Questo blog vuole informare su come e quanto sta cambiando la vita di tutti i giorni in Grecia. L'intervento del Fondo Monetario Internazionale, BCE e dell'Unione Europea sta riducendo la Grecia a un paese in cui sarà difficile vivere. Non sono un giornalista e su questo blog voglio raccontare la vita di tutti i giorni, la mia esperienza diretta di come siamo costretti a "sopravvivere in grecia".

Alla pagina dei video di questo blog puoi vedere il nuovo documentario CATASTROIKA con sottotitoli in Italiano e il documentario DEBTOCRACY International Version con sottotitoli in inglese. Molto consigliato è anche la video intervista di Monica Benini "La guerra in Europa" che spiega benissimo ciò che sta succedendo alla Grecia. Nuovo video interessantissimo Fascismo inc anche questo in italiano. Seguendo questo link si possono ascoltare una serie di interventi andati in onda su Radio 2 Rai sul tema musicale Rebetiko, tra gli interventi, oltre alla musica si parla di storia, politica ed economia.

lunedì 29 dicembre 2014

Ore 12:40  Elezioni Anticipate in Grecia

Anche l'ultima votazione per il Presidente della Democrazia non ha portato all'elezione del candidato del governo. La Grecia andrà quindi ad elezioni anticipate che si terranno 25 gennaio 2015.
La vicenda della "Norman Atlantic" in fiamme.

Rispetto alla tragica vicenda vissuta dai 478 passeggieri della Norman Atlantic ho deciso di non scrivere niente al riguardo, per il momento. Voglio che questa sventura, che seguo con molta preoccupazione, si concluda presto e nel migliore dei modi possibili.
Purtroppo, anche in questa vicenda, oltre al caso, oltre al mare molto mosso e al forte vento, potrebbe esserci stato un altro fattore a far precipitare la situazione. Con la crisi economica e l'intervento della Troika, molte norme rispetto alle assunzioni del personale sono cambiate dando possibilità e aprendo al mercato del lavoro anche a persone non specializzate. I controlli e la manutenzione sono stati ridotti drasticamente per fare economia. Senza contare che proprio gli armatori sono tra i pochi che in Grecia determinano la politica economica e le leggi sul lavoro.
Tutto questo, che inevitabilmente si ripercuote sulla qualità e la sicurezza del viaggiatore, non giova affatto ad aiutare l'unica cosa che in Grecia sembra ancora reggere, il turismo.
Oggi l'ultimo voto per l'elezione del Presidente della Democrazia.

Dal voto di oggi, 29 dicembre dipenderanno le elezioni anticipate in Grecia. Ovviamente i vertici del governo cercheranno di evitarle, ma per far questo devono trovare 180 voti. Per il momento ne hanno trovati 168, ne mancano ancora 12.
La politica del governo era e resta impresentabile, tant'è vero che ogni giorno che passa il governo perde di popolarità e tutti sperano nelle elezioni anticipate. Il governo regge la sua maggioranza sui risultati delle elezioni del giugno 2012. Le percentuali prese in quell'occasione adesso se le possano sognare. Non hanno più nessuna rispondenza nell'elettorato.
Un partito come Demokratiki Aristerà entrò in parlamento con il 6, 26%, appoggiarono il governo Samaras per un periodo, poi ne uscirono, e adesso nei sondaggi hanno 1%. Il Pasok aveva a giugno 2012 il 12,26 %, adesso può contare solo su un misero 6%. Nea Dimokratia, è stata messa a governare con il 29,66% nel giugno 2012 e ad oggi i sondaggi la danno al 23%. 
Tutti i parlamentari di questi partiti sanno che molto probabilmente sarà l'ultima volta che siedono sulle poltrone del potere. Il governo, dal canto suo, ha notevoli difficoltà a sostenere la propria politica e quindi fa leva soprattutto sul fatto che "il paese andrebbe alla deriva" in caso di elezioni anticipate e quindi chiama tutti a non esprimere un voto di fiducia verso il governo in questa elezione, ma ha votare per il presidente. Molti sono i parlamentari che non voterebbero mai il candidato Presidente della Democrazia del governo, ma c'è una zona d'ombra, un margine di confine dove si trovano un gruppetto di parlamentari che fino ad oggi non hanno dato il loro voto ma che, come è già successo, potrebbero essere ispirati improvvisamente dalla "responsabilità davanti al loro paese" e quindi potrebbero cambiare idea. Sappiate che in Grecia i regali vengono consegnati da Agios Vassilis, non per Natale, ma il primo dell'anno....giorno che si sta sempre più avvicinando. Cosa inventerà Samaras per attirare questi parlamentari verso  le "responsabilità davanti al loro paese"...

Oggi alle ore 11 (ora italiana) ci sarà la votazione e quindi capiremo se la Grecia andrà ad elezioni anticipate.

mercoledì 24 dicembre 2014

Seconda votazione per il Presidente della Democrazia

Anche la seconda votazione per il Presidente della Democrazia è andata male per il governo Samaras. Il loro candidato ha preso 168 voti. Ricordo che per essere eletto ne avrebbe dovuti prendere 180. Adesso si va verso la terza ed ultima votazione che si terrà il 29 dicembre alle ore 12. Se anche questa seguirà l'esito delle prime due, si andrà alle elezioni anticipate.

mercoledì 17 dicembre 2014

Prima elezione per il Presidente della Democrazia. Il candidato del governo fermo a 160 voti.

Oggi, mercoledì 17 dicembre, alle ore 19, il parlamento greco ha votato per l'elezione del Presidente della Democrazia. Il candidato del governo Stavros Dimas non ha raggiunto il numero di voti necessari per essere eletto. Il governo è andato sotto le aspettative minime previste, il suo candidato ha racimolato appena 160 voti. Le stime governative precedenti a questa prima votazione stimavano un numero minimo di 163 voti. La prossima votazione verrà fatta il 23 dicembre alle ore 12 e se anche questa non riuscirà ad eleggere un nuovo presidente si andrà ad una terza ed ultima votazione, il 29 dicembre. Se anche la terza votazione non eleggerà un candidato scelto dal governo ci saranno le elezioni anticipate presumibilmente ad inizio febbraio.
 Occhi puntati sull'elezione del Presidente della Democrazia

Oggi 17 dicembre 2014 il parlamento greco vota per l'elezione della più alta carica dello stato, il Presidente della Democrazia. Il governo ha bisogno di una maggioranza allargata rispetto alla maggioranza che ha per governare. Sono indispensabili almeno 180 voti. Conta e riconta, fino ad oggi ne vengono stimati da 161 a 167. Se non riesce a eleggere un proprio candidato si andrà a elezioni anticipate. 

