Questo blog vuole informare su come e quanto sta cambiando la vita di tutti i giorni in Grecia. L'intervento del Fondo Monetario Internazionale, BCE e dell'Unione Europea sta riducendo la Grecia a un paese in cui sarà difficile vivere. Non sono un giornalista e su questo blog voglio raccontare la vita di tutti i giorni, la mia esperienza diretta di come siamo costretti a "sopravvivere in grecia".

Alla pagina dei video di questo blog puoi vedere il nuovo documentario CATASTROIKA con sottotitoli in Italiano e il documentario DEBTOCRACY International Version con sottotitoli in inglese. Molto consigliato è anche la video intervista di Monica Benini "La guerra in Europa" che spiega benissimo ciò che sta succedendo alla Grecia. Nuovo video interessantissimo Fascismo inc anche questo in italiano. Seguendo questo link si possono ascoltare una serie di interventi andati in onda su Radio 2 Rai sul tema musicale Rebetiko, tra gli interventi, oltre alla musica si parla di storia, politica ed economia.

mercoledì 23 settembre 2015

Italia. Una discussione tra amici sulla Grecia.
Tra disinformazione e luoghi comuni, cosa pensano gli italiani dei loro vicini.

Capita spesso, adesso che mi trovo a trascorrere un breve periodo in Italia, di affrontare discussioni riguardo alla Grecia e alle sue vicende economiche e politiche.
Spesso, mi viene chiesto se "davvero" in Grecia la situazione è così come dicono, se davvero c'è la crisi. Questo mi fa automaticamente capire che in Italia c'è come una diffidenza diffusa contro l'informazione, come se "qualcuno" in Italia avesse interesse a indicare la miseria della Grecia per far passare meno tragica la miseria italiana.
Purtroppo la mia risposta è "Si", la situazione in Grecia è veramente molto dura, anche se spesso chi osserva dalla tv italiana ne dubita, oppure, chi per vacanza visita un'isola dell'Egeo in agosto non se ne accorge.
E' chiaro che in alcuni posti, in alcune isole (poche) dove si ammassano in un breve periodo dell'estate migliaia di turisti si ha un'idea distorta della situazione. Vi sono tuttavia isole caratterizzate dal turismo interno, isole escluse dalle rotte internazionali dove ogni estate aspettano i vacanzieri greci, in quelle isole si vede e si sente la crisi. Così come ce la immaginiamo. Ristoranti con tre persone, alberghi vuoti, strade vuote, locali inutilmente illuminati e gente che si reca per inerzia al lavoro lamentandosi. Tutti si chiedono: Come sarà possibile passare l'inverno?
Questa è la crisi. La crisi è e si manifesta soprattutto come incertezza, incertezza per il futuro, incertezza per il lavoro, ma anche per la salute, la casa e per tutte quelle piccole sicurezze che prima facevano la vita. L'incertezza domina e si infila in ogni crepa della vita, come un gas entra e satura ogni piccolo anfratto.
Se in Grecia domina l'incertezza, mi è sembrato che in Italia domina la certezza. Questa certezza si avverte forte, almeno per quanto concerne la politica ellenica. Mentre sulla politica italiana, ristagnante e noiosa, anche gli italiani si dimostrano imbarazzati e disorientati nel proporre soluzioni, sulla politica greca hanno quasi tutti un'idea ben precisa.
Questa idea, nella maggior parte dei casi, purtroppo, è formata su una disinformazione diffusa, o quanto meno su un'informazione fatta di luoghi comuni. Altre volte si basa su un'idealizzazione del paese ellenico, come se questo paese fosse un'entità a se stante, senza un popolo che vive dentro a questa parola "la Grecia".
Per mezzo di questa astrazione,"la Grecia", in molti sono pronti e sicuri a dire ciò che dovrebbe fare e ciò che non avrebbe dovuto fare.
Un'amica, sicuramente molto sensibile e interessata a capire ed interpretare le vicende greche, dopo aver espresso la simpatia che ha per questo popolo mi ha detto: "Però sarebbe l'ora che questi greci le facessero queste riforme" .
