati in onda su Radio 2 Rai sul tema musicale Rebetiko, tra gli interventi, oltre alla musica si parla di storia, politica ed economia.

martedì 28 ottobre 2014

28 ottobre. Oggi in Grecia si festeggia il giorno dell'NO!

Oggi in Grecia si festeggia il giorno dell'NO. Questa parola che in greco si scrive "όχι" e che in italiano vuol dire "no", simboleggia, per molti greci, la vittoria sul fascismo italiano. Le origini di questa festa-ricorrenza risalgono infatti alla seconda guerra mondiale. Si riferiscono al "NO!" che venne detto da Metaxas a Mussolini, quando quest'ultimo andò a intimare a Metaxas (all'ora al potere in Grecia) di arrendersi all'avanzata italiana e quindi alla conquista della Grecia da parte del nazi-fascismo. 
Raccontata così, in maniera sbrigativa, questo episodio può sembrare un atto eroico di resistenza e di antifascismo, in realtà le cose non andarono proprio in questo modo.
Il nazionalismo greco, che non ha certo un funzionamento differente da tutti gli altri nazionalismi, ha infatti provveduto ad annebbiare alcune parti della storia e ad esaltarne altre a suo favore. Il popolo greco si è veramente distinto per l’accanimento nel difendere il proprio paese, nonostante Metaxas avesse fatto un precedente lavoro per preparare il popolo greco all’ubbidienza e alla sottomissione fascista. Il suo intento fu vano e questo fu evidente nella ferma risposta popolare contro l’invasione.
Metaxas era infatti una persona che stimava e apprezzava il fascismo e che a quanto sembra avrebbe volentieri fatto parte dell'alleanza nazi-fascista, tant'è vero che nel 1936, quando divenne a tutti gli effetti dittatore della Grecia, fece una riforma dello stato modellandola su quella del fascismo italiano, proibendo i partiti, arrestando i comunisti, vietando gli scioperi e trattandoli come attività criminali e introducendo una diffusa censura di tutti i media.
Aveva infatti stretto una sorta di patto con il nazi-fascismo per l'invasione e la spartizione dell'Albania. Apprezzava e imitava tutto l'immaginario e l'estetica fascista, ad iniziare dai saluti romani fino alle idee di colonialismo ed espansione.
Il problema per Metaxas, e di conseguenza la famosa risposta "NO!" che fu detta a Mussolini e che ancora viene festeggiata, non fu ideologico: questo "NO" non si riferiva al rifiuto dell'ideologia fascista, ma alla sorpresa verso il tradimento dei patti presi precedentemente con il nazi-fascismo e che improvvisamente vennero disattesi. Metaxas sapeva inoltre che Hitler era contrario all'invasione della Grecia da parte dell'Italia, perché in questo modo Mussolini avrebbe preso troppo potere e l’Italia si sarebbe trovata in una posizione privilegiata nel controllo del Mediterraneo orientale. Metaxas si oppose quindi al fascismo inserendosi in una frattura di interessi creatasi tra Mussolini e Hitler. Le truppe greche furono indirizzate a combattere l'invasione italiana sul versante adriatico, dove riuscirano a contrapporsi in maniera efficace all’esercito italiano nonostante fossero in numero minore e male equipaggiate. Questo non fu però sufficiente a salvaguardare il territorio greco dall’invasione, infatti successivamente le forze armate tedesche occuparono il paese entrando dal fronte nord-est. 

Ancora oggi, nelle scuole di ogni grado, ad iniziare dagli asili, si festeggia il 28 ottobre, data di inizio della guerra ricordando il famoso "όχι". Le aule vengono addobbate con bandiere e immagini truci di militari armati di fucili e baionette e i bambini cantano canzoncine patriottiche alla presenza dei genitori. Tutto questo, purtroppo, avviene in una sorta di atmosfera simile al tifo calcistico dove è scarsissima o spesso inesistente ogni forma di riflessione su cosa significa fascismo, oppressione e guerra. Tutto il cerimoniale è basato sull’eroismo dei soldati greci, sull’esaltazione dell’atto militare e l’uso delle armi. Sulla figura storica di Metaxas e il ruolo che ha giocato nella politica interna del proprio paese non viene spesa una sola parola, la sua celebrazione come esempio da seguire è delegata ai fascisti greci, che lo ritengono ancora oggi un punto di riferimento.
Sarebbe molto più giusto festeggiare la lotta popolare per la libertà del proprio paese e la lotta ad ogni fascismo, sia esso italiano o greco. L'oppressione e la negazione della libertà di espressione non hanno bandiera o nazionalità, che siano perpetrate da un fascismo "made in italy" o da uno casalingo, non cambia molto la situazione.
Ovviamente, da quel giorno, da quel famoso "òχι", non c'è stato un solo governo che abbia avuto il minimo interesse ad alimentare una cultura libertaria e di vera opposizione al fascismo, sia quello ideologico e vecchio stile, sia quello moderno dello sfruttamento economico ed ecologico del pianeta. Tutto viene ridotto ad una festa nazional-popolare dove tra bandierine greche, sfilate congiunte di militari e studenti viene festeggiata la retorica della nazione e dello stato.
Questa retorica, questo nazionalismo che viene profuso in quantità nella società greca è ovviamente studiato, voluto e incentivato dai governi. Serve a sentirsi fieri ed eroici, grandi e potenti anche se si è senza lavoro, senza futuro, venduti e traditi dai propri governanti.
Voglio però raccontare anche un’altra cosa. Fortunatamente, come all’epoca di Metaxas, non sempre la propaganda e la retorica nazionalista hanno l’effetto voluto su tutto il popolo.
Da alcuni anni a questa parte, con l’avanzare della crisi economica, le parate del 28 ottobre si sono trasformate, per gli studenti e non solo, in un’occasione imperdibile per mandare affanculo le autorità e i rappresentanti del governo. Si sono registrati diversi casi in cui, quando gli studenti si trovano a distanza ravvicinata dalle rappresentanze governative, rivolgono loro dei gesti eloquenti e inequivocabilmente diversi dal saluto che invece avrebbero dovuto porgere secondo il rituale. Questi episodi di protesta hanno portato ad essere queste parate degli spettacoli blindati dalla polizia e rivolti ad un pubblico di quasi soli addetti ai lavori.
 Dalla parte dello stato non cambia niente. Sicuramente il primo ministro Samaras si dilungherà in discorsi che celebrano il "grecismo", la patria e l'onore che per molti è racchiuso in questo " òχι", cercando con questi discorsi di far dimenticare che il governo greco ha messo in vendita isole, spiagge, montagne e siti archeologici, questa volta non ci sarà nessuno tra coloro che sono al potere a dire "òχι" all'invasione delle multinazionali, allo sfruttamento della terra, del mare e delle risorse greche.
Oggi si marcia, si va avanti, tenendo una bandiera in mano, studenti e militari nella stessa parata sfilano e salutano le autorità che da un podio osservano lo spettacolo. Come ogni anno la Grecia si auto-celebra, ancora una volta festeggiando con una parata dalla chiara estetica fascista il "NO!" all’invasione fascista.

Francesco Moretti

giovedì 16 ottobre 2014

L’ΕΣΤΑΤ Istituto di Statistica Ufficiale Greco ha presentato il rapporto 2013.
Circa quattro milioni di Greci sono a rischio di povertà o esclusione sociale.

Definizione di Povertà Relativa: è un parametro che esprime la difficoltà economiche nella fruizione di beni e servizi, riferita a persone o ad aree geografiche, in rapporto al livello economico medio di vita dell'ambiente o della nazione.
Questo livello è individuato attraverso il consumo pro-capite o il reddito medio, ovvero il valore medio del reddito per abitante, quindi, la quantità di denaro di cui ogni cittadino può disporre in media ogni anno e fa riferimento a una soglia convenzionale adottata internazionalmente che considera povera una famiglia di due persone adulte con un consumo inferiore a quello medio pro-capite nazionale.
Definizione di Povertà Assoluta: indica l'incapacità di acquisire i beni e i servizi, necessari a raggiungere uno standard di vita minimo accettabile nel contesto di appartenenza.