Le operazioni di voto inizieranno nel pomeriggio. Gli interessi in gioco sono grossissimi. Per il governo Samaras si gioca la permanenza alla guida del paese con tutti i risvolti socio-economici che questo significa. La Troika rischia, in caso di elezioni anticipate, di perdere il suo più asservito interlocutore. Tutti i sondaggi danno in testa il Syriza, il partito di opposizione. Questo sarebbe gravissimo per la Troika e il clan delle banche, non tanto perché il nuovo governo potrebbe mettere in discussione la strada finora percorsa dalla Grecia, ma perché si verificherebbe un pericoloso precedente, un imprevisto che potrebbe in qualche modo ispirare ed aprire la strada al cambiamento anche di altri paesi.
Dimostrare che si può provare a percorrere un'altra strada che non sia la solita di sempre, la solita che garantisce privilegi ai potenti e disgrazia ai disgraziati è molto pericoloso per tutti coloro che nella crisi economica trovano opportunità di guadagno facile. Fino ad oggi i governi hanno accettato la strada indicata dai "mercati" come unica strada da percorrere. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Adesso hanno paura e la paura gli porta a essere aggressivi e pronti a tutto.
Di nuovo la Grecia è diventata il centro dell'attenzione mondiale. Tutti gli occhi sono puntati sull'elezione del capo dello stato di un paese di pochi milioni di abitanti. Perché? I risultati elettorali della Grecia sono soprattutto simbolici. È di questo "cattivo esempio" che hanno paura.
Il governo Samaras ha a disposizione le ultime ore per comprare quanti più voti possibile.
Se non riuscirà nel proprio intento e si andrà a elezioni anticipate chissà cosa dovremo vedere e sentire.
Intanto, l'attività del governo è frenetica, si lavora a pieno regime per garantire ad amici e parenti gli ultimi favori e privilegi...come nella lunga tradizione di Nea Dimokratia.

mercoledì 10 dicembre 2014

Nikos Romanos ha fermato la sua protesta. Il parlamento ha votato a favore dell'uso del braccialetto elettronico.

Oggi, alle ore 14 il parlamento greco ha votato a favore per l'uso del bracciale elettronico che permetterà agli organi preposti di controllare gli spostamenti di Nikos Romanos durante i permessi per motivi di studio.
A seguito di questo voto, Nikos ha deciso di fermare la sua estrema protesta in atto da 30 giorni.
Il provvedimento vale per tutti gli studenti che si trovano in stato di detenzione. Lo studente detenuto dovrà superare un terzo degli esami seguendo i corsi a distanza, dopo di che potrà usufruire del bracciale elettronico per potersi recare all'università durante le licenze di studio.
Mettendo in serio rischio la propria vita, Nikos Romanos ha ristabilito un diritto negato a tanti detenuti. Non gli ha regalato nulla nessuno.
Sembra che al voto parlamentare di un'ora fa abbia interferito il Presidente della Democrazia Karolos Papoulias, che prima della votazione ha contattato il primo ministro Samaras facendo pressione per trovare una soluzione veloce ed applicabile per il caso sollevato da Nikos Romanos.
Nikos Romanos è al trentesimo giorno di sciopero della fame. 
Da oggi inizia anche lo sciopero della sete.
Il governo Samaras sta portando avanti un cinico piano politico giocando con la vita di Nikos.

Nikos Romanos si trova tutt'ora in ospedale in gravi condizioni. È giunto al trentesimo giorno di sciopero della fame e da oggi inizierà anche lo sciopero della sete. Intanto il più alto grado di giudizio, che in Grecia si chiama Arios Pagos ha rifiutato la richiesta di annullamento del provvedimento che nega a Nikos di frequentare i corsi universitari. Lo stesso Nikos, come ha sempre dichiarato, sarebbe disposto a portare un braccialetto elettronico che segnala sempre la sua posizione. Con questo braccialetto, gli organi di controllo potrebbero verificare precisamente dove si trova il detenuto in ogni momento con un estrema precisione e quindi avere un controllo totale sui suoi spostamenti durante i permessi di studio.
Questa soluzione tarda ad arrivare, il governo prende tempo. Tempo che Nikos non ha.
Ma la questione sembra non essere legata alla sicurezza e alla paura che il detenuto riesca a scappare dal carcere grazie alle licenze di studio.

Voglio ripetere ancora una volta, per tutti coloro che si riempiono la bocca di stronzate al riguardo di Nikos e del suo sciopero della fame e della sete, che questo ragazzo non sta attuando questa estrema protesta per intenerire il governo, chiedere la grazia e uscire di galera. Tanto meno per risolvere il suo problema personale. Nikos sta lottando affinché lo stato applichi le proprie leggi in materia di diritto carcerario a tutti i detenuti che ne hanno diritto.

La questione viene affrontata in maniera ideologica dal governo, Nikos è un prigioniero politico e con il suo reato di rapina ha messo in questione uno degli idoli della società attuale, le banche. Grazie alle banche si soffre la fame, per loro si perde il lavoro e la salute, loro concedono e loro privano. Per loro si riduce in miseria un intero paese, si priva di futuro un'intera generazione. Accendere una riflessione seria sul ruolo delle banche, ha cosa servono, come vengono usate e chi c'è dietro, deve essere fortemente sconsigliato in questa società. È come se Nikos avesse bestemmiato, come se fosse entrato in chiesa e avesse offeso Dio. Questo è uno dei motivi dell'accanimento verso le ragioni di questo ragazzo. Poi ce ne sono altri.
Tra pochi giorni vi saranno le votazioni in parlamento per eleggere il nuovo Presidente della Democrazia, il governo ha bisogno di una maggioranza più ampia di quella che ha per governare. Gli occorreranno 180 voti per eleggere il proprio candidato e così come stanno le cose sarà difficile trovarli. Se non riuscirà a eleggere un proprio candidato il governo cadrà e di li a poco vi saranno le elezioni anticipate. Tutti i sondaggi danno il maggiore partito di opposizione Syriza in vantaggio sui partiti di governo e la Troika vede in questo il rischio serio di perdere il suo più asservito interlocutore, il primo ministro Antonis Samaras.

Il governo sta usando la questione Nikos Romanos come propaganda elettorale. Sta di fatto provocando la morte di questo ragazzo per restare qualche mese in più al potere.
Non trovare una soluzione applicabile, non voler risolvere in nessun modo questa questione significa di fatto causarne la morte.
Nikos è arrivato al trentesimo giorno di sciopero della fame ed è in fin di vita. Da oggi ha iniziato anche lo sciopero della sete.
In questo gioco cinico che il governo porta avanti da giorni, affiora la speranza di Antonis Samaras di riacquistare i voti di destra che tempo addietro sono fuggiti da Nea Dimokratia per confluire in Chrisi Avghi. Mostrare di essere più monarca del re, più fascista dei fascisti è per Samaras l'unica speranza di cambiare gli equilibri elettorali attuali.
Ma non solo, se Nikos muore, Samaras potrà cavalcare l'inevitabile rivolta popolare che ne seguirà. Polizia, infiltrati, e fascisti sono già pronti ad entrare in azione. Diciamo pure che non aspettano altro. Sanno esattamente che cosa potrebbe succedere, hanno come esempio la rivolta di sei anni fa scatenatasi a seguito dell'assassinio di Alexis Grigoropoulos. Tutti i canali televisivi sono pronti, alle spalle della polizia, ha riprendere i danneggiamenti e le macchine in fiamme, le vetrine sfondate e gli alberi di Natale bruciati. In un paese sull'orlo dello sfascio sembrerà un eroe colui che reprimerà la rivolta in questi giorni devoti al consumismo delle feste di Natale.