Questo mi ha fatto subito capire che in Italia l'idea che va per la maggiore è quella di un popolo che nonostante venga foraggiato a son di milioni di euro non ha voglia di cambiare una virgola dei propri privilegi. Per niente stupito dell'affermazione, le ho chiesto che cosa intendesse dire, quali sono le riforme che "la Grecia" dovrebbe attuare? Anche la sua risposta non mi ha stupito, in fila mi sono stati elencati: riduzione dei dipendenti statali, allungare l'età pensionabile e provvedimenti anti corruzione. Tra le cose conosciute e citate da molti altri italiani ci sono inoltre le baby-pensioni, pensionamenti ottenuti da persone ancora giovani durante l'era Pasok-Nea Dimokrazia. Anche questo punto ricorre con frequenza nelle discussioni.
Con molta probabilità tutti conoscono questi quattro punti del pacchetto di misure che la ex-troika impone alla Grecia, forse sono stati l'argomento di qualche trasmissione serale di "informazione".
E comunque, come biasimare i miei interlocutori, non posso indignarmi più di tanto, in fondo questo era il tormentone che per settimane ha riempito l'informazione di tutta Europa, livellandosi sui dispacci di agenzia direttamente emessi dall'ufficio stampa della Commissione Europea. Secondo l'informazione diffusa e standardizzata "la Grecia" ha continuato per mesi a presentarsi alla trattativa non volendo fare niente di ciò che le veniva proposto e immancabilmente senza una contro proposta.
In questi anni di crisi la Grecia è cambiata molto e tantissime misure sono già state applicate, questa storia delle baby-pensioni è da anni che non esiste più, ma è rimasta incollata nell'immaginario collettivo dell'italiano. Quando si parla di allungamento dell'età pensionabile, non si centra il problema, perché la realtà è molto più tragica. Fosse solo il male di andare in pensione due o tre anni dopo, non ci sarebbe stato nessuna esitazione, il problema è il taglio ulteriore delle pensioni che è stato imposto. Progressivamente verranno portate a 300 euro, una soglia troppo bassa anche per un paese come la Grecia, senza contare che spesso con la pensione del nonno ci campa un'intera famiglia che va dal figlio rimasto disoccupato ai nipoti che non sono ancora in età lavorativa. La corruzione di cui tanto parlano gli europei e in particolare il governo tedesco è senz'altro una piaga da eliminare, non solo in Grecia, ma in tutta Europa, anche in Germania, dove hanno visto la luce molti degli scandali legati alla corruzione, ne cito uno per tutti, quello della Siemens, multinazionale tedesca che ha fatto la propria fortuna derubando il popolo greco con il bene stare dei politici del Pasok e company. Tanto per chiarire la complicità del governo tedesco con il "malaffare", sappiate che uno dei responsabili di questo scandalo è un greco (cittadino tedesco) che rappresentava gli interessi della multinazionale in questione e che se pur riconosciuto colpevole di corruzione gode tutt'ora della protezione della Germania. Il recente scandalo della Volkswagen è un'ottimo esempio di come i governi e le multinazionali lavorino spalla a spalla, spesso contro gli interessi del cittadino. Quindi, al contrario di ciò che la mia amica affermava, non è vero che le multinazionali sono un'entità al disopra delle nazioni, direi piuttosto che sono ben collegate a certe nazioni, sia politicamente che economicamente.
Sono pochi gli italiani che davvero conoscano ciò che il pacchetto di riforme imposto dall'ex-troika contiene. Non si tratta solo di provvedimenti che riguardano le pensioni e gli ulteriori tagli di stipendi, ma comprendono una serie infinita di provvedimenti anti sociali e discriminatori che spesso vanno a colpire i diritti lavorativi, la sicurezza sul lavoro e molte delle tutele che una volta tolte andranno a vantaggio dell'ulteriore sfruttamento del lavoratore e non della competitività. Ma la cosa che mi è sembrata più eclatante è che quando ho toccato il discorso delle privatizzazioni c'è stato una sorta di piccolo coro tra i presenti nel salotto che affermava trattarsi di una cavolata. Una persona addirittura, usando un linguaggio tipico di facebook, ha detto: questa è una "bufala". Si riferiva alla privatizzazione e vendita di molti beni dello stato come immobili, spiagge, isole e aree archeologiche. Purtroppo è la realtà e non una "bufala". Così com'è vero che il governo greco sarà obbligato a cedere ad una multinazionale tedesca ben 14 aeroporti dislocati in tutto il paese, da questa cessione ricaverà una somma pari alle entrate che avrebbe avuto solo dalla gestione di due degli aeroporti. Si troverà quindi a privatizzare, a perdere pezzi senza neanche far cassa.