La Grecia è un paese di circa 11 milioni di abitanti, gran parte di essi si trova concentrata ad Atene dove, includendo tutta l’area urbana, vengono stimati tra i quattro e i cinque milioni di abitanti.
Secondo le stime ufficiali dell’istituto di statistica greco ΕΣΤΑΤ (che sarebbe l’equivalente dell’ISTAT italiano), nel rapporto del 2013 (fatto sui dati del 2012) ovvero dopo solo un anno di “cura” da parte del governo, della Troika e del Fondo Monetario Internazionale, 892.763 famiglie si trovano sull’orlo della Povertà assoluta, si registra inoltre un’impennata della Povertà Infantile. Quattro famiglie su dieci non sono in grado di pagare il mutuo della casa, una su tre non può riscaldarsi.
Il 23,1% della popolazione greca vive in povertà, questa percentuale equivale a più di 2,5 milioni di greci, mentre la popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale ammonta a 3.903.800 persone. Questi dati agghiaccianti posizionano la Grecia in fondo alle graduatorie europee, preceduta solo dalla Bulgaria dove il rischio povertà è al 48%.
Per ogni paese europeo viene individuata una soglia di povertà diversa, infatti tale soglia è calcolata sulla base di molti fattori che sono diversi per ogni paese. In Grecia la soglia di povertà è 5.023 euro all'anno per persona e di 10.547 euro per le famiglie con due adulti e due figli a carico di età inferiore ai 14 anni. Questa fotografia della condizione della società greca scattata nel 2012  fissava la percentuale di povertà al 23,1%, è bene far notare che a quel momento il reddito medio annuo era di 9.303 euro pro capite e il reddito medio per famiglia di 16.170 euro e che questa percentuale del 23,1% era fissata calcolando coloro che avevano un reddito inferiore al 60% del reddito medio, quindi sotto la cifra di 5.581 euro annui.
Anche se non sono ancora disponibili i dati del 2013 (che saranno contenuti nel rapporto ΕΣΤΑΤ 2014), c’è da immaginarsi che la situazione sia ancora più tragica, infatti rispetto ad un anno fa è aumentata in maniera vertiginosa la disoccupazione, sia in generale che giovanile, portando la Grecia in testa alle graduatorie europee.
La pressione fiscale è ulteriormente aumentata con l’applicazione del “reddito fittizio” ovvero un redditto virtuale ed inesistente che il governo assegna ad ogni persona, sulla base di questo reddito si viene tassati. Solo per fare un esempio: ad una persona qualsiasi che detiene una partita iva, che non ha possedimenti di nessun tipo e che alla presentazione della denuncia dei redditi si trova con la propria attività lavorativa in perdita, viene assegnato un “reddito virtuale” di 3000 euro, non esistendo più nessuna aliquota, questo reddito fittizio viene tassato del 26%. Come se non bastasse viene richiesto anche un anticipo sulle tasse dell’anno successivo. Con questo meccanismo perverso, molte persone sono state costrette a chiudere la propria attività, trovandosi allo stesso tempo disoccupate, indebitate e ovviamente (in Grecia funziona così) senza assistenza sanitaria.
A pagare un prezzo altissimo per questa situazione sono i bambini, pensate che il 28,8% dei bambini in età da 0 a 17 anni si trova sulla soglia della povertà. La “Povertà Infantile” è superiore di 5,7 punti percentuale rispetto alla percentuale della povertà generale. Voglio ancora una volta richiamare l’attenzione del lettore sul fatto che questi dati tragici sono relativi ad un paese che si trova nel cuore dell’Europa e ricordare che un dato così alto di povertà infantile si porta dietro un corollario tragico di conseguenze che vanno dalla denutrizione (vi ricordo i casi di svenimenti nelle scuole) all’abbandono scolastico, dall’impossibilità di potersi curare adeguatamente al lavoro minorile etc…
Il rischio di povertà per le persone superiore a 65 anni è del 15,1% e si è ridotto di 2,1 punti percentuali rispetto al rapporto 2012. Molti giovani con famiglia sono completamente dipendenti dalle pensioni dei propri genitori, infatti la percentuale di persone che vive in famiglie dove nessuno lavora o dove lavorano meno di tre mesi l’anno è del 19,6% (della popolazione in età tra 18 e 59 anni) pari a 1.200.800 persone. Nel rapporto del 2012 era di 1.010.900 persone.
La situazione è ovviamente più tragica nelle grandi città, dove le possibilità di trovare un piccolo rimedio alla propria miseria sono limitate, ma anche nella provincia greca, in città piccole, con poche migliaia di abitanti la situazione è grave.
Io vivo in una città di circa 20.000 abitanti e tutte le famiglie dei miei amici hanno almeno un membro in età lavorativa che si trova al momento disoccupato. Τutte queste famiglie hanno almeno uno o due figli in età scolare.
Come sempre, i dati contenuti in questi rapporti annuali possono dare solo un’idea marginale di come sia la condizione reale, quando si parla di 23,1% di popolazione povera e di 35,7% di popolazione a rischio di povertà bisogna rendersi conto che spesso passare da un contenitore all’altro è molto facile e che migliaia di famiglie si trovavano al limite di questa soglia e che un semplice imprevisto economico può farle scivolare nella povertà. Inoltre, da tenere bene a mente è che i dati che abbiamo in mano e che commento in questo articolo sono del 2012, sono contenuti nel rapporto del 2013 e adesso ci troviamo a pochi mesi dalla fine del 2014. La situazione attuale è molto più drammatica di quanto appare in questo ultimo rapporto ΕΣΤΑΤ.
Sempre secondo il rapporto 2013, quattro su dieci famiglie non possono pagare il mutuo della propria abitazione, adesso molte di queste famiglie hanno già perso la casa di cui non erano in grado di pagare il mutuo nel 2012. Se nel rapporto basato sui dati del 2012 appare che una persona su quattro non può riscaldarsi durante l’inverno, vuol dire che adesso la situazione è ben più grave in quanto l’anno scorso sono state tolte gli sconti sociali sul petrolio da riscaldamento e i prezzi di quest’ultimo sono praticamente uguali a quello da trazione (che in Grecia è attualmente a 1.30 euro il litro, prezzo medio). Nell’inverno 2013 l’impossibilità di acquistare il petrolio da riscaldamento ha generato una vera e propria emergenza sanitaria nei centri urbani di tutta la Grecia. Migliaia di famiglie hanno iniziato a riscaldare le proprie casa con mezzi di fortuna, vecchie stufe a legna e caminetti sono diventati l’unica forma di riscaldamento in uso. Questo ha provocato un incremento del fumo che mischiato allo smog stazionava a basse quote nelle città provocando seri problemi respiratori.
Significativo è il dato contenuto nel rapporto e relativo al “benessere delle famiglie”. Secondo il dati raccolti dall’ΕΣΤΑΤ il 20,3% della popolazione vive in condizione di “deprivazione materiale”, ovvero non possono in nessun modo fare fronte a nessuna spesa straordinaria ma necessaria nell’ordine di circa 550 euro. Per chi fa parte della povertà assoluta la percentuale sale al 79,1% e per la povertà 39,1%.
L’ΕΣΤΑΤ tiene conto dell’accessibilità della popolazione a una lista di nove punti, sono servizi e beni essenziali. Nei rapporti dell’ΕΣΤΑΤ che vanno dal 2010 al 2013 ha osservato un aumento delle percentuali di coloro che non hanno accesso ad almeno quattro di questi punti. Nel 2010 era del 11,6%, nel 2011 di 15,2% e nel 2012 di 19,5% e nel rapporto 2013 è salita al 20,3%.
La lista dei nove punti comprende cose normali, che fanno la vita di tutti i giorni e che solo pochi anni fa erano alla portata di quasi tutti, come:
1) Pagamento di bollette (affitto o rata del mutuo, energia elettrica, acqua, gas, etc.. manutenzione ordinaria della casa.)
2) Disponibilità economica per una settimane di vacanza.
3) Disponibilità economica per l’acquisto di pollo, carne, pesce o legumi. Per il consumo di alimenti proteici un giorno ogni due.
4) Disponibilità economica per far fronte ad un'emergenza, (stimata in circa 550 €).
5) Spese telefoniche (fisso o mobile).
6) Spese per la TV.
7) Spese per lavatrice.
8) Spese per l'automobile.
9) Spese per riscaldare la propria abitazione.
Per rendersi conto di cosa sta succedendo in Grecia, di cosa significa essere “poveri” e di come le condizioni imposte da governo, Troika e Fondo Monetario Internazionale possano rapidamente cambiare le condizioni di accesso a beni e servizi ritenuti solo alcuni anni fa alla portata di tutti, basterà osservare i seguenti dati:
Quattro persone su dieci non ha nella propria dieta accesso a alimenti proteici almeno uno ogni due giorni.
Otto su dieci non possono rispondere ad un emergenza economica imprevista ma necessaria dell’ordine di 550 euro.
Cinque su dieci non possono riscaldarsi adeguatamente. (24,3% è la percentuale tra i non poveri)
Sei su dieci hanno enormi difficoltà a rispondere alle spese per il loro alloggio. (Quattro su dieci tra i non poveri)
Sei su dieci non hanno accesso alle forniture come acqua, luce, gas o vi accedono con enormi sforzi.
Sei su dieci hanno difficoltà nel gestire economicamente i bisogni ordinari mensili o settimanali.


Mi fermo qui. Mi sembra che il quadro sia chiaro. Questa è la situazione drammatica in cui versano milioni di persone in Grecia. Anche se i dati precisi di come stanno andando le cose quest’anno li sapremo solo nel 2014, vi posso assicurare che saranno peggiori di questi rilevati nel 2012. Solo il primo ministro Samaras riesce a vedere in tutto questo una “Success story” e ha pure il coraggio di andare in giro per il mondo a dire che la Grecia è ormai in uscita dalla crisi grazie all’austerity. Tutte le previsioni in positive fatte dal governo e dalla Troika si sono rivelate inattendibili e false. Il ritorno della Grecia sui mercati è stato sventolato come successo del governo e della Grecia.
Proprio ieri abbiamo assistito al nuovo crollo della borsa e al rialzo dello spread, che cosa ci aspetta ancora?