Anche la finanza da una mano a Samaras. Tanto per scongiurare il pericolo "cambio di interlocutore", i "mercati" sono subito crollati. La notizia delle probabili elezioni anticipate ha fatto registrare il calo della borsa più eclatante degli ultimi anni. Provocare insicurezza e paura è una tecnica che spesso funziona per portare gli indecisi verso scelte conservatrici e reazionarie.

Il mio pensiero va ai genitori di Nikos che non possono essere altro che disperati spettatori di ciò che sta succedendo al proprio figlio. Divisi tra la paura di perderlo e il rispetto per le sue scelte. Vorrei che tutti si soffermassero solo per un attimo a pensare su ciò che significa per i genitori la morte di un figlio, per capire, per riflettere. A coloro che facilmente ironizzano ed esprimono giudizi idioti sui social network dico: se non avete niente di sensato da dire, per favore state zitti.

Quando un paese è schiavo dei mercati e di tutti i possibili ricatti economici, come possono esistere libertà e giustizia? Tutti facciamo parte di un tragico gioco che siamo obbligati a giocare. Di una vita che ci impongono di sopravvivere.



martedì 9 dicembre 2014

Sondaggio di opinione rispetto all'intenzione di voto nelle prossime elezioni politiche in Grecia. 


Sono state fissate per il 17 dicembre le votazioni in parlamento per l'elezione del nuovo presidente della democrazia (la più alta carica dello stato). Con molta probabilità la coalizione di governo Nea Dimokratia - Pasok non riuscirà a racimolare i 180 voti di cui ha bisogno per far passare il proprio candidato. Se il governo non riesce a trovare questa maggioranza allargata, com'è probabile, ci saranno nuove elezioni politiche per la formazione di un nuovo governo che saranno fissate più o meno a gennaio 2015.
Il maggiore partito di sinistra radicale Syriza è attualmente il primo partito con il 27% e sorpassa il maggiore partito di governo Nea Dimokratia di 5 unità. I socialisti del Pasok sono al 6,5%. L'attuale governo è formato da Nea Dimokratia e Pasok.
Anexartiti Ellines (un partito di destra ma contro il memorandum, provengono da una rottura in Nea Dimokratia) ha il 3,5%. Il partito di ispirazione nazista Chrisi Avghi cala al 6%, tornando sotto al risultato ottenuto nelle elezioni del giugno 2012 . Dimokratiki Aristerà (Sinistra Demokratica) ex partito di governo è ora l'1%, nel giugno 2012 aveva il 6,26%. I comunisti del KKE con il loro 5,5% tornano più o meno alle percentuali che hanno sempre avuto. To Potami ha il 6%, è un nuovo partito che non era presente alle precedenti elezioni politiche, assomiglia un po' al 5 Stelle. Grande è ancora il "partito" di coloro che alla fine decideranno...Gli Indecisi che ha tutt'ora il 9,5%.

I dati raccolti sono dell’agenzia di sondaggi Pulse e sono stati raccolti per il canale televisivo Action 24

lunedì 8 dicembre 2014


Uomini della polizia greca prendono a pedate una ragazza rimasta intrappolata tra i cancelli che delimitano i marciapiedi. Questa fotografia, da ieri è presente più o meno su tutti i media. Questa ragazza è tutt'ora ricoverata in ospedale con dolori ai reni e alla schiena. Le sue condizioni di salute hanno impedito che questa mattina venisse processata. 
Questo purtroppo è una delle tante immagini e video che descrivono l'operato delle così dette "forze dell'ordine". 
Non mi stupisco neanche più nel vedere queste immagini di poliziotti al lavoro. Per me è un po' come quando vai al bagno in un posto pubblico, entri, alzi il tappo del water e scopri che quello prima di te non ha risciacquato il water e il suo stronzo è ancora li. 
La sensazione che provo è di schifo, non stupore.
Brillante dichiarazione del primo ministro Samaras

Tanto per far capire il livello (basso) del primo ministro Antonis Samaras, riporto questa piccola notizia: Dopo la relazione di Alexis Tsipras in parlamento, a riguardo dello sciopero della fame, Antonis Samaras ha dato la sua risposta, senza menzionare il nome di Nikos Romanos ha detto:  
"Lodate uno per lo sciopero della fame, ma avete dimenticato che questo giovane è stato condannato a 15 anni di reclusione per rapina con kalashnikov", tra l'apoteosi dei parlamentari del suo partito.
Come potete ben capire il primo ministro Samaras ha un concetto piuttosto bizzarro di giustizia e democrazia, forse proprio per questo è il referente preferito della Troika. 

Nikos Romanos è in carcere per rapina, questo non vuole assolutamente dire che deve essere privato di tutti i diritti di un carcerato. Diritti e doveri che proprio lo stato greco ha scritto e approvato. Se poi vogliamo spostare la questione dai "diritti negati" alla "rapina" è bene notare che la più grossa rapina vista fino ad oggi in Grecia è quella fatta da Samaras e dal suo governo. Rapina fatta al proprio popolo per conto delle banche.

Si noti che la brillante dichiarazione è stata fatta poche ore prima della riunione prevista di Antonis Samaras con i genitori  di Nikos Romanos, che cercano di trovare una soluzione per il loro figlio che ha completato 28 giorni in sciopero della fame.

domenica 7 dicembre 2014

Video: due poliziotti mettono una molotov in uno zaino.

Queste immagini sono state riprese a Patrasso ieri. È un video trasmesso dall'emittente televisiva Mega dove si vede chiaramente che alcuni poliziotti della celere greca mettono una molotov in uno zaino. Un agente la mette nello zaino e l'altro si preoccupa di chiudere la cerniera. La sequenza video e fin troppo chiara. 
Pensate che in quella borsa persa da qualcuno mentre veniva bastonato dalla polizia, potrebbero esserci dei documenti, un telefono cellulare per esempio o degli effetti personali che possono attribuire l'inequivocabile proprietà dello zaino a qualcuno. Questo qualcuno, avrà un bel daffare per provare che lo zaino è suo, ma le molotov no. Anche perché la parola di un agente della polizia varrà più della sua. Questo piccolo gesto, compiuto da una poliziotto qualsiasi, che non avrà mai un nome e cognome costerà la galera a qualcuno. Passeranno mesi prima che per questo qualcuno arrivi il giorno del processo, mesi in cui invece di essere libero sarà in prigione. Mesi persi dalla propria vita. Poi ci sarà il processo e quindi la pena. Tutto questo grazie a questo piccolo gesto fatto da due poliziotti che prendono pure degli stipendi per fare questo e molto altro.
Purtroppo però la "giornalista" dell'emittente televisiva Mega commenta: ..i poliziotti hanno arrestato due persone, in uno zaino sono state trovate due molotov...