La trattativa portata avanti per mesi dal governo Tzipras verteva su questo, sull'opporsi all'assurdo di far passare una vera e propria rapina, per l'ennesimo "salvataggio" del popolo greco. Tzipras e il suo governo hanno trovato un muro davanti a loro, sono stati ricattati con il capital control e con la minaccia del fallimento. Ogni greco aveva ben chiaro cosa ci fosse scritto nella proposta che fu consegnata alla delegazione ellenica solo pochi giorni prima della scadenza della rata al Fondo Monetario Internazionale, perché sono punti che sono in discussione da tempo e non sono stati cambiati di una virgola, e quando sono andati a votare in massa "no" al referendum sapevano altrettanto bene ciò che ognuno stava rischiando sulla propria pelle con quel voto, ma hanno alzato la testa e hanno votato egualmente "no". E' stato un momento bello per la democrazia, anche se in seguito si è dimostrato inutile. Per questo mi sono irritato quando ho sentito uno dei presenti alla discussione che ha affermato:
"I greci sono andati a votare "no" senza neanche sapere a che cosa votavano "no". Perché nessuno lo sapeva.."
Ha giudicare dai discorsi che ho sentito, anche sul tema della trattativa vi sono molteplici punti di vista. Tutti, dico tutti, non tengono minimamente conto della realtà e tutti trattano la questione come una cosa astratta e idealizzata, sollevata dal reale.
Un amico ha detto che Tzipras ha sbagliato a condurre la trattativa a quella maniera, che le trattative si reggono su rapporti di forza e che conducendola in altra maniera avrebbe potuto ottenere ben altro.
Cosa avrebbe dovuto fare sinceramente non l'ho capito, sicuramente ho capito che di tutto ciò che noi dalla Grecia abbiamo seguito minuto per minuto, qui in Italia non è passato niente. Con molta probabilità l'amico presente alla discussione avrebbe avuto un'altra idea in merito se in Italia fosse circolata un minimo di informazione più seria invece di commentare esclusivamente l'abbigliamento di Varoufakis o il primo ministro senza cravatta.
Un'altra posizione sostenuta da un amico, anch'esso artista è che il governo greco avrebbe dovuto continuare duro, sostenere la propria linea, arrivare al muro contro muro, perché secondo lui alla fine non avrebbero potuto buttare fuori la Grecia dall'Euro e quindi l'avrebbe avuta vinta. Anche questa posizione mi sembra basata su un'idea che per quanti conoscano la questione non sta ne in cielo ne in terra. Anche coloro come Varoufakis che avrebbero chiuso la trattativa in maniera diversa da Tsipras avevano ben chiaro il piano Schäuble e non hanno mai negato la reale possibilità di essere sbattuti fuori dall'Euro con tutto ciò che ne deriva. Se non altro per dimostrare ai popoli d'Europa che chi osa sgarrare viene punito.
Una terza posizione veniva sostenuta da un'amica che apprezzava Tsipras per aver avuto il senno di chiudere in tempo la trattativa scongiurando il default del paese. Nonostante le sue manifeste simpatie per Varoufakis non ne approvava la linea politica.
Io che vivo in Grecia e che da anni scrivo e analizzo la situazione politica, sociale ed economica di questo paese, non ho tutte queste certezze che ho sentito nell'arco di un piacevole aperitivo tra amici. Su una cosa concordo con loro, è vero purtroppo che Tsipras e il suo governo non hanno portato a casa l'accordo che avrebbero voluto siglare. Penso che altre strade percorribili non ce ne sono state e spero che questa sia solo una battaglia persa. La guerra è ancora in corso. Sono contento della grande solidarietà espressa dal popolo italiano, a differenza del governo italiano. Sono sicuro che questa sia invece stata una grande vittoria del governo greco, portare la questione ellenica alla ribalta.