Francesco Moretti

giovedì 9 ottobre 2014

Una razza, una faccia. 
La cancellazione in Italia dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori mette in luce  delle preoccupanti affinità tra Italia e Grecia.

Spesso, quando mi trovo in Italia, molti conoscenti e amici mi chiedono come vanno le cose in Grecia. La risposta è da anni la solita: male.
Questa risposta laconica è tutt'altro che sbrigativa, oltre a racchiudere in se l'attenta osservazione delle leggi e delle riforme fatte dal governo negli ultimi due, tre anni, include anche le dinamiche politico-sociali che la crisi economica ha portato in campo.
Inoltre, mi sembra sempre più evidente che l'Italia e la Grecia siano sulla stessa strada, la Grecia è soltanto più avanti nell'evoluzione della crisi, diciamo circa due anni più avanti, ma il punto di arrivo, la fine di questa "strada" è per i due paesi lo stesso.
Una crisi economica non è mai sollevata dal contesto, spesso è una crisi che abbraccia tutta la società, ne rivela i lati oscuri, provoca vuoti democratici e chiude gli spazi di riflessione e valutazione.
Mentre il progresso democratico, i diritti, e in generale un'evoluzione positiva della società richiedono anni e anni, il processo inverso, l'abbrutimento, il regresso, l'impoverimento economico e culturale di una società in crisi avvengono in maniera rapida.
Questa rapidità è tutt'altro che casuale, è studiata a tavolino e studiati sono tutti quei meccanismi retorici e di informazione che sostengono questo processo. La logica che viene applicata è di non lasciare il tempo di riflettere, imporre una legge dopo l'altra, tagliare, sfrondare la società di tutto ciò che la rendeva migliore di quella degli anni precedenti.
Diciamo pure che i momenti di crisi servono a portare indietro negli anni la società, servono a cancellare, a rimettere in discussione i diritti dei lavoratori, degli studenti, dei malati, dei pensionati etc...
Per fare questo, coloro che ci governano, si affidano a figure professionali che hanno studiato le dinamiche delle masse e sanno benissimo e in anticipo come risponderà la parte colpita.
I mezzi di comunicazione di massa giocano un ruolo importantissimo in questo, la loro raffinatezza, l'esperienza accumulata negli anni e il totalitarismo dell'informazione servono a far sembrare positivo ciò che invece è negativo per la parte colpita. Per questo, tra le priorità di un governo che deve gestire un paese in crisi c'è sempre la chiusura, la riforma, il cambiamento del sistema televisivo, nuove e diverse leggi sull'assegnazione delle frequenze. In Grecia abbiamo assistito alla chiusura in tronco e al licenziamento immediato di tutti i lavoratori dei tre canali statali ERT avvenuto improvvisamente a giugno 2013. Adesso c'è un solo canale che si chiama NERIT e che è direttamente controllato dal governo. Il governo stesso ha provveduto ad assumere il personale selezionando quello che più gli piaceva tra tutti quelli che erano impiegati nei precedenti tre canali.
Poi, fatto questo, c'è da pensare alle leggi elettorali. Chi è al potere deve elaborare una legge elettorale che gli permetta di restarci anche se improvvisamente dovesse perdere consenso.
Votare equivale sempre di più a legittimare chi è al potere e sempre meno a scegliere chi dovrà andarci.
Per avere una maggiore sicurezza, molto spesso, nei periodi bui e di regresso come quello che stiamo vivendo, i governi vengono formati dall'unione dei maggiori partiti di destra e di sinistra. Per anni e anni, partiti che sono stati all'opposizione uno dell'altro, che hanno gridato le proprie differenze si trovano improvvisamente allineati e concordi su tutto...e chiaramente nello stesso governo. Succede così che i socialisti del Pasok e la destra di Nea Dimokratia sono tutt'ora felicemente, d'amore e d'accordo alla guida del paese. Questo avviene in genere dopo aver sperimentato un governo "tecnico", fatto da una persona che è distaccata dalla politica e dai partiti. Il governo tecnico è un invenzione per prendere tempo, il suo compito è di spiazzare, di confondere la parte colpita.
Chissà per quale perverso meccanismo mentale in molti pensano che un governo tecnico faccia esclusivamente l'interesse del paese e quindi di tutti i cittadini che lo abitano. Ogni atrocità sociale fatta da un governo tecnico sembra inevitabile e ovviamente necessaria. Il fatto che queste atrocità non vengono fatte né da un partito di destra né da un partito di sinistra, tranquillizza la parte colpita. L'importante è che i ministri e in particolare il premier di questo governo tecnico siano nomi sconosciuti e non riconducibili ad ideologie politiche, non importa se invece sono diretti impiegati delle banche o delle agenzie di rating.
Questo è un particolare importante che la società capirà con inevitabile ritardo.
Nessuno tra i giornalisti che gestiscono l'informazione di massa sottolinea l'importanza di questo particolare, in genere nei profili che presentano al paese la figura del nuovo premier tecnico si dà importanza alla figura della first lady, si sottolinea che la domenica va a messa con la famiglia, che trascorre le vacanze in un posto tranquillo, che è amante della lettura etc...l'immagine di una persona noiosa ma rassicurante.
Noi qui in Grecia abbiamo avuto il signor Papadimos, amico e collega del signor Monti. Tutti e due arrivavano direttamente dal mondo della finanza.
Tutti e due, sia in Grecia che in Italia hanno preparato il campo ai governi formati da destra e sinistra.
Il momento in cui, con estrema lentezza, (enorme è il tempo di reazione della società rispetto alla velocità di azione del governo) il paese si accorge di ciò che veramente significa "governo tecnico", i tecnici hanno terminato il loro lavoro e i partiti possono tornare al loro posto.
Questo ritorno ai partiti ha l'effetto di calmare gli animi, come se un partito, per definizione, non potesse far altro che difendere gli interessi di chi lo ha votato. L'effetto psicologico è ovviamente rafforzato quando i partiti alla guida del paese sono più di uno e meglio se di destra e di sinistra insieme.
La disoccupazione, la mancanza di prospettiva per il futuro, la povertà, l'improvvisa chiusura o drastica riduzione dei servizi fondamentali dello stato come scuole e ospedali, il rincaro di tutte le forniture come acqua, luce, gas e carburanti generano un'improvvisa insicurezza.
Sulla base di questa insicurezza, governo e mezzi di informazione iniziano il lavoro di divisione e ripartizione della società. Solo così possono creare un consenso alterno alle varie fasi di "macelleria sociale".
Mettere i lavoratori del settore privato contro quelli del settore pubblico, i disoccupati contro i gli occupati, i precari contro i lavoratori a posto fisso, far sembrare i pensionati e gli studenti dei privilegiati e ovviamente colpevolizzare per tutto gli immigrati è la base su cui ogni governo opera per iniziare a togliere i diritti di tutte le categorie di lavoratori, quindi dei pensionati, degli studenti, dei malati, dei disoccupati e così via... È così che per risolvere i problemi di disoccupazione e rilanciare l'economia si vanno a tagliare prima di tutto i diritti e le tutele dei lavoratori, qui in Grecia come in Italia.
In maniera sempre più evidente, mi sembra che la crisi non è altro che un'opportunità, una scorciatoia che una piccola parte di persone che detiene una grossa parte di interessi percorre, usano la crisi come macchina del tempo per riportare indietro la società, per privarla delle conquiste e dell'evoluzione che ha avuto.
Con la "crisi" è possibile fare ciò che senza "crisi" sarebbe stato impossibile.
La "crisi" motiva tutto e da un senso all'assurdo. Ma soprattutto la "crisi" non è per tutti, alcuni guadagnano tantissimo, velocemente e facilmente grazie alla "crisi".
A volte l'essere sotto le direttive del Fondo Monetario Internazionale è un vero sollievo per i politici al governo, perché possono attuare la politica che hanno sempre sognato essendo sollevati da ogni responsabilità personale. È un po' la psicologia del boia...ti taglia la testa e ti uccide, ma in questo non mette niente di personale, quindi è autorizzato a non sentirsi colpevole della fine che fai.
Altre volte, come nel caso dell'Italia e di tanti altri paesi, non serve neanche la supervisione del Fondo Monetario Internazionale per fare la stessa politica che viene fatta in Grecia.
Per ogni paese c'è uno slogan che viene ripetuto in continuazione. Questo specie di mantra serve ad auto-convincere coloro che subiranno i frutti della crisi che in fondo tutto questo è in parte anche giusto, che sono colpevoli di qualcosa. Per i greci lo slogan usato è: "avete vissuto al di sopra delle vostre possibilità". Ogni piccola o grande riforma fatta fino ad ora dal governo greco è andata a consolidare le possibilità di coloro che le hanno sempre avute e a togliere a coloro che di possibilità ne avevano ben poche. E immancabilmente, nonostante la situazione è in peggioramento costante, che cosa ci viene detto..."che questo sarà l'anno della ripresa e dell'uscita dall'austerità".
Viviamo da anni nell'anno della ripresa...sia in Grecia che in Italia.

giovedì 18 settembre 2014

18 settembre 2013 - 18 settembre 2014 Esattamente un anno fa, fascisti e polizia si rendevano complici nell'assassinio di Pavlos Fissas.
Sotto gli occhi di molti passanti un giovane ragazzo veniva accoltellato e ucciso da una squadraccia di Chrisi Avghi. Una storia brutta, una storia ricorrente. L'unica cosa diversa e che questo ragazzo era greco. Non era un immigrato senza nome. Come tanti. Questo particolare sembrava aver svegliato gli animi della gente, anche la più indifferente. Sembrava che tutto dovesse cambiare dopo questo orribile fatto.
La contiguità tra polizia e fascisti, tra stato e parastato era sotto gli occhi di tutti.
Un gran polverone è stato alzato e come è stato alzato è stato fatto riapposare.