sabato 6 dicembre 2014

6 dicembre 2014
ore 23:00

Atene: Violenti scontri tra polizia e manifestanti si sono verificati nel centro di Atene. Nel quartiere di Exarchia polizia e manifestanti si sono fronteggiati per diverse ore. L'atmosfera era resa irrespirabile dal massiccio uso di lacrimogeni, bombe sfolla gente e dal fumo dei cassonetti della immondizia dati alle fiamme. Anche varie macchine sono state bruciate. Sono stati utilizzati dai mezzi della polizia gli idranti. Numerosi sono stati i pestaggi delle "forze dell'ordine" durante la caccia all'uomo che si è svolta nei vicoli di Exarchia, dove come oramai accade spesso, sono stati picchiati molti passanti e persone non coinvolte negli scontri. Ancora non si conosce il numero dei feriti e degli arresti. La celere ha isolato tutto il quartiere di Exarchia ed in particolare il Politecnio dove sono stati sparati molti lacrimogeni. Idranti della polizia in azione in via Stournari e in via Solomou. Secondo le notizie date dall'emittente radiofonica "kokkino" e ciò che si vede in un video, una vera e propria folla di poliziotti in borghese (tra le 70 e le 100 persone) sta risalendo via Stournari diretti nel centro di Exarchia. Sono tutti vestiti come se fossero dei manifestanti, hanno cappucci e volto coperto. Nel video ripreso da un passante con il proprio telefono si vedono entrare ed uscire dai cordoni della celere schierata a chiusura di una strada.  video
Come c'era da immaginarsi è successo il caos completo, il governo ha fatto di tutto per alzare la tensione nei giorni prima della ricorrenza dell'omicidio Grigoropoulos. Gli scontri sono stati praticamente programmati dal governo che oltre a vietare le manifestazioni ha schierato ben 8000 agenti anti sommossa nel centro di Atene. Il gruppo di poliziotti "travestiti" da manifestanti che si sta spostando verso il centro di Exarchia non lascia sperare niente di buono, c'è da aspettarsi danneggiamenti ed incendi durante la notte. Come sei anni fa. Ovviamente il governo cercherà di usare al meglio il caos che ha attivato...
In piazza Omonia, dove si era concentrata una parte numerosa del corteo, la polizia ha aggredito i manifestanti con lacrimogeni, bombe sfolla gente e idranti. Scontri anche nel viale che porta al Pireo, dove la polizia ha attaccato coloro che stavano sfollando da piazza Omonia. In molti hanno cercato rifugio nella stazione della metropolitana, dove vi sono state violente cariche della polizia e arresti.

Sallonicco: La polizia ha circondato l'edificio della Camera del Lavoro che una parte dei manifestanti aveva occupato per svolgere un assemblea. Tale assemblea aveva deciso di indire una nuova manifestazione per il pomeriggio, ma la polizia ha attaccato il concentramento di manifestanti impedendone la partenza. Numerosi candelotti di lacrimogeni sono stati esplosi per disperdere la folla, molti anche indirizzati all'interno dell'edificio. La Camera del lavoro ha precisato che non vi era stata nessuna richiesta di sgombero.

Patrasso: Numerosi sono stati gli arresti e l'uso di gas lacrimogeni e prodotti chimici in dotazione alla polizia. Un manifestante è stato seriamente ferito ad un occhio da un lacrimogeno. Numerose sono le testimonianze dell'uso indiscriminato e spropositato della violenza da parte della polizia.

Quasi tutte le facoltà sono tutt'ora occupate e anche numerosi municipi di Atene e di altre città della Grecia.

Sabato 6 dicembre 2014
ore 15:45

Atene: Sono in evoluzione i concentramenti di studenti universitari e medi nella zona dei Propilei, con partecipazione del Syriza, di Antarsya e altre sigle della sinistra. Il corteo si dirigerà verso Sintagma (la piazza davanti al Parlamento). La polizia ha fatto chiudere i maggiori viali e tre fermate centrali della metropolitana. Alle ore 18 sempre ai Propilei si concentrerà un secondo corteo, questa volta di lavoratori e sigle sindacali.

Sallonicco: Tensione a Sallonicco dove la polizia ha attaccato il grande corteo dividendolo in due tronconi. Gli scontri tra polizia e manifestanti sono tutt'ora in corso. Gruppi di manifestanti hanno risposto all'attacco della polizia con lancio di molotov.

Patrasso: Largo uso di agenti chimici da parte della celere greca, si registrano già vari arresti. Gli scontri sono diffusi per le viette del centro. Sono tutt'ora in fiamme vari cassonetti della spazzatura. Il corteo si sta adesso dirigendo verso il comando di polizia dove sono stati portati gli arrestati.
6 dicembre 2008 - 6 dicembre 2014 Sesto anniversario dell'omicidio di Alexis Grigoropoulos

Sei anni fa, nel quartiere di Exarchia, nel centro di Atene, veniva ucciso da un poliziotto Alexis Grigoropoulos, un giovane di 15 anni. Da quell'evento parti una rivolta che durò dei mesi e coinvolse tutta la Grecia e non solo. Centinaia di migliaia di persone presero parte a questa rivolta, le strade di Atene e di molte altre città vennero riempite di manifestanti che si ritrovavano con cadenza giornaliera. Le università, le scuole di ogni grado e numerosi comuni di città e paesi vennero occupate e furono la base per assemblee cittadine. Non si metteva in discussione solo la violenza della polizia, ma i fondamenti di una società marcia che reggeva se stessa basandosi sull'ingiustizia e la corruzione.
La morte di questo giovane svegliò le coscienze di migliaia e migliaia di persone che misero in discussione se stessi e la società in cui vivevano. Proprio da questo evento sono nati le assemblee di quartiere che sono ancora vive in molti quartieri di Atene e che hanno un ruolo fondamentale di organizzazione dal basso. Grazie a questi luoghi di ritrovo e di discussione sono nate esperienze fondamentali come il Parkaki (il giardino pubblico occupato e autogestito nel centro di Atene sottratto all'ennesima speculazione), le mense, gli ambulatori e le farmacie autogestite per i disoccupati, i centri di assistenza per gli immigrati etc..

Sono passati 6 anni da quel giorno. In questo periodo la Grecia è molto cambiata. Tutti i governi che si sono susseguiti hanno solamente accentuato quell'ingiustizia e quello schifo che già sei anni prima avevano causato la rivolta. La crisi economica ha rafforzato la corruzione e le disuguaglianze e con esse la violenza della polizia.
L'attuale governo è solo l'ultimo responsabile di questa catastrofe che sta vivendo la Grecia. Sa di avere le ore contate, ma questo, come un cinghiale ferito, non fa che renderlo più aggressivo e disposto a tutto. In maniera organizzata e pianificata sta provocando la morte di Nikos Romanos, il giovane di 21 anni a cui esattamente sei anni fa ha ucciso il suo migliore amico (Alexis Grigoropoulos). Adesso, incurante dello schifo che sta provocando Samaras continua dritto per la sua strada, degno della più ottusa ideologia fascista. Cerca di salvarsi giocando la carta del caos e della violenza e se da una parte provoca la rivolta dall'altra ne paventa la feroce repressione.