lunedì 21 settembre 2015

Vince Tzipras
Tra pochi giorni pronto il nuovo governo Syriza - Anexartiti Ellines. 
Si ripropone la formazione di governo già in atto da gennaio scorso.

Il Risultati finali sono questi, il maggiore partito di governo uscente, il Syriza ha raggiunto il 35,47%, è primo partito e prendendo il premio di maggioranza porta in parlamento 145 rappresentanti. A gennaio scorso raggiunse la percentuale di 36,34% e aveva 149 deputati.
Il partito di destra Nea Dimokratia si trova al 28,09%, ben 7,5 punti percentuali sotto a Syriza. Con queste elezioni porterà in parlamento 75 deputati. Alle precedenti votazioni raggiunse 27,81% e aveva 76 parlamentari.
L'estrema destra xenofoba di Chrisi Avghi raggiunge praticamente il 7% e avrà 18 parlamentari, uno in più dello scorso gennaio.
L'unione di Pasok e Demokratiki Aristerà non ha entusiasmato l'elettorato greco. Pur essendosi uniti raggiungono il 6,28% con 17 seggi.
I comunisti conservatori del KKE restano più o meno stabili con il loro 5,5% ovvero 15 seggi, i neo-liberisti di Potami raggiungono un misero 4,09% e avranno 11 seggi, Anexartiti Ellines si piazzano al 3,69% con 10 seggi e in fine l'Unione di Centro raggiunge il 3,4% con 9 seggi.

Non passa la soglia di sbarramento l'Unione Popolare (Laiki Enotita) di Lafasani, distaccatasi da Syriza questa estate. Proprio con l'uscita di questo gruppo di parlamentari il governo fu messo in crisi.

Questi dati riportati qui sopra sono le percentuali dei partiti che entreranno in parlamento. Il maggiore partito resta fuori dall'arco parlamentare ed è quello dell'astensione che totalizza ben il 45%. Questo è un dato indicativo della situazione greca, se da una parte c'è stata una decisa ed indiscussa vittoria del Syriza, dall'altra molte persone evidentemente rimaste deluse dall'andamento della politica internazionale si sono rifiutate di andare a votare valutando inutile ormai ogni schieramento di governo.
Questo è un sentore diffuso nella popolazione greca e lo si avverte forte in ogni discussione, lo scontento e la delusione verso l'Unione Europea e tutti i loro rappresentanti è molto evidente e raggiunge punte del 70%, i dati elettorali ci dimostrano che più che imputare il "terzo memorandum" a incapacità o errori del precedente governo, il popolo greco attribuisce la responsabilità di questa oppressione economica all'Unione Europea e all'ordine imposto dal capitalismo internazionale.
Il risultato misero dell'Unione Popolare (Laiki Enotita) è secondo me interpretabile con la polarizzazione avvenuta nei giorni precedenti al voto dove i due schieramenti maggiori di sinistra e destra venivano dati più o meno a pari e la Grecia stava correndo il serio rischio di avere un governo di destra alla gestione del memorandum. In molti non hanno voluto correre questo rischio.
Comunque, a parte questo, è evidente che la proposta dell'Unione Popolare (Laiki Enotita) non ha convinto, sicuramente sono molti coloro che in teoria riconoscono giusto il programma di Laiki Enotita, ma solo in teoria, il popolo greco è sempre stato in passato e ha confermato di esserlo ancora a favore dell'Euro. Anche se gran parte delle loro pene provengono dalla moneta unica, i greci vedono la scelta di uscirne come una strada a fondo chiuso che non farebbe altro che peggiorare ulteriormente la situazione.
Diciamo che in pochi hanno simpatia per l'Euro, ma l'Euro vuol dire Europa e in qualche maniera l'Europa viene interpretata come una sicurezza verso i pericoli che la posizione geografica offre e l'esperienza storica hanno dimostrato essere ben presenti intorno alla Grecia.