Nulla è cambiato.

lunedì 11 agosto 2014

Perché andare solo in vacanza? Quando è possibile acquistare per sempre.
 
"Waarom allen op vakantie? Je kunt het voor altijd kopen" che tradotto vuol dire
"Perché andare solo in vacanza? Quando è possibile acquistare per sempre."
Con questa domanda retorica il TAIPED, organo greco per la svendita dei beni pubblici, pubblicizza la vendita di spiagge in Grecia su una rivista olandese. La fotografia in questione ritrae un giornale dove accanto alla vendita di prodotti tipici greci come la musaka e lo tzaziki viene proposto l'acquisto di pezzi di territorio greco. Molto probabilmente si tratta di un collage digitale di varie immagini, quello che sulla rete viene definito come un "falso", una sorta di attivismo politico per porre all'attenzione del mondo ciò che sta succedendo davvero in Grecia. Non credo che i consumatori di tzaziki in scatola e musaka congelata siano gli stessi interessati all'acquisto di spiagge e siti archeologici, i due mondi sono ben separati anche in Olanda, per questo la foto in questione appare subito come una provocazione. 

Appare invece verosimile che gli stati che più hanno insistito a finché la Grecia entrasse sotto il controllo economico-politico della Troika, adesso siano pronti a raccogliere i frutti. La privatizzazione di isole, spiagge, edifici e siti archeologici è una cosa inedita in Europa, eppure è vera e sta succedendo nel paese considerato il cuore culturale europeo. Queste sono cose che fino ad oggi sono successe nel terzo mondo, dove governi spietati, guidati da sanguinari dittatori hanno spesso condiviso i loro interessi economici con multinazionali pronte a tutto pur di soddisfare i propri interessi. 
Anche la Grecia sta diventando una sorta di terzo mondo, dove si stanno sperimentando delle politiche sociali ed economiche che non hanno precedenti. Il popolo greco è ridotto alla miseria e questo accade  con il pieno assenso e il fanatismo del governo Samaras che molto assomiglia a quei governanti spietati dei paesi africani. La vendita del patrimonio culturale e naturalistico della Grecia è l'atto finale di uno scempio perpetrato per anni nei confronti del proprio popolo. 

Su tutto il territorio greco si stanno formando comitati di resistenza e di lotta, che con i mezzi a loro disposizione cercano di sensibilizzare e informare l'opinione pubblica su ciò che sta accadendo. 
Fare un'occupazione di un edificio statale oppure organizzare una festa su una spiaggia che sarà venduta, sono forme di protesta e di denuncia verso ciò che sta succedendo. 
La cosa che più mi stupisce, ma che allo stesso tempo mi sembra una naturale conseguenza e una vittoria della politica di regime del governo Samaras è come ancora ci siano greci che stentano a credere che tutto ciò stia succedendo proprio a loro, proprio in Grecia. 
Sono in molti a non aver ancora capito che le spiagge SONO IN VENDITA, non si tratta di una concessione di patrimonio demaniale a privati, non si tratta di sfruttare turisticamente le spiagge con ombrelloni e sdraie. Per rendere possibile tutto questo, il governo greco ha cambiato anche le leggi, rendendo possibile non solo la vendita, ma anche la costruzione di hotel e strutture turistiche in muratura sulla spiaggia...ma anche questo, ovviamente, non è stato per niente detto sull'unico canale televisione governativo che dopo la chiusura improvvisa dei tre canali televisivi pubblici ERT avvenuta a giugno dell'anno passato è rimasto l'unico ad informare il popolo greco.

 


mercoledì 11 giugno 2014

In vendita 110 spiagge in tutta la Grecia. 
Il caso eclatante di Nafplio che perderà le sue spiagge migliori e anche il castello Akronafplia simbolo della città.
C'è una cosa peggiore della perdita del lavoro, della perdita dei diritti sindacali, della chiusura di ospedali e scuole. La perdita del patrimonio naturale e culturale. Tutto il resto lo si potrà forse riconquistare, ricostruire, riaprire, ma il patrimonio naturale e culturale che verrà venduto sarà perso per sempre.
In tutta la Grecia sono 110 le spiagge che verranno vendute. Per rendere ancora più appetibile la loro vendita il governo sta varando una legge che permetterà di costruire direttamente in vicinanza del mare o addirittura dentro il mare. Tra i gioielli messi in vendita vi sono alcune delle più belle spiagge del Mediterraneo, come per esempio la spiaggia Simos sull'isola di Elafonisos e Aghios Prokopios sull'isola di Naxos.

L'Argolida è stata presa particolarmente di mira, numerose sono le spiagge in vendita. Nafplio in particolare sarà spogliata delle spiagge più belle.
Il TAIPED è un ente creato dallo stato greco su consiglio della Troika per gestire le vendite del proprio territorio. Questo ente ha il compito di gestire la vendita di spiagge, isole, monti e lotti di terreno in generale. I soldi andranno direttamente su un conto bancario fuori dalla Grecia destinato ai creditori. Oltre a decidere i prezzi, è questo ente che deciderà a chi vendere i beni messi a disposizione. Nella lista del TAIPED vi sono anche siti archeologici di rilevante valore, tanto per fare un esempio, il castello di Akronafplia, situato nella parte più storica e panoramica della città di Nafplio verrà venduto. Si tratta di una grossa area archeologica che è stata abitata da sempre. L'importanza storica di questa parte della città è fuori discussione, non solo per gli abitanti di Nafplio, che lì hanno le proprie origini, ma per tutta l'umanità. 
Nelle antiche mura si possono riconoscere le varie epoche della storia a partire dalle ciclopiche costruzioni micenaiche, per passare al medioevo e all'intervento che rimane tutt'ora più visibile, quello che durante l'occupazione veneziana trasformo questo vecchio insediamento dell'umanità in fortezza.  Lo scempio di questa preziosa testimonianza dell'evoluzione umana a Nafplio non è una cosa nuova, ma era già iniziato con l'intervento che i nonni e i padri delle persone che si trovano tutt'ora al governo hanno fatto durante la Dittatura dei Colonnelli.
Con una immutata sensibilità e direzione politica gli attuali politici al governo danno continuità ideologica al danno fatto durante gli anni settanta. Durante gli anni della dittatura, venne abbattuto uno storico edificio veneziano che durante gli anni trenta e quaranta era stato adibito a prigione politica. L'edificio, anche se si trovava in buone condizioni e aveva un grande valore storico-architettonico, fu distrutto per fare spazio ad un albergo a cinque stelle che si chiama appunto Nafplia Palace (allora Xenia Palace) e che venne costruito di cemento in pieno stile anni settanta  in maniera abusiva in una zona archeologica. Le fondamenta di questa nuova struttura sono cementate sui resti archeologici, per realizzare la pista di atterraggio dell'elicottero furono spianate importanti porzioni dell'area archeologica. Durante la costruzione fu fatto ampio uso di dinamite che danneggio in maniera seria anche le parti archeologiche non direttamente interessate dalla costruzione. Il permesso per la costruzione del Nafplia Palace non venne mai rilasciato dal ente di archeologia greco e così per lungo tempo la struttura turistica resto abusiva. Si verificò il paradosso in cui un pezzo dello stato andava contro l'altro, uno rappresentava gli interessi personali e specifici di pochi, l'altro l'interesse collettivo della tutela di un bene culturale. A mettere le cose a posto ci pensò Evanghelos Venizelos, attuale numero due dell'attuale governo Samaras, che anni fa quando ricopriva la carica di ministro dei beni culturali legalizzò l'abuso edilizio nella zona archeologica di Akronafplia.
L'attuale struttura alberghiera sfrutta una concessione di trent'anni, vale a dire che il posto in cui si trova non è di sua proprietà, ma di proprietà dello stato. Adesso, con il nuovo disegno di legge, questa ampia zona archeologica, anche se e' protetta da vincoli internazionali, verrà venduta ad un privato che ovviamente potrà usarla come meglio crede e in maniera economicamente redditizia. 
 