Da ieri sono vietate tutte le manifestazioni nel centro di Atene. Il divieto comprende un'area ancora più grande di quando la cancelliera Angela Merkel venne in visita nella capitale greca. Solo nel centro di Atene sono schierati in forma permanente 8000 poliziotti in assetto antisommossa. Ieri sono già stati arrestati 40 studenti per non aver rispettato il divieto. Numerose facoltà universitarie sono occupate ad Atene, Sallonicco e Creta. Anche i comuni di varie città sparse su tutto il territorio si trovano al momento in stato di occupazione. Centinaia e centinaia sono le dichiarazioni di solidarietà che arrivano a Nikos Romanos da parte di unioni di lavoratori, assemblee, sindacati, centri sociali, occupazioni e da tantissima gente comune stanca di vivere in questo regime.

giovedì 4 dicembre 2014

Nikos Romanos, anarchico greco in sciopero della fame da 25 giorni.


Nikos Romanos è un giovane anarchico di 21 anni che da 25 giorni sta attuando lo sciopero della fame, adesso si trova in gravissime condizioni ricoverato in un ospedale di Atene. Nel paese c’è una forte tensione e la Grecia si trova ancora una volta sull’orlo di una rivolta. Sono tantissime le azioni di solidarietà che vengono attuate in tutto il paese da gruppi e persone molto diversi fra di loro.


Lo sciopero della fame che Nikos e altri tre detenuti stanno portando avanti è una protesta per un diritto negato. Durante la sua detenzione Nikos è riuscito a passare un esame difficile per accedere all’università. Questo esame si chiama Panellinies e viene sostenuto da tutti gli studenti delle scuole medie superiori, in base al punteggio ottenuto in questo esame e alle scelte dello studente viene assegnata la facoltà universitaria. Secondo la legge Greca, un detenuto ha il diritto di chiedere ed ottenere permessi speciali per motivi di studio. Questi permessi gli sono stati negati. Nikos Romanos è di fatto agli arresti per rapina e in attesa del processo ma viene trattato da terrorista e quindi gli viene assegnato un trattamento diverso dagli altri. Questo è il motivo per cui gli è stato negato il diritto di seguire l’università. Questo ragazzo sta mettendo in gioco la propria vita per combattere una battaglia impari contro questo stato becero e bigotto.


Detto questo, saranno in molti i lettori che si stanno domandando se tutto ciò conviene al governo Samaras? Un governo che è già ai minimi storici della propria popolarità.
Perché ne hanno fatto una questione di principio? Non gli costerebbe niente concedere a Nikos il diritto di frequentare l’università. È  una persona sola e sarebbe facilmente controllabile. Le possibilità che usi il proprio permesso di studio per scappare sono nulle.
Allora cosa c’è dietro a questa storia?
Per capire come un governo “democratico” possa trarre vantaggio dalla morte per fame di un prigioniero politico, bisogna capire il contesto in cui si sta muovendo.
Nikos Romanos fu arrestato nel febbraio del 2013 e da allora è in prigione accusato di rapina.
Il suo arresto ebbe un gran risalto sulla stampa greca ed estera. Nikos Romanos venne arrestato insieme ad altre tre persone a seguito di un tentativo di rapina ad una banca di Kosani, nel nord della Grecia. Immediatamente dopo l’arresto, furono torturati e picchiati selvaggiamente dagli agenti del posto di polizia in cui vennero portati. Le foto dei loro volti tumefatti e resi irriconoscibili dalle percosse fecero velocemente il giro del mondo.


In quel posto di polizia si era evidentemente passato il limite. In un sistema che si autodefinisce democratico questa cosa sarebbe stata una cosa di cui vergognarsi, una zona d’ombra del diritto, una sconfitta della giustizia e invece venne rivendicata dal governo come atto di giustizia. Le foto dei loro volti tumefatti furono fatte circolare su giornali e televisione come se tutto ciò fosse la naturale conseguenza dell’arresto. Qualcuno nel governo aveva un interesse specifico nel diffondere queste immagini. Mostrarle significava trasmettere una sensazione di terrore, un aperta dichiarazione di accettazione di questa prassi violenta. Di questi atti di tortura che vengono perpetrati dalle forze dell’ordine ne abbiamo notizia in tutti gli stati detti democratici, la differenza è che in molti casi i poliziotti stessi cercano di nasconderli, di non farli sapere. Non potrei dire se nel momento in cui picchiavano e torturavano questi quattro ragazzi i poliziotti avessero un piano prestabilito, mentre invece sono sicuro che le foto vennero usate sui mezzi di informazione per comunicare apertamente che un vuoto di democrazia e di diritto sarebbe stato da allora in poi più che tollerato dalle istituzioni democratiche greche.


Due dei quatto ragazzi arrestati. A destra Nikos Romanos. 
In queste condizioni furono fotografati dopo l’interrogatorio della polizia.
Era il febbraio del 2013, la Grecia era già cambiata radicalmente. I provvedimenti del governo avevano già ridotto un consistente parte del popolo greco in miseria. Con queste foto di volti tumefatti pubblicizzava di fatto il “nuovo ordine”, proprio quel nuovo ordine fatto di violenza e fascismo che pochi mesi dopo sarebbe stato un rischio per tutti. Chiunque avrebbe osato ribellarsi ai provvedimenti barbari del governo avrebbe dovuto vedersela con quel tipo di giustizia.
Ma la storia di Nikos Romanos non inizia in quel febbraio del 2013. Nikos era il migliore amico di Alexis Grigoropoulos, il giovane di quindici anni che venne ucciso da un colpo di pistola esploso da un agente di polizia nel quartiere di Exarchia, nel centro di Atene. Nikos quel tragico giorno era insieme ad Alexis e furono proprio le sue braccia a sostenere l’amico in punto di morte. Questo è l’inizio, da qui bisogna cominciare se vogliamo capire la storia di Nikos. Aveva quindici anni ed era il 6 dicembre del 2008. L’omicidio di Alexis Grigoropoulos scateno una rivolta che durò per mesi, le scuole di ogni grado furono occupate e con cadenza giornaliera le strade di Atene e di molte altre città della Grecia furono affollate da grossi cortei di protesta.
Il braccio armato dello stato aveva sparato colpendo un giovane di quindici anni, uno solo cadde a terra morto, mentre in centinaia di migliaia vennero feriti profondamente. Un intera generazione di giovani ha capito improvvisamente che si poteva morire per niente, in un giorno qualsiasi, in un posto qualsiasi.
Nel 2008 non si parlava neanche di crisi, c’era il governo Karamanlis di Nea Dimokratia e i suoi analisti economici dicevano che fortunatamente la Grecia era stata presa di “striscio” dalla crisi economica mondiale. Quel 6 dicembre ha segnato una svolta, molte cose sono cambiate. Gli episodi di violenza da parte della polizia si sono moltiplicati e con essi l’impunità di cui hanno sempre goduto. Una generazione di giovani è cresciuta osservando questo fenomeno crescente di fascismo e autoritarismo che si andava sempre più rafforzando. Non solo i giovani, tutti coloro che si trovavano a partecipare ad una manifestazione si rendevano conto che l’atteggiamento della polizia era cambiato. C’é qualcosa di ideologico, di malato, di marcio. Sembra che si muovano comandati da un odio personale nei confronti di chi scendeva in piazza. Di atrocità compiute dalla polizia greca ne abbiamo viste tantissime in questi anni, abbiamo visto agenti in divisa tirare pietre sui manifestanti, investire intenzionalmente persone con le motociclette, bastonare persone invalide sulla carrozina e picchiare donne in evidente stato di gravidanza etc… La vita di molte persone che sono state arrestate durante le manifestazioni è stata rovinata da denunce false fatte da poliziotti che hanno caricato di reati chiunque ha avuto la sciagura di essere fermato. Poco importa se poi verranno confermate o smentite in fase di giudizio, ai poliziotti non succede mai niente anche se affermano il falso, le loro vittime finiscono in prigione e li aspettano per mesi il processo. Tant’è vero che questa prassi della polizia è usata sistematicamente come arma repressiva.
Ma la violenza più grossa è compiuta dalle istituzioni dello stato che non hanno voluto punire mai nessuno dando così il loro tacito sostegno a questa spirale di violenza e fascismo. Solo dopo l’omicidio di Pavlos Fissas, improvvisamente il governo ha “scoperto” i fitti rapporti collaborativi tra polizia, giudici e nazisti di Chrisi Avghi, questo non perché hanno minimamente a cuore la giustizia o la democrazia, ma perché in quel momento il governo di Nea Dimokratia-Pasok potevano trarne vantaggio. Ovviamente tutta l’operazione “giustizia” è stata piuttosto mediatica, in sostanza non è cambiato niente come possiamo costatare ogni giorno.