Il governo verrà presto formato e sarà una riedizione della versione precedente Syriza più Anexartiti Ellines che insieme raggiungeranno 155 seggi e avranno la grossa responsabilità di applicare l'insieme di misure fiscali accettate a luglio cercando di tutelare i ceti sociali più deboli, continuare le trattative in Europa, cercare di sradicare la corruzione, applicare una tassazione "normale" a emittenti private e caste protette come gli armatori che per decenni sono state esonerati dalle tasse grazie alla gestione che Pasok e Nea Dimokratia hanno fatto della Grecia.
In molti sono rimasti delusi dal risultato finale della trattativa di luglio e sono dovuti per forza arrivare alla conclusione che il governo greco non può fare granché da solo in Europa. Dall'altra parte, hanno riconosciuto senz'altro un tentativo serio e per molti versi "rivoluzionario" (nel contesto conservatore greco) portato avanti dal primo governo di sinistra della Grecia. Tentativo che se pur frenato dai mille impegni e viaggi fatti a Bruxelles da gennaio 2015 ha dimostrato l'intenzione di voler cambiare qualcosa di questo paese fermo e stagnante da anni. L'augurio è che adesso trovino il tempo per governare, il tempo per applicare il loro programma, che ci sia veramente l'opportunità di saggiare qualcosa di diverso dall'alternarsi di Pasok e Nea Dimokratia.
Il Syriza si trova adesso di fronte ad una nuova opportunità di governo, la "Parentesi di Sinistra" tanto voluta e auspicata da Nea Dimokrazia e dalla Commissione Europea non si è avverata. Il popolo greco ha voluto di nuovo dare fiducia al governo Tzipras, spero tanto che questa fiducia non venga tradita e che lo slogan rimasticato all'infinito dal leader di Nea Dimokrazia Meimarakis "Siamo tutti uguali" resti solo uno slogan pre-elettorale.

Grecia Elezioni politiche 20 settembre 2015
Risultati più o meno finali 

Syriza: 35,5% - 145 Seggi
Nea Demokrazia: 28% - 75 Seggi
Chrisi Avghi: 7,1% - 19 Seggi
(Pasok - Dimar): 6,4% - 17 Seggi
ΚΚΕ: 5,5% - 15 Seggi
Potami: 4% - 10 Seggi
Anexartiti Ellines: 3,7% - 10 Seggi
Unione di Centro: 3,4% - 9 Seggi

domenica 20 settembre 2015



Elezioni politiche 20 settembre 2015 ore 19:00 ora greca

In Grecia sono appena chiuse le urne elettorali.
Questi i primi exit poll ufficiali (il 75%degli exit poll):



Syriza : dal 30% al 34%
Nea Dimokrazia: dal 28,5% al 32,5%
Chrisi Avghi: dal 6,5% al 8%
ΚΚΕ: dal 5,5% al 7%
Pasok: dal 5,5% al 7%
Potami: dal 4% al 5,5%
Laiki Enotita: dal 2,5% al 3,5%
Unione di centro: dal 3,2% al 4,2%

sabato 19 settembre 2015

20 settembre 2015 Elezioni in Grecia.

Dopo un bel periodo di riposo mi trovo di nuovo a scrivere e a commentare ciò che sta succedendo in Grecia. Sono stato molto impegnato con altri lavori e molte volte che avrei saputo e voluto scrivere qualcosa non ne ho avuto il tempo, mentre altre volte che avrei potuto scrivere qualcosa, mi sono trovato nell'imbarazzo di decidere da dove ripartire a raccontare, e alla fine non ho scritto niente. In questo modo sono passati alcuni mesi dove ho osservato senza commentare. Ringrazio tutti coloro che si sono preoccupati di scrivermi una mail per esortarmi ad aggiornare il blog, mi ha fatto molto piacere sapere che "dall'altra parte" c'è gente che legge e aspetta notizie di come "sopravviviamo in Grecia". 

Come sicuramente tutti oramai saprete, domenica 20 settembre 2015 il popolo greco è di nuovo chiamato alle urne. Siete curiosi di sapere come andrà a finire? Anch'io! Questa volta non vi sono molte certezze e gli eventi susseguitesi durante l'estate rendono incerto l'esito delle elezioni.
Visto il vuoto informativo che mi sono lasciato alle spalle inizierò questo articolo facendo un breve riassunto commentato di come si sono evolute le cose dal famoso referendum fino ad oggi.