Spiaggia di Karathona - Nafplio
L'area di Akronafplia non è la sola perla che verrà venduta ai soliti speculatori amici e parenti dei governanti. Vi è infatti un gran numero di spiagge e isole che sono già nei listini di vendita del TAIPED.
Si parte dalla lunga spiaggia di Karathona che dista solo mezz'ora a piedi da Nafplio e che al momento è in buona parte spiaggia libera. Al momento vi sono pochissime costruzioni è totalmente aperta al pubblico e per la maggior parte è spiaggia libera. Verrà venduta e destinata a costruzioni turistiche.
La spiaggia di Kondili, anch'essa poco distante da Nafplio, attualmente totalmente pubblica, un vero spettacolo naturale, verrà venduta e destinata a costruzioni turistiche.
Verrà inoltre venduta l'isoletta che si trova davanti a Tolo e il biotopo di Nea Kios, un importante area di sosta per gli uccelli migratori. Praticamente la popolazione di Nafplio e dintorni si troverà presto senza accesso al mare.
Chi pensa che i nuovi proprietari di queste spiagge porteranno soldi nella zona con i loro investimenti, si sbaglia di grosso. Purtroppo abbiamo davanti ai nostri occhi già degli esempi concreti.
Al sud del Peloponneso, il grande albergo Costa Navarino ha di fatto distrutto l'economia locale. Organizzato su una enorme area, ha al suo interno tutto ciò che può interessare ad un turista: taverne, discoteche, bar, piscine, gelateria, pizzeria, vari negozi che vanno dall'abbigliamento alla pasticceria, dal forno al souvenir. Un solo proprietario gestisce ed incassa il flusso di soldi che arriva in un ampia area grazie al turismo. I negozi locali stanno 

fallendo uno dopo l'altro. 
Spiaggia di Kondil - Nafplio
La stessa cosa succederà anche a Nafplio. Queste grandi strutture che verranno costruite direttamente sulle spiagge, toglieranno quindi l'attrazione turistica fondamentale, il mare. Nessuno andrà più negli alberghi del centro storico, perché altrimenti sarà costretto a pagare un biglietto per accedere alla spiaggia. Sarà quindi più conveniente per il turista andare nelle nuove strutture che verranno costruite a Karathona e nelle altre spiagge private. Con le loro centinaia di camere potranno offrire prezzi stracciati e pacchetti turistici a buon mercato che attireranno il turismo qualitativamente peggiore. Tutti i soldi verranno raccolti in un unica tasca, quella dell'investitore che chiaramente godrà di un trattamento fiscale privilegiato (come prevede già una recente legge del governo Samaras). Molto probabilmente non sarà neanche greco e quindi spedirà tutti i suoi guadagni all'estero.
Chi pensa che questi grandi investimenti e la distruzione della natura porteranno posti di lavoro destinati ai locali, si sbaglia di nuovo. Lo sfruttamento delle coste spagnole e la loro relativa distruzione attuata già da anni ha forse evitato il dramma della disoccupazione?
Come accade nei villaggi turistici del Mar Rosso in Egitto, solo per fare un esempio, il personale di pregio, istruito e professionale arriva sempre e soltanto dall'estero, i locali che lavorano in quelle strutture turistiche svolgono i compiti più umili e mal pagati. E questo succederà anche a Nafplio, i locali, coloro che prima erano lavoratori autonomi del turismo finiranno a lavorare come dipendenti con stipendi da fame. Le leggi in materia sono già in vigore e hanno preparato il campo a questi investitori. Un giovane prenderà una paga di 420 euro al mese, un lavoratore esperto circa 500 euro al mese e non è previsto nessun aumento salariale rispetto all'anzianità. Da circa un anno e mezzo sono già stati cancellati più o meno tutti i diritti sindacali, quindi non ci saranno alternative. Prendere o lasciare. Questo è ciò che intendono per "competitività" chi non lo ha ancora capito è bene che se lo metta bene in testa.
Per le persone che in questa regione vivono non ci sarà più una spiaggia dove poter fare il bagno, tutti i posti più belli saranno recintati, cementati e piegati alle esigenze del turismo più distruttivo. Gli abitanti di Nafplio si troveranno ammassati sulle scogliere, gli unici punti inutili per il turismo e che resteranno pubblici.
Il mare, la bellezza della natura e i siti archeologici, ciò che da sempre ha caratterizzato l'offerta turistica eccezionale della Grecia sarà proprietà privata di pochi. La struttura turistica locale si troverà improvvisamente privata di tutto ciò che attirava gente a Nafplio, è chiaro che se la città viene privata di queste risorse andrà verso il sicuro fallimento, almeno che non si voglia credere che l'interesse fondamentale del turista sia bere il caffè in piazza.
I primi a rimetterci economicamente saranno proprio gli albergatori del centro e chiaramente tutti coloro che ruotano attorno al turismo, i loro investimenti e il loro lavoro di anni sarà in breve tempo gettato al vento.

Seguendo il link puoi vedere l'elenco completo in PDF delle proprietà demaniali in vendita, (versione in lingua inglese). Direttamente dal sito TAIPED (ente statale per le privatizzazioni del demanio greco): http://www.hradf.com/sites/default/files/attachments/properties-lot-a-en.pdf

lunedì 26 maggio 2014

Elezioni Europee 2014 in Grecia

Questi i risultati definitivi:
  • Syriza 26,54%
  • Nea Dimokratia 22,82%
  • Chrisi Avghi 9,41%
  • Elia (Pasok) 8,03%
  • To Potami 6,60%
  • ΚΚΕ 6,07%
  • Anexartiti Ellines 3,42%
  • ΛΑΟΣ 2,70%
  • Cittadini Greci Europei 1,42%
  • Demokratiki Aristerà 1,21%
ore 1:00 Elezioni Europee - Prime dichiarazioni

Ovviamente, come accade in ogni paese, l'ottusità e la brama di potere superano ogni pudore.
A sentire le dichiarazioni dei perdenti, sembra di sentir parlare i vincitori. Tutti sono soddisfatti e riconoscono un risultato positivo del loro partito e quindi del loro operato. In questa girandola del ridicolo si parte dal primo ministro Antonis Samaras che è apparso in televisione dichiarando che la rivoluzione che il Syriza aveva prospettato, non c'è stata, e quindi il governo andrà avanti. Sono escluse elezioni anticipate. Ricordo che il partito di governo Nea Dimokratia, in queste elezioni è sotto al più grande partito di opposizione di almeno 4%. Ricordo inoltre che Nea Dimokratia ha a disposizione tutti i canali televisivi, pubblici e privati, più gran parte delle radio e dei giornali.
Il Syriza niente di tutto questo.
Evanghelos Venisellos, numero due del governo e appartenente al partito Pasok, aveva dichiarato che se il voto fosse stato sfavorevole si sarebbe dimesso. A queste elezioni il Pasok si è presentato con un'altro nome: Elia, che vuol dire Ulivo. Bene sottolineare che il cambio di nome è una questione tecnica per non pagare i debiti enormi che il Pasok ha accumulato nei confronti dello stato e delle banche.
Di fatto Elia non è una vera e propria coalizione perché è fatta dal Pasok stesso. Anche dopo il misero risultato del proprio partito, scommetto che si sentirà "riconfermato a furor di popolo" e quindi non si dimetterà.
Perché il popolo greco ha votato in massa Syriza? Perché è evidentemente soddisfatto dalla politica del governo? In pochi anni il Syriza partendo da percentuali irrisorie è arrivato ad essere il primo partito, sfiorando il 30%. I signori del governo, invece di lodarsi nonostante la sconfitta, dovrebbero pensare che Nea Dimokratia e Pasok rispetto alle elezioni del 2012 hanno rispettivamente perso il 7% e 5%. Se queste elezioni fossero state elezioni politiche, il Syriza avrebbe 130 seggi e sarebbe al governo, mentre Nea Dimokratia solo 69.
Ore 24 Elezioni Europee

Lo spoglio dei voti è ancora in corso. Sono state scrutinate circa un quarto delle schede e il risultato sembra confermare più o meno gli exit poll.
Le proiezioni basate sul dato reale alle ore 22 davano questi risultati:
  • Syriza 26,7%
  • Nea Dimokratia 22,8%
  • Chrisi Avghi 9,3%
  • Elia 8,1%
  • Potami 6,7%
  • ΚΚΕ 6%
  • Anexartiti Ellines 3,4%
  • ΛΑΟΣ 2,8%
  • Cittadini Greci Europei 1,4%
  • Demokratiki Aristerà 1,3%
Per quanto riguarda il comune di Atene, è stato riconfermato il sindaco precedente Kaminis (centro sinistra), che ha preso il 52% dei consensi rispetto al 48% di Sakellaridis del Syriza.  Per la periferia dell'Attika non è ancora chiaro il risultato tra i due contendenti che sono una di Syriza e l'altro di Nea Dimokratia. Sallonicco riconferma il sindako Boutaris con una solida maggioranza sostenuto dal centro sinistra. Al Pireo vince la destra, il nuovo sindaco è Moralis, sostenuto dagli armatori, dai tifosi della squadra di calcio Olimpiakos e ovviamente anche dai nazisti di Chrisi Avghi.

domenica 25 maggio 2014


ore: 20 Elezioni Europee 
A circa un'ora dalla chiusura dei seggi, gli exit poll danno come primo partito il Syriza (sinistra radicale), il partito di Alexis Tsipras.
Staccato di 3 punti percentuale il maggior partito di governo Nea Dimokratia, seguono poi i nazisti di Chrisi Avghi e l'Elia (che vuol dire "Ulivo" ed è una coalizione dei frammenti di ciò che resta del Pasok, anch'esso partito di governo). A seguire il Potami (partito tipo Grillo) e i comunisti del KKE.