Intanto ogni memorandum che la Troika ha imposto alla Grecia sarebbe dovuto essere l’ultimo e invece il popolo greco (compreso l’elettorato di Nea Dimokratia) scopre puntualmente che si tratta del penultimo e che sempre c’è qualcosa di peggiorativo delle condizioni precedenti. Da anni viviamo nell’anno dell’uscita della crisi, uscita che di fatto sembra ogni giorno più improbabile. La disoccupazione aumenta di pari passo alla miseria e anche i più fanatici del governo hanno iniziato a perdere la fiducia in esso. Come in ogni “democrazia” si va avanti e poco importa se l’attuale governo non rappresenta ormai che pochissimi elettori, gli interessi economici in gioco sono enormi, il governo sta vendendo ad amici e parenti i pezzi migliori della Grecia a prezzi irrisori. Tutti i parlamentari che sono adesso al governo sanno che questa sarà la loro ultima occasione di sedere su quelle poltrone, se cade questa maggioranza è finita per sempre. Per questo il governo va avanti, sono importanti tutti i giorni, anche le ore. L’attività è frenetica, ogni giorno passano un numero di provvedimenti incredibili. E così sarebbe se non ci fosse un “fatto tecnico” che mette in serio pericolo il governo. Tra pochi mesi vi sarà il rinnovo della più alta carica dello stato, il Presidente della Democrazia, per eleggere il proprio candidato, il governo ha bisogno di due terzi del parlamento che sono circa 180 voti, ovvero di più della maggioranza attuale. Questi voti sembrano impossibili da raggiungere per il governo Samaras e quindi cadrà per una questione tecnica prima della fine del proprio mandato.
Questo sarebbe un evento bellissimo per il popolo greco ma drammatico per la Troika che vedrebbe sparire i suoi più umili servitori, Samaras e Venizellos.
Intanto il Syriza, il maggiore partito di opposizione diventa ogni giorno più grande e nei sondaggi ha sorpassato ampiamente il governo. Grazie alla propria politica, ma soprattutto alla pessima politica del governo è riuscito ad attrarre le simpatie di gran parte dell’elettorato. Se non vi fosse la “speranza syriza” in Grecia sarebbe già scoppiata la rivolta. Quindi nel caso si andasse ad elezioni anticipate sarebbe pressoché impossibile che l’attuale governo venga riconfermato.
Che cosa resta come ultima carta da giocare al governo Samaras?
La carta del caos, della violenza e della repressione, dello stato di emergenza legato ai disordini sociali.
Ci ha già provato una volta, con l’omicidio di Pavlos Fissas, dove si verifico un’ottima collaborazione tra fascisti e polizia e se non fosse stato per l’arresto accidentale e totalmente fuori programma dell’assassino forse sarebbe esplosa in quel momento la rivolta contro questa dittatura democratica.
Per questo penso che il governo non cederà e porterà questa tragica storia fino alle inevitabili conseguenze con la speranza di poter reprimere con la solita violenza fascista le proteste per questo ennesimo assassinio di stato. Cercherà cioè di creare un clima di tensione e di emergenza dove sia possibile interrompere e deviare il normale andamento delle cose. Poi com’è già stato fatto altre volte accuserà il Syriza di contiguità con il terrorismo e con le rivolte di piazza nella speranza di frenarne l’ascesa.
Il diritto negato a Nikos è emblematico di una situazione che va avanti da anni, lo stato e il governo sono così marci che non riescono neanche ad applicare delle leggi che loro stessi hanno scritto ed è così che coloro che stanno compiendo la più grossa e ingiusta rapina della storia verso milioni di persone cercano di salvare la propria poltrona giocando con la vita di un rapinatore principiante. Usare gli anarchici come carne da macello per legittimare i propri piani eversivi è una prassi vecchia dello stato e dei governi, un classico che sembra non passare mai di moda. Spesso l’abbiamo vista in passato anche in Italia, solo per fare un esempio vi ricordo di piazza Fontana, di Pinelli e di Valpreda. Intanto, come tanti altri di quella disperata generazione, Nikos sente che non ha più niente da perdere, gli è stata rapinata la gioventù, gli è stato negato il presente e rubato il futuro. Lo stato gli ha ucciso il suo migliore amico e svuotato la vita di tutte quelle cose che la rendono bella e vivibile e adesso vorrebbe pulirsi la coscienza imponendoli l’ennesima tortura, l’alimentazione forzata.





giovedì 20 novembre 2014

« Che paese è questo, che devi aver paura della polizia?» 