Il 5 luglio 2015 il popolo greco fu chiamato a esprimersi sulla proposta-imposta dell'Unione Europea. Questo documento venne consegnato nelle mani dei rappresentanti greci dopo mesi di trattativa che non portarono a niente. L'unione Europea e soprattutto il ministro delle finanze tedesco attuarono l'ormai nota tecnica della "perdita di tempo", ovvero portare il governo ellenico alle strette con le scadenze dei pagamenti con il Fondo Monetario Internazionale e con lo scadere dei titoli di stato. A secco di liquidità da mesi, il governo si trovò a decidere se prendere o lasciare, se accettare un accordo pessimo o rifiutarlo e fallire. Fu in questo clima che venne deciso il referendum. Per i molti che forse ancora si chiedono: Per quale motivo il governo greco ha aspettato di trovarsi così al ridosso del fallimento per decidere di proporre il referendum?  La risposta è semplice, in mesi di "trattative" non è stata mai consegnato una bozza di accordo scritta ai rappresentanti greci. Le discussioni si tenevano sulla base di "power point" che venivano mostrati in fase di riunione, ma non vi era mai niente di scritto. Il primo ed unico documento scritto è stato consegnato nelle mani dei rappresentati ellenici solo pochi giorni prima del referendum e sull'approvazione o il rifiuto di quella proposta è stato chiamato a decidere il popolo greco.
L'episodio del referendum è fondamentale per dare un'interpretazione agli avvenimenti dei giorni d'oggi e con molta probabilità al risultato elettorale di dopo domani.
Il fronte del "si" era ed è tutt'ora più facile da decifrare. Avrebbero voluto un incondizionato accordo con l'Unione Europea accettando pari pari e senza alcuna rivendicazione l'orribile proposta.
Il fronte del "no" è invece molto più variegato e di difficile decifrazione. In questo fronte che ha raggiunto l'incredibile percentuale del 62% nonostante il ricatto del Capital Control e dell'espulsione dall'Euro vi erano elettori di varia provenienza. Si andava dalle posizioni più estreme e radicali di coloro che erano pronti a perdere tutto, vivere per mesi con un pezzo di pane e affrontare tutto ciò che comporta un fallimento di uno stato, fino alle posizioni più moderate dove si chiedeva semplicemente un accordo migliore, ovviamente restando nell'Euro.
In mezzo a queste due posizioni vi era di tutto di più. Ogni elettore ha dato il significato che ha voluto a questo "no" valutando la propria condizione sociale ed economica e aiutato anche dai margini lasciati dal quesito elettorale. Con molta probabilità se il quesito elettorale fosse stato "NO all'accordo proposto dall'Unione Europea e NO all'Euro" il fronte del "no" sarebbe stato molto più risicato.
La vittoria del "no" ha innescato un clima di aspettativa inutile e forviante.
Far credere al popolo greco che il risultato referendario ovvero una scelta libera di un popolo si potessero opporre agli interessi del capitalismo internazionale è stato sicuramente un errore di Syriza. Illudere i greci che il volere popolare avrebbe potuto modificare l'andamento e le dinamiche del gioco in corso si è rivelato un fallimento.
Il governo greco avrebbe dovuto essere più onesto riguardo a questo punto e chiarire, se possibile, una volta di più che non ci si poteva aspettare più di tanto.
Come la storia ha dimostrato, avere pienamente ragione può rivelarsi inutile in fase di trattativa, specialmente se dall'altra parte vi sono tutti i governi d'Europa assoggettati all'interesse della Germania. Intendiamoci bene, il governo greco non ha mai detto di non voler pagare i propri debiti, intendeva farlo in una maniera "sostenibile" senza necessariamente proiettare il proprio popolo in una seria crisi umanitaria. Dall'altra parte, il mandato elettorale ricevuto a gennaio di quest'anno non prevedeva affatto il fallimento dello stato e l'uscita dall'Euro.
Una cosa molto importante che il governo ha ottenuto con il referendum è senz'altro quella di aver guadagnato la simpatia di tanti popoli d'Europa, che a differenza dei vari governi hanno sostenuto con il cuore la causa greca. Questa è stata la vera vittoria del referendum, dimostrare che il "re è nudo" portare la questione greca e tutte le sue marce dinamiche sotto gli occhi di tutti.