Exit poll ufficiali

Syriza - dal 27% al 30%
Nea Dimokratia - dal 23% al 27%
Chrisi Avghi - dal 8% al 10%
Elià - dal 7%al 9%
Potami - dal 5% al 7%
KKE - dal 5% al 7%

martedì 20 maggio 2014

Elezioni Europee. Spezzo una lancia a favore di Tsipras
Le mie riflessioni. Il voto europeo visto dalla Grecia.

Vivendo in Grecia dal 2005 ho avuto l'occasione di vedere una serie di cambiamenti in rapida successione. Nel giro di pochissimi anni questo paese è cambiato radicalmente in peggio, fino ad arrivare ai margini di una vera e propria crisi umanitaria.
Da un giorno all'altro, i potenti dell'Europa hanno iniziato ad accusare i greci di essere in mano alla corruzione e di vivere oltre le loro possibilità. Quali sono le possibilità di un popolo? Come si può vivere al disopra di queste possibilità?
Sicuramente non possono essere decise dal basso, ogni persona sceglie e vive secondo le possibilità economiche che gli vengono date. Contrarre un mutuo, acquistare una casa, fare degli investimenti piccoli e grandi per il proprio futuro, tutto questo viene fatto secondo le possibilità. In rapporto agli stipendi che ogni lavoratore percepisce.
Questa affermazione è stata usata come un "mantra" per colpevolizzare il popolo greco. Ripetuta ogni giorno molte volte.
Questa storia è stata diffusa in tutta Europa. Fino a far credere al resto degli europei che i greci erano i cattivi della classe e che in fondo si meritavano ciò che gli stava accadendo.
In Italia, nello stesso periodo, in molti si tranquillizzavano e si autoconsolavano dicendo: Per fortuna non siamo la Grecia! Poi, loro malgrado, anche gli Italiani, gli spagnoli, i portoghesi, gli irlandesi etc.. hanno scoperto che assomigliano molto alla Grecia e ai greci.
Come si assomiglia ai greci? Non certo ballando il sirtaki e rompendo i piatti. Si assomiglia ai greci, quando in modo analogo vengono applicate le stesse misure economiche che sono state imposte al popolo greco. Quando la disoccupazione aumenta giorno dopo giorno, quando chiudono le imprese una dopo l'altra, quando aumentano i suicidi per la disperazione, quando si allungano le file davanti alle mense sociali, quando non ci sono più soldi per i servizi primari come scuole e ospedali, quando in molti non possono più pagare il mutuo della propria casa e le banche se le riprendono indietro, quando in ogni strada apre un negozio di "compro oro", quando ogni giorno aumentano tasse e prezzi al consumo, quando vengono venduti e privatizzati i sevizi pubblici, i trasporti, l'acqua etc... In migliaia di altri angoli del proprio paese si può vedere una somiglianza alla Grecia.
Improvvisamente anche coloro che pensavano di essere al sicuro perché "noi abbiamo l'industria...", "noi non siamo un paese piccolo come la Grecia..." si sono accorti di non averla più l'industria e che la grandezza di un paese non fa la differenza.
Perché, se l'Italia è un paese diverso dalla Grecia, la terapia a cui viene sottoposto è la stessa? Sembra quasi che la strada sia uguale per tutti, solo che coloro che hanno iniziato prima questo percorso si trovano ad un punto più avanzato.
Avendo maniera di confrontare l'evoluzione della crisi da un punto di osservazione privilegiato, mi rendo conto ogni giorno di più che in Grecia è stato elaborato un modello sociale di austerity e di neoliberismo aggressivo che viene in progressione applicato anche agli altri stati. Ciò che vediamo ora in Grecia è in buona misura ciò che probabilmente vedremo in un futuro prossimo anche negli altri paesi.
Per questo investo energie nel raccontare, nel descrivere ciò che avviene in Grecia. Ho iniziato più di due anni fa a narrare la progressione della crisi sul blog "sopravvivereingrecia", come la psicologia di massa si intreccia con le dinamiche sociali e politiche, la miseria, lo sconforto, l'ingiustizia e la violenza, la repressione, la retorica e la farsa mediatica dei governi che si sono susseguiti. Ho voluto però raccontare anche la reazione di un popolo che non si è voluto piegare, un popolo che con tutti i suoi difetti ha dimostrato di essere determinato.
Osservando questo popolo, vivendo in questo paese posso parlarne e descriverlo con coinvolgimento, ma anche con distacco, quella piccola distanza che ti da il fatto di essere straniero, di osservare e descrivere una cultura che non è la tua. Ne sono rimasto più volte deluso, ma anche tante volte stupito positivamente ed esaltato. Mi sono emozionato, ho pianto, gridato e sorriso insieme a loro e ho creduto in tutte quelle piccole vittorie, quei piccoli passi avanti ottenuti con fatica e dolore.
Dalla crisi economica sono uscite anche soluzioni, tentativi e speranze che mai avrei aspettato. Delle oasi, dei risultati, che se pur simbolici e sperimentali sottolineano la riscossa di un popolo. E se da un lato la crisi ha tirato a galla la parte più putrida dei greci e del loro passato di dittatura, dall'altro ha scoperto possibilità e speranze che hanno mobilitato la parte più creativa e libertaria di questo popolo. Spesso mi è venuta in mente una canzone di De André: "...dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori..".
Fiori sono infatti gli ambulatori autogestiti per tutti coloro, e sono tanti, che non hanno più accesso alla sanità pubblica, le farmacie sociali che garantiscono i farmaci a chi non se li può permettere, le mense sociali autogestite, le assemblee di quartiere con migliaia di partecipanti, i movimenti di autoriduzione dei prezzi dei caselli autostradali. Fiori sono ancora le lotte, durissime, per la tutela del proprio territorio, contro le catastrofi ecologiche imposte dal governo e giustificate dalla crisi. Fiori sono la lotta contro gli interessi delle multinazionali e delle lobby del cemento... Fiori in un deserto di letame.
La crisi economica, l'intervento del Fondo Monetario Internazionale e della Troika sono state delle scuse per attuare in Grecia una politica neoliberista molto aggressiva che spesso non ha niente a che fare con il risanamento dei conti pubblici. Patrimoni di immenso valore come isole, spiagge ed enormi pezzi di costa vengono vendute a prezzi irrisori. Lo stato non ci guadagna niente, spesso ci rimette perché si accolla l'onere economico di fornire le infrastrutture ai nuovi proprietari, deviare strade, traslocare i servizi pubblici che avevano posto su quel territorio che adesso è privato. Massimo guadagno per il privato ed enorme costo per la popolazione. Questa è la filosofia neo liberista.
Per un periodo lungo in Europa ci hanno illuso che tutto stava procedendo bene. Sembrava addirittura che parlare di capitalismo fosse una cosa ridicola e datata, chi ne faceva riferimento, passava subito da persona retrograda e fuori dalla modernità. Il pubblico è stato descritto come inutile e pesante, mentre l'impresa privata come dinamica e leggera. I diritti lavorativi visti come una tutela per "bamboccioni" che non avevano voglia di investire sulle proprie possibilità. Bisognava invece essere "flessibili" per essere moderni e dinamici. Buttarsi sul mercato del lavoro senza paura.
Adesso giorno dopo giorno è sempre più chiaro che tutti questi bei concetti "cool" significano solo "macelleria sociale", che essere "competitivi" significa essere poveri e precari per tutta la vita.
L'Europa che anni fa ci è stata descritta come aperta e piena di possibilità, l'Europa dei popoli, l'Europa senza frontiere si è rivelata come chiusa e gestita esclusivamente dagli interessi delle lobby della finanza, con il consenso di tutti gli stati si è insediato al comando una casta schifosa di politici che hanno privilegiato solo gli interessi delle banche e dei mercati. La sopravvivenza dell'euro è stato l'interesse principale fino quasi ad estinguere il popolo europeo, coloro che lo dovrebbero spendere e con cui dovrebbero vivere. Come supporto a questa politica economica spietata hanno messo il razzismo dei popoli più ricchi verso i popoli più poveri e ovviamente la disinformazione e la demagogia.
Le istituzioni che sarebbero dovute essere "democratiche" lo sono rimaste solo in teoria, in pratica sono diventate un paravento per applicare la politica della finanza che sta usando come marionetta la signora Merkel.
In Italia e non solo prende sempre più piede l'idea di uscire dall'Euro, la moneta unica viene vista come origine di tutti i mali. Non potrei dire se un'uscita dall'Euro potrebbe essere risolutiva per l'Italia. Sicuramente per la Grecia in questo momento sarebbe un suicidio.
Non piace neanche a me questa Europa, per questo penso che vada cambiata, l'Euro e la politica economica che vi è dietro è soltanto un insieme di accordi. Questi accordi vanno cambiati.
Il popolo greco, dopo anni di sofferenze sta alzando la testa, è una cosa difficile, perché come tutti i popoli è confuso e diviso, insicuro e spesso si sente come David contro Golia. Da solo non potrà fare granché, sarà un tentativo inutile e l'esperienza di 4 anni di crisi servirà a ben poco.
La candidatura di Tsipras alla presidenza della sinistra europea è interessante perché è un tentativo di accorpare le forze dei vari paesi per contrastare un destino comune, che ormai non è più solo del popolo greco.
Io non sono un fanatico dei partiti, anzi, devo dire che onestamente ho un bel po' di problemi a proporre agli altri di votare per un partito, preferisco le iniziative spontanee, i movimenti, le assemblee, ma anche se non è il mio forte, lo faccio lo stesso, perché penso a quella parte di persone che qui in Grecia sostengono con fatica una resistenza culturale, un altro mondo possibile. Queste persone sono vicine a me, le stimo, sono quella parte di persone che crede a questa idea di Tsipras e che se pur aderenti al partito Syriza vogliono costruisce un cambiamento dal basso, spesso con pratiche autogestionarie, senza queste persone non avrebbe nessun senso sostenere un partito. Vorrei che proprio loro andassero a decidere per un'Europa diversa da questa.
Queste future elezioni europee hanno un grosso peso, forse sono le più importanti di sempre, non devono essere e non possono essere una piccola riproduzione degli equilibri politici che si instaurano nelle elezioni politiche di ogni paese. Chiaramente ogniuno è portato ha sostenere la propria idea politica anche in Europa, non so se questa volta è giusto, se porterà a qualcosa di veramente diverso. Tutti gli altri candidati in Europa mi sono sembrati appiattiti su sfumature che in sostanza riproducano il modello Merkel.
Con questo appello mi rivolgo ovviamente ha chi ha la capacità e la sensibilità di capire ed interpretare il mio appello, coloro che culturalmente possono capire e cogliere questa possibilità. Ovviamente votare è un episodio della lotta verso un cambiamento, il grosso va fatto giorno dopo giorno, con logiche e dinamiche che spesso i partiti non riescono a contenere. La rivoluzione deve essere culturale.
Gli altri, coloro che si vantano di non essere né di destra né di sinistra, coloro che votano qualcosa per abitudine, coloro che affrontano la questione in maniera dogmatica, con loro non ho speranze.