  

« Che paese è questo, che devi aver paura della polizia?» È questo il commento di Ni Ls, studente tedesco che si trova in Grecia grazie ad un programma Erasmus di scambio di studenti tra università. Si trovava come tanti alla manifestazione del 17 novembre, era solo ad un angolo tra due strade, il suo volto era scoperto. A visto avvicinarsi i poliziotti e per dimostrare la propria inoffensività ha alzato le mani. È stato sbattuto in terra ed in vari poliziotti lo hanno massacrato di botte. Cosa aveva fatto? Niente. Una vittima come tante della pazzia collettiva delle così dette "forze dell'ordine". Adesso il suo commento e la sua foto stanno facendo il giro della rete.
Non è stato il solo ad essere attaccato dalla polizia senza alcun motivo. Tra i tanti spiccano i due inviati del giornale VICE sono stati aggrediti mentre svolgevano il proprio lavoro. Il fotografo è stata attaccata dalla celere (MAT) e il giornalista è stato invece picchiato dalle forze DELTA (un reparto della polizia che si muove in moto). Numerose sono inoltre le segnalazioni di danneggiamenti a cose e vetri rotti nei palazzi del quartiere Exarchia dove la manifestazione è terminata. Tutti danni provocati direttamente dalla polizia, di questi danni vi sono spesso anche video.
Questi episodi di inaudita violenza sono sempre più frequenti. Dal governo c'è solo da aspettarsi il solito e laconico "massima fiducia nell'operato delle forze dell'ordine". Quando in qualche caso eclatante di violenza, ripreso da varie telecamere i vertici della polizia si sono trovati alle strette si sono giustificati dicendo: "ci sono alcune mele marce". Se fossero solo delle "mele marce" sarebbe il primo interesse della polizia isolarle, invece appare con gran evidenza che si tratta di un modo di fare molto in voga tra gli uomini di polizia.
Quando in una cesta di mele quelle marce superano di gran lunga quelle buone, converrebbe buttare nell'immondizia tutta la cesta...

17 Novembre 1973. I carri armati del Regime dei Colonnelli invadono il Politecnio di Atene. 
A più di quaranta anni di distanza questa manifestazione non ha perso il suo significato.

Come ogni 17 novembre anche quest'anno, migliaia di manifestanti hanno voluto ricordare il tragico giorno di 41 anni fa, quando i carri armati della "Dittatura dei Colonnelli" sfondarono i cancelli del Politecnio di Atene dove gli studenti si erano riuniti in un'occupazione di protesta contro il regime.
Numerosi furono i morti in quel venerdì 17 novembre del 1973, l'esercito e la polizia sparavano per le strade presidiate dai mezzi pesanti.
Fu questo uno degli episodi più agghiaccianti della "Dittatura dei Colonnelli". Questo episodio, probabilmente, venne ripreso da una finestra dell'Istituto Italiano di Cultura che si trova davanti al Politecnio e a quei cancelli tristemente noti. Anche grazie a queste immagini, gli orrori della dittatura greca furono sotto gli occhi di tutto il mondo. Fu questa la prima crepa di un regime che di li a pochi mesi più tardi sarebbe caduto.
Da 41 anni, ogni 17 novembre in migliaia scendono in piazza non solo per ricordare le vittime di quel giorno, ma per rinnovare un appuntamento annuale, un momento di riflessione collettiva su cosa significa ancora la parola libertà.
Negli anni questo appuntamento ha preso significati diversi, attualizzandosi e prendendo nuove parole d'ordine.
Nal 1985 proprio in questa manifestazione un poliziotto uccise un ragazzo di quindici anni che si chiamava Michalis Kaltesas. A seguito di alcuni tafferugli, mentre si stava allontanando, questo giovane venne raggiunto da un colpo mortale esploso da un agente. Quell'anno fu il primo anno dopo la dittatura in cui vennero di nuovo usati lacrimogeni durante una manifestazione. La televisione per la prima volta, e da li in poi, si specializzo nel racconto di un'altra realtà. Chi era presente alla manifestazione conosceva una cosa e chi stava a casa e guardava la televisione ne conosceva un'altra. Totalmente diversa.
Erano gli anni dei socialisti del PASOK, si andava creando un nuovo ordine e dei nuovi equilibri post dittatoriali. Il poliziotto che uccise Michalis Kaltesas venne assolto.
A partire da quell'anno la manifestazione del 17 novembre è sempre stata segnata da scontri più o meno importanti. 
Molte volte ha avuto una valenza pacifista e contro l'uso della forza militare, altre volte, una valenza sindacale legata ai diritti lavorativi. Nel torpore degli anni novanta è sembrato, per alcuni, una ricorrenza inutile che portava il ricordo su fatti vecchi e superati.
Dopo l'assassinio del giovane Alexis Grigoropoulos, avvenuto nel dicembre del 2008 sempre per mano di un poliziotto, la manifestazione del 17 novembre ha preso valenza anti-autoritaria.
In questi ultimi anni, questo appuntamento ha ripreso un grande valore di difesa della democrazia e contro ogni dittatura, sia questa vecchio stile come quella dei "Colonnelli", o nelle nuove versioni neo-liberiste, televisive, dell'austerity, del memorandum, dell'azzeramento dei diritti lavorativi, etc..
Il tracollo economico della Grecia non ha solo portato un impoverimento generale del proprio popolo, ma ha innescato di nuovo delle dinamiche sociali basate sul fascismo, sulla negazione dei valori democratici e sulla violenza. Questo è ogni giorno più evidente. Il governo ha deliberatamente alimentato la vocazione autoritaria e violenta del corpo della polizia, ha lasciato che i nazisti di Chrisi Avghi si infiltrassero nelle istituzioni dello stato. L'impunità di cui da anni godono i poliziotti in Grecia gli esorta e gli spinge ogni volta ha passare il limite raggiunto la volta precedente. Ogni manifestazione si contano innumerevoli episodi antidemocratici perpetrati dalle "forze dell'ordine", che portano a pestaggi, menomazioni fisiche permanenti di manifestanti, arresti e torture. Non è ben chiaro se ciò che fanno è dettato direttamente dal ministero degli interni o se è una libera interpretazione dei poliziotti stessi che al ministero dell'interno va più che bene.
Di fatto, è evidente che in molti, all'interno della polizia hanno confuso il proprio "modus operandi" e non sanno più come si devono comportare, è cosi che il ruolo del poliziotto si confonde con quello del fascista. In molti non distinguono più la differenza di comportamento che dovrebbe esserci tra quando sono al lavoro ed indossano una divisa e quando sono a spasso con i propri amici.
In ogni manifestazione viene deliberatamente creato dalla polizia un clima di tensione e di sciacallaggio delle più basilari regole civili e democratiche, in ogni manifestazione si vive un pezzo di quella "Dittatura dei Colonnelli" che evidentemente non è ancora stata sepolta.
Bande di poliziotti in moto percorrono le strade e i vicoli dei quartieri a elevata velocità, urlando e offendendo i passanti, poi, quando decidono che il punto è buono, scendono dalle loro moto e picchiano chiunque si trovi a tiro. Questo è un comportamento che evidentemente non ha niente a che fare con il mantenimento dell'ordine pubblico, direi che invece rappresenta proprio il contrario. Progressivamente, in pochi anni, la polizia si è adeguata all'anti - democratizzazione imposta dell'attuale governo...e su questo punto devo riconoscerle una vera professionalità! Il loro comportamento è spesso paragonabile a quello di un pullman di tifosi scatenati che si ferma a razziare un autogrill sull'autostrada.
Nel video qui sotto, un commerciante difende la propria attività dal passaggio della polizia, un dipendente viene fermato e picchiato perché si oppone al FURTO DI UNA CASSA DI ACQUA da parte di un agente delle forze dell'ordine. 

martedì 28 ottobre 2014

28 ottobre. Oggi in Grecia si festeggia il giorno dell'NO!