La trattativa che è seguita dopo il referendum è stata tragica per il governo e il popolo greco. Il comportamento dei leader europei è stato a dir poco vergognoso. Vi è stato da parte di tutti un vero e proprio linciaggio del diverso, una punizione esemplare di colui che aveva osato ribellarsi. Ribellarsi, badiamo bene, non facendo una rivoluzione e mettendo in discussione le regole del capitalismo, ma semplicemente rivendicando una maggiore sovranità. Il semplice diritto che un governo dovrebbe avere di decidere dove e come prendere i soldi da rendere ai creditori.
Con il "coltello alla gola" della minaccia di un fallimento immediato, con le banche chiuse, con il rischio reale di non poter pagare gli stipendi e le pensioni del prossimo mese, con i medicinali che iniziavano a scarseggiare nelle farmacie e con la minaccia di tornare alla Dracma e vedere il proprio debito raddoppiato, il governo greco ha accettato di firmare un accordo sfavorevole che sicuramente non ha accontentato e soddisfatto le aspettative createsi con il risultato referendario. Possiamo dire che sicuramente è migliore di quello proposto in partenza, non fosse altro per il cambiamento del "contratto di prestito" che è tornato sotto il diritto europeo e non sotto quello inglese come era in precedenza. Solo questa cosa è da considerare molto importante. Altre cose che il governo è riuscito ad ottenere non sono state ovviamente apprezzate perché sopraffatte dalla grande delusione generata dalle aspettative.

Fino a qui ho cercato di riassumere in brevissimo la storia degli ultimi mesi, perlomeno la storia conosciuta. Esiste però una storia sotterranea che è ben nota a tanti greci e che in molti in Europa neanche sospettano. Per capire questa "storia sotterranea" bisogna essere nati e cresciuti nei Balcani, bisogna aver vissuto sotto la dittatura, essere cresciuti con la minaccia costante di un invasione turca etc.. I Balcani e in particolare la Grecia si trovano in una posizione geografica particolarissima che spesso ha generato attriti e tensioni internazionali. Nei Balcani molte guerre di origine etnica sono state fatte iniziare con lo scopo preciso di distruggere interi stati per poterli poi gestire e controllare economicamente. Vi sono questioni importantissime legate all'energia, al petrolio e al passaggio dei gasdotti che sono tutt'ora aperte.
Questo insieme di fattori nella testa del greco sono ben presenti, tuttavia in qualche momento, come accade a tanti popoli, vengono sottovalutati, ovvero si tende a guardare l'immagine piccola a vantaggio di quella grande, si privilegia l'osservazione delle vicende greche come se queste non fossero inserite in un panorama di interessi più grande. Con questo voglio dire che la Grecia, con molta probabilità non avrebbe avuto neanche la possibilità di suicidarsi economicamente con un'uscita dall'Euro nelle pessime condizioni in cui si trovava e si trova ancora. Una Grecia fuori dall'Euro che disperata economicamente cerca aiuto altrove è un'ipotesi che all'occidente non piace. Sicuramente i servizi segreti occidentali o chi per loro avrebbero fatto il possibile per spingere la Grecia alla rovina completa.
Sono infatti in molti a pensare questa cosa in Grecia, parlando con la gente si sente spesso dire che basterebbe lo spazio temporale di una notte per innescare delle rivolte etniche nel nord del paese, per esempio bruciando delle moschee e aizzando le minoranze greco-musulmane. Questo porterebbe a nuove importanti tensioni con la Turchia, a ritorsioni militari etc.. Spesso, parlando di queste cose con i greci, un'espressione che si sente dire spesso è: in un attimo ci farebbero diventare Serbia...
Un'Europa che si è dimostrata più volte ostile verso la Grecia che cosa avrebbe fatto in una situazione del genere oltre che condannare e stare a guardare?

Questo accordo imposto alla Grecia ha causato l'uscita dal governo Syriza-An.El della "Piattaforma di Sinistra" che si è rifiutata di votare l'accordo in parlamento.

Veniamo adesso alle elezioni che si terranno tra meno di due giorni.

Il maggiore partito di governo, il Syriza si presenta a queste elezioni con molta più realismo della volta precedente. Dopo aver sperimentato e definitivamente capito che non è possibile fare altra politica che questa - almeno fino a quando non cambieranno gli equilibri politici in Europa - chiede il voto degli elettori sulla base di una gestione del memorandum più umana. I sondaggi lo danno con un lieve vantaggio rispetto al maggiore partito di opposizione di destra, ma nella sostanza sono a pari.