lunedì 19 maggio 2014

Risultati finali del primo turno di elezioni

I dati definitivi del primo turno di elezioni che hanno interessato il rinnovo delle giunte comunali e delle Periferie  non variano di molto dagli exit poll. Per il comune di Atene, il candidato del Syriza Gabriel Sakellaridis nel dato reale ha perso alcuni punti rispetto al sindaco in carica Giorgos Kaminis, ma nella sostanza il risultato effettivo non cambia ed è molto positivo. Al secondo turno ci sarà quindi il ballottaggio tra il candidato del Syriza (sinistra radicale) e quello della Sinistra Democratica e del Pasok. Per la prima volta la destra di Nea Dimokratia è fuori gioco fin dal primo turno. Preoccupante è invece il 16% preso dal candidato a sindaco del partito nazista, l'unica cosa di cui si può essere contenti è che non ha preso di più e questo è già un risultato.
Questo dato però conferma che l'elettorato di Atene ha comunque al proprio interno una eredità ancora viva proveniente dalla dittatura dei Colonnelli che nei momenti di crisi riemerge e trova la propria identita nell'estrema destra xenofoba. Ricordiamo che rispetto alle elezioni del 2012, adesso è chiaro e noto a tutti che il partito Chrisi Avghi è composto in maggioranza da dei criminali e assassini. 
Assai più scoraggiante è invece il risultato del comune di Pireo dove il sindaco in carica, Mikaloliakos della destra di Nea Dimokratia e parente del Mikaloliakos capo di Chisi Avghi (tutt'ora galeotto), andrà al ballottaggio con un'altro candidato della destra Giannis Moralis sostenuto dagli interessi degli armatori (che coincidono guarda caso con quelli dell'estrema destra antisindacale). In un contesto elettorale dove i programmi hanno sempre meno importanza e si basa tutto su slogan e sull'immagine una cosa che è stata determinante per Moralis è quella di essere presidente della squadra di calcio Olimpiakos che proprio al Pireo ha sede.
Per capire quanto importante sia questo particolare basti pensare che il greco medio lega la propria identità al fatto di essere cristiano ortodosso e di tifare per una delle due squadre di calcio più importanti, il Panatinaikos o L'Olimpiakos. Per gran parte delle persone, purtroppo, questi due sono tra i  fattori di rilievo e di forte identificazione. Per tutta la campagna elettorale questo ha avuto un grande peso, negli ultimi giorni in particolare vi sono stati degli episodi emblematici. In chiesa, i preti, hanno dedicato gli ultimi dieci minuti della predica alla campagna elettorale di Moralis, e hanno distribuito dei generi alimentari per i bisognosi, insieme al pacchetto di viveri era allegato il volantino elettorale di Moralis.
Proprio al Pireo si giocano i grandi temi economici che da sempre interessano particolarmente la destra: privatizzazioni e sfruttamento incondizionato della costa, investimenti speculativi edili e interessi legati al porto e quindi al controllo del territorio. Anche se il risultato del Pireo è un dato che rispecchia una situazione locale è pur sempre interessante vedere come un comune che per tradizione era di connotazione comunista (altissima era la presenza del KKE) adesso sia finito nelle mani della destra. Questo significa che il cambio generazionale ha coinciso con un cambio di orientamento politico. Non è stata tramandata nessuna eredità culturale.
Anche a Sallonicco il candidato in carica a sindaco Boutaris è andato bene e probabilmente verrà confermato al prossimo turno, da notare che, cosa inedita in Grecia, accorpato a questa prima turnata elettorale vi era anche un referendum promosso in maniera locale proprio dalla sinistra che sostiene Boutaris e che chiamava gli elettori ad esprimersi sulla delicata questione della privatizzazione di un bene primario e prezioso come l'acqua. Il 98% si sono espressi per l'acqua pubblica. Da sottolineare che in Grecia il diritto di raccogliere firme per proporre un referendum è da poco possibile e solo per i referendum comunali, ogni altro referendum deve quindi essere calato dall'alto. Questo aggiunge valore all'iniziativa del sindaco Boutaris, inutile dire che al livello governativo vi sono stati enormi pressioni per annullare il referendum e quindi il volere dei cittadini.
In linea generale è stato interessante e positivo il risultato del partito di sinistra radicale Syriza, guidato da Alexis Tsipras e presente anche in Italia con una lista (l'Altra Europa con Tsipras) che si presenta per le elezioni europee. In molti casi i propri candidati si sono attestati primi con percentuali alte e andranno al ballottaggio che si terrà domenica priossima.
Visti gli enormi interessi in gioco, e il valore simbolico che le elezioni europee in Greche stanno prendendo rispetto all'operato del governo Samaras e alla situazione economica europea e quindi alle scelte imposte dalla Troika e dalla Merkel, non mi stupirei se si verificassero dei brogli elettorali o delle manomissioni dei dati finali dettate da interessi di governo.

domenica 18 maggio 2014

Voto in Grecia - Primi Exit Poll

Oggi in Grecia si vota per eleggere i nuovi sindaci e i nuovi presidenti delle periferie (che sono una specie di provincia allargata). Adesso sono le ore 19:57 e sono ancora in corso le operazioni di voto. Sono già disponibili i primi exit poll.
Per il comune di Atene al primo posto si trova il candidato del Gabril Sakellaridis al 22,4% del partito di sinistra Syriza (il partito di Tsipras), seguito dall'attuale sindaco Giorgos Kaminis al 20,6% sostenuto da Dimar e Pasok. Seguono i candidati della destra e dell'estrema destra nazista. Rispettivamente al 15,9% e 15,7%.
Anche alla Periferia dell'Attika la candidata della sinistra radicale Syriza è al primo posto.Rena Dourou ha raccolto il 29,1% dei voti.
I risultati di queste elezioni sono importanti perché arrivano in un momento particolare per la Grecia. Nei sondaggi, il partito di sinistra radicale Syrisa ha sorpassato il partito di governo Nea Dimokratia di ben 5%. Un mare di scandali sta travolgendo il governo che sentendosi insicuro dall'emoragia di consensi a cui sta assistendo negli ultimi mesi si dimostra molto aggressivo. La destra sta giocando le ultime carte, il gioco è sporco, come sempre. Ieri nel Pireo sono state distribuite in chiesa dei sacchetti con dei generi alimentari con dentro le indicazioni di voto per sostenere il candidato della destra. Oggi una decina di minuti buoni della predica dei preti è stata dedicata alla campagna elettorale della destra.

Appena saranno disponibili altri dati scriverò il prossimo aggiornamento.

giovedì 15 maggio 2014

Legge sulla cementificazione delle spiagge.

Attenzione! La terribile legge in questione (vedi il post precedente) che permetterà ai privati di costruire strutture turistiche in muratura sulla spiaggia e in sostanza di cementificare e comprare i più bei tratti di mare della Grecia NON è stata ritirata, ma semplicemente rimandata a dopo le elezioni europee. Il primo ministro A. Samaras si è accorto di quanto impopolare (anche al livello internazionale) sia fare una cosa del genere. Preoccupato dell'emoragia di consensi ha preferito rimandare il tutto. Purtroppo però va detto che grandi e significanti pezzi del disegno di legge sono già passati nascosti in altri emendamenti. Per esempio nell'Attica (le coste vicine ad Atene) sono già vendibili e cementificabili. In particolare il provvedimento è un favore personale fatto dal governo all'armatore e miliardario Latsis che si è già aggiudicato ampie porzioni di costa a un prezzo ridicolo. Lo stato non ci guadagna praticamente niente (vedi ex aeroporto di Atene, Elliniko).

mercoledì 14 maggio 2014

La cementificazione delle coste greche diventa legge.
In questi giorni al voto la legge che permetterà di costruire sulle spiagge.
 
Atene è una delle poche capitali, forse l'unica in Europa, che non ha un vero e proprio centro storico. Accerchiato dal cemento dei palazzi, il Partenone, posto su una collina al centro di Atene, osserva dall'alto il mare di palazzi che lo circonda.
Come fosse un'isola in mezzo al mare, un mare biancastro, un insieme scomposto di terrazze di condomini.
Fatta eccezione per i siti archeologici, che sono senz'altro unici e bellissimi, restano veramente poche tracce del passato. Atene non ha mai avuto un altro tipo di architettura? Perché è cosi?
Alcune testimonianze si possono vedere, sono pressapoco dei ruderi e sono rimasti intrappolati tra un palazzo e l'altro. Sono case neoclassiche, hanno spesso delle linee dolci e appaiono basse accanto ai palazzi di sei o sette piani che gli stanno accanto. Le finestre sono decorate con stucchi e cornici, i tetti, quelli che ancora non sono crollati, hanno delle decorazioni in terra cotta che rifiniscono le tegole, tipiche dell'Attica. Molte volte hanno le porte e le finestre sono chiuse da lamiere o tavole perché sono abbandonate e pericolanti.
Un tempo Atene era tutta così, una bella città fatta di case neoclassiche che contornavano la collina dell'Acropoli.
Già a partire dagli anni cinquanta, grazie alle leggi fatte dal governo dell'allora primo ministro Kostantinos Karamalis, Atene ha visto la sua progressiva distruzione. Erano gli anni immediatamente successivi alla guerra civile e una enorme quantità di persone veniva convogliata nella capitale per questioni di controllo sociale. Venne istituita una legge che incentivava questa distruzione. I proprietari delle piccole case neoclassiche con giardino, potevano dare il loro suolo ad un'impresa edile che una volta rasa al suolo la vecchia casa avrebbe costruito un palazzone di vari piani, al proprietario spettavano tre appartamenti. Successivamente, durante la "Dittatura dei Colonnelli" in pochi anni, una dopo l'altra sono state abbattute quasi tutte le case neoclassiche per fare posto ai palazzi in cemento. Palazzi brutti, costruiti in fretta e male, freddi d'inverno e caldi d'estate. Per questo le loro facciate sono tempestate da condizionatori. Ma non fu solo quella legge a procurare dei grossi danni ad Atene, la Giunta dei Colonnelli portò al potere una classe politico-militare che per anni ha esposto il paese all'intervento incondizionato della parte peggiore della società. Durante questo periodo la parte più becera e attaccata al profitto ha avuto modo di esprimersi liberamente. Più che una dittatura ideologica è stata una dittatura del profitto e della corruzione, la struttura repressiva e militare assecondava e agevolava gli interessi del proprio clan di cementificatori.
Vennero durante questo periodo costruiti tantissimi abusi edilizi, procurando danni irreversibili nella capitale e in tutta la Grecia.
Come spesso avviene in ogni dittatura non viene messa in gioco solo la perdita di libertà di espressione e di pensiero, ma si assiste ad una vera e propria decadenza dei valori civili ed estetici. La sensibilità e il rispetto vengono sostituiti dal profitto e l'interesse.
Cosa ne ha guadagnato Atene? Niente. È stata devastata per sempre, indietro non si può tornare.
Tolò è un paesino sul mare, vicino a Nafplio nella regione dell'Argolida, nel Peloponneso. Prima della dittatura doveva essere un vero splendore, è situato in un golfo e ha una lunga spiaggia. Durante la dittatura fu consentita una vera e propria cementificazione della spiaggia. Palazzi di cinque o sei piani sono stati costruiti a pochi metri dal mare. Queste costruzioni hanno cambiato il movimento naturale del moto ondoso, le onde arrivano e si infrangono direttamente sui muri dei palazzi tornando verso il mare con velocità, questa manomissione del moto naturale delle onde ha provocato un'erosione completa della spiaggia. Attualmente Tolò si presenta più o meno come uno dei quartieri di Atene, l'unica differenza è che è sul mare, la spiaggia non esiste più, dal battito dell'onda ai muri dei palazzi vi sono più o meno tre metri, uno spazio appena sufficiente per sdraiarsi. Sulla sottile striscia di rena rimasta sono visibili i tombini metallici delle fogne dei palazzi. Tolò è diventata una meta di turismo economico e un lampante esempio di come si possa distruggere un posto bello in pochi anni. Gran parte dell'anno e anche dell'estate i palazzoni degli alberghi sono vuoti e sono veramente pochi coloro che decidono di soggiornarvi. È uno dei pochi paesi sul mare a non avere una passeggiata, il mare non è visibile dalla strada centrale perché schermato dai palazzi. Che cosa ha guadagnato l'economia turistica di Tolò da questa cementificazione? Niente, come Atene.
In queste ore il governo Samaras andrà ad approvare una legge micidiale per l'ambiente che nel giro di poco tempo cambierà la faccia della Grecia. Come durante la dittatura, verrà votata una legge che incentiva la distruzione del patrimonio naturalistico della Grecia. L'unica vera ricchezza di questo paese. Che cosa ne guadagnerà la Grecia? Niente!
I turisti che vengono ogni estate attirati dall'indiscutibile bellezza della natura di questo paese cambieranno meta, le spiagge che conoscevano e apprezzavano per la loro bellezza saranno snaturate da strutture in cemento.
La legge in questione infatti permetterà "ogni tipo di intervento infrastrutturale sulla spiaggia", la possibilità di "costruire strutture commerciali in muratura" (come bar e ristoranti), "porticcioli", "piattaforme in cemento" e tutto ciò che verrà ritenuto indispensabile a supporto della struttura turistica. Pensate che la possibilità di cementificare la spiaggia sarà in rapporto al numero di metri quadri della struttura turistica che verrà costruita, più grande è, più camere ha, e più metri cubi di cemento potrà usufruire. Avete un'idea di come cambierà la vostra spiaggia preferita? E la vostra isola preferita?
Ogni spiaggia potrà essere chiusa all'accesso pubblico e venduta ai privati. Fino ad oggi esistevano dei vincoli che regolavano il rapporto tra la spiaggia libera aperta al pubblico e le strutture organizzate come i bagni e i bar. Con questa legge verranno tolti questi vincoli e si verrà a creare una situazione orribile (come quella già presente in molte spiagge italiane, dove grazie alla vicinanza delle strutture balneari è impossibile il libero accesso al mare). Per vedere il mare bisognerà pagare.
Chi sono questi criminali per permettersi di attuare deliberatamente un disastro ecologico di queste dimensioni? Come si permettano di mettere in vendita, di cambiare per sempre una parte importantissima del patrimonio culturale e naturale della Grecia?
Esistono già degli abusi edilizi e delle costruzioni illegali in riva al mare, sono frutto della corruzione e del mal governo. Adesso diventeranno legali. Si perderà quindi anche la lieve speranza che un giorno, un governo fatto da persone più sensibili o da interessi turistici di altro tipo, legati al turismo naturale le faccia rimuovere. Tutto ciò che verrà costruito grazie a questa legge sarà legale e legale resterà anche se un futuro governo deciderà di cambiare legge! E soprattutto mi chiedo, quale rapporto malato vedono tra turismo e distruzione della natura?
Come al solito ci troviamo davanti ad una banda di beceri, di mafiosi che non hanno nessun rispetto per il loro paese, l'unico "amore" che hanno verso la Grecia è rappresentato dai simboli putridi che da una vita sventolano per creare un'identità nazionale vuota e marcia fatta di bandiera e di fanatismo religioso. Perché anche questo governo, come ogni dittatura, ha bisogno di creare un immaginario, un'idea di patria, ottimo per distogliere il popolino dalla distruzione e svendita del proprio paese.