Nea Dimokratia si presenta a queste elezioni con un nuovo leader che si chiama Vanghelis Meimarakis e che è andato a sostituire Antonis Samaras dimessosi subito dopo il risultato referendario. Non è niente di speciale, ma confrontato con il fanatismo xenofobo e fascista di Samaras appare sicuramente migliore. La sua tecnica è parlare in una maniera popolare, quasi di strada, in maniera tale da comunicare all'elettore una maggiore vicinanza. Il messaggio che vuole far passare è che "siamo tutti uguali", cioè che Nea Dimokrazia e Syriza sarebbero uguali nella sostanza, perché sia una che l'altra hanno firmato un memorandum.
Da che mondo è mondo un partito che fa schifo ha sempre interesse a convincere gli elettori che sono tutti uguali. Anche se le differenze ci sono eccome.
Inoltre c'è da dire che se può sfruttare il fatto che sia Syriza che Nea Dimokrazia hanno firmato un memorandum c'è sempre da valutare che nella gestione di un pacchetto di provvedimenti economici come questo la differenza tra sinistra e destra è notevole. Solo per fare un esempio, è molto diverso se il governo che gestisce le privatizzazioni fa l'interesse dello stato o l'interesse del compratore.

La "Piattaforma di Sinistra" che faceva parte di Syriza, adesso si è staccata e si chiama Laiki Enotita (unione popolare), si presenta come partito. La loro proposta a grandi linee è di uscire dall'Euro, statalizzare le banche e dichiarare illegittimo il debito. Tutte cose sacrosante in teoria. Tuttavia, forse per una distrazione, tralasciano ancora una volta una seria spiegazione delle conseguenze che ciò comporterebbe. Nei sondaggi vengono dati dal 2,5% a un massimo di 4%.

Gli altri partiti sono rimasti uguali.

Chi vincerà le elezioni non è possibile prevederlo già da ora, ma non ha importanza perché tra pochissimo lo sapremo.
Il Syriza è calato un bel po' nei sondaggi, ma non in maniera eccessiva. Il disgusto per l'Europa è invece molto alto. Di sicuro il primo partito sembra essere quello dell'astensione che trova i propri militanti soprattutto tra i giovani che sono stati proiettati in cielo con la vittoria del referendum e poi scaraventati a terra con la firma del memorandum.
Molti elettori che da Nea Dimokrazia avevano votato Syriza per questioni di comodo adesso torneranno ai vecchi santi, non perché le ragioni economiche che gli spinsero a votare allora un altro partito non sussistono, ma più che altro convinti che il problema degli immigrati siriani che stanno arrivando a migliaia ogni giorno in Europa sia un problema causato dal Syriza, come sostiene il signor Meimarakis.
Con la svolta "realistica" fata dall'ex governo, molto probabilmente molti elettori del Pasok voteranno Syriza. Molti che a gennaio erano spaventati dall'uscita dall'Euro e da tutti i mali che avrebbe portato un governo di sinistra.
Anche un buon numero degli elettori del KKE voteranno Syriza in quanto la questione referendum ha reso ovvio anche ai più fanatici che il partito comunista greco è totalmente disinteressato a finché le cose cambino.
Sinceramente non capisco a cosa sia servito fare un partito come Laiki Enotita, un partito che è l'esatta fotocopia del partito Antarsia che esiste da anni.
C'è sempre da valutare i giochi di potere e gli arrivismi dei vari politici e soprattutto la prima tradizione dei partiti di sinistra che non è ne l'antifascismo ne l'anticapitalismo ma il dividersi.
Lo smembramento di Syriza mette seriamente a rischio la vittoria della sinistra alle elezioni. Il Syriza, nonostante i vari movimenti di voti ipotizzati in precedenza potrebbe non essere il primo partito e quindi il paese si troverebbe con un memorandum gestito dalla destra.
In questo caso il paese si troverebbe con una opposizione di sinistra favolosa e veramente rivoluzionaria che non si è voluta sporcare le mani governando ma con un governo di destra che legittimato dal mandato elettorale potrebbe finalmente distruggere la Grecia.
Se le cose andranno in questo modo si avvererà la "Parentesi di Sinistra", il sogno del ministro delle finanze tedesco. Un periodo breve dove la sinistra si autodistrugge governando e successivamente esce di scena per sempre. Scongiurando ogni altro possibile governo di sinistra in Europa.