Oggi in Grecia si festeggia il giorno dell'NO. Questa parola che in greco si scrive "όχι" e che in italiano vuol dire "no", simboleggia, per molti greci, la vittoria sul fascismo italiano. Le origini di questa festa-ricorrenza risalgono infatti alla seconda guerra mondiale. Si riferiscono al "NO!" che venne detto da Metaxas a Mussolini, quando quest'ultimo andò a intimare a Metaxas (all'ora al potere in Grecia) di arrendersi all'avanzata italiana e quindi alla conquista della Grecia da parte del nazi-fascismo. 
Raccontata così, in maniera sbrigativa, questo episodio può sembrare un atto eroico di resistenza e di antifascismo, in realtà le cose non andarono proprio in questo modo.
Il nazionalismo greco, che non ha certo un funzionamento differente da tutti gli altri nazionalismi, ha infatti provveduto ad annebbiare alcune parti della storia e ad esaltarne altre a suo favore. Il popolo greco si è veramente distinto per l’accanimento nel difendere il proprio paese, nonostante Metaxas avesse fatto un precedente lavoro per preparare il popolo greco all’ubbidienza e alla sottomissione fascista. Il suo intento fu vano e questo fu evidente nella ferma risposta popolare contro l’invasione.
Metaxas era infatti una persona che stimava e apprezzava il fascismo e che a quanto sembra avrebbe volentieri fatto parte dell'alleanza nazi-fascista, tant'è vero che nel 1936, quando divenne a tutti gli effetti dittatore della Grecia, fece una riforma dello stato modellandola su quella del fascismo italiano, proibendo i partiti, arrestando i comunisti, vietando gli scioperi e trattandoli come attività criminali e introducendo una diffusa censura di tutti i media.
Aveva infatti stretto una sorta di patto con il nazi-fascismo per l'invasione e la spartizione dell'Albania. Apprezzava e imitava tutto l'immaginario e l'estetica fascista, ad iniziare dai saluti romani fino alle idee di colonialismo ed espansione.
Il problema per Metaxas, e di conseguenza la famosa risposta "NO!" che fu detta a Mussolini e che ancora viene festeggiata, non fu ideologico: questo "NO" non si riferiva al rifiuto dell'ideologia fascista, ma alla sorpresa verso il tradimento dei patti presi precedentemente con il nazi-fascismo e che improvvisamente vennero disattesi. Metaxas sapeva inoltre che Hitler era contrario all'invasione della Grecia da parte dell'Italia, perché in questo modo Mussolini avrebbe preso troppo potere e l’Italia si sarebbe trovata in una posizione privilegiata nel controllo del Mediterraneo orientale. Metaxas si oppose quindi al fascismo inserendosi in una frattura di interessi creatasi tra Mussolini e Hitler. Le truppe greche furono indirizzate a combattere l'invasione italiana sul versante adriatico, dove riuscirano a contrapporsi in maniera efficace all’esercito italiano nonostante fossero in numero minore e male equipaggiate. Questo non fu però sufficiente a salvaguardare il territorio greco dall’invasione, infatti successivamente le forze armate tedesche occuparono il paese entrando dal fronte nord-est. 

Ancora oggi, nelle scuole di ogni grado, ad iniziare dagli asili, si festeggia il 28 ottobre, data di inizio della guerra ricordando il famoso "όχι". Le aule vengono addobbate con bandiere e immagini truci di militari armati di fucili e baionette e i bambini cantano canzoncine patriottiche alla presenza dei genitori. Tutto questo, purtroppo, avviene in una sorta di atmosfera simile al tifo calcistico dove è scarsissima o spesso inesistente ogni forma di riflessione su cosa significa fascismo, oppressione e guerra. Tutto il cerimoniale è basato sull’eroismo dei soldati greci, sull’esaltazione dell’atto militare e l’uso delle armi. Sulla figura storica di Metaxas e il ruolo che ha giocato nella politica interna del proprio paese non viene spesa una sola parola, la sua celebrazione come esempio da seguire è delegata ai fascisti greci, che lo ritengono ancora oggi un punto di riferimento.
Sarebbe molto più giusto festeggiare la lotta popolare per la libertà del proprio paese e la lotta ad ogni fascismo, sia esso italiano o greco. L'oppressione e la negazione della libertà di espressione non hanno bandiera o nazionalità, che siano perpetrate da un fascismo "made in italy" o da uno casalingo, non cambia molto la situazione.
Ovviamente, da quel giorno, da quel famoso "òχι", non c'è stato un solo governo che abbia avuto il minimo interesse ad alimentare una cultura libertaria e di vera opposizione al fascismo, sia quello ideologico e vecchio stile, sia quello moderno dello sfruttamento economico ed ecologico del pianeta. Tutto viene ridotto ad una festa nazional-popolare dove tra bandierine greche, sfilate congiunte di militari e studenti viene festeggiata la retorica della nazione e dello stato.
Questa retorica, questo nazionalismo che viene profuso in quantità nella società greca è ovviamente studiato, voluto e incentivato dai governi. Serve a sentirsi fieri ed eroici, grandi e potenti anche se si è senza lavoro, senza futuro, venduti e traditi dai propri governanti.
Voglio però raccontare anche un’altra cosa. Fortunatamente, come all’epoca di Metaxas, non sempre la propaganda e la retorica nazionalista hanno l’effetto voluto su tutto il popolo.
Da alcuni anni a questa parte, con l’avanzare della crisi economica, le parate del 28 ottobre si sono trasformate, per gli studenti e non solo, in un’occasione imperdibile per mandare affanculo le autorità e i rappresentanti del governo. Si sono registrati diversi casi in cui, quando gli studenti si trovano a distanza ravvicinata dalle rappresentanze governative, rivolgono loro dei gesti eloquenti e inequivocabilmente diversi dal saluto che invece avrebbero dovuto porgere secondo il rituale. Questi episodi di protesta hanno portato ad essere queste parate degli spettacoli blindati dalla polizia e rivolti ad un pubblico di quasi soli addetti ai lavori.
 Dalla parte dello stato non cambia niente. Sicuramente il primo ministro Samaras si dilungherà in discorsi che celebrano il "grecismo", la patria e l'onore che per molti è racchiuso in questo " òχι", cercando con questi discorsi di far dimenticare che il governo greco ha messo in vendita isole, spiagge, montagne e siti archeologici, questa volta non ci sarà nessuno tra coloro che sono al potere a dire "òχι" all'invasione delle multinazionali, allo sfruttamento della terra, del mare e delle risorse greche.
Oggi si marcia, si va avanti, tenendo una bandiera in mano, studenti e militari nella stessa parata sfilano e salutano le autorità che da un podio osservano lo spettacolo. Come ogni anno la Grecia si auto-celebra, ancora una volta festeggiando con una parata dalla chiara estetica fascista il "NO!" all’invasione fascista.

Francesco Moretti

giovedì 16 ottobre 2014

L’ΕΣΤΑΤ Istituto di Statistica Ufficiale Greco ha presentato il rapporto 2013.
Circa quattro milioni di Greci sono a rischio di povertà o esclusione sociale.

Definizione di Povertà Relativa: è un parametro che esprime la difficoltà economiche nella fruizione di beni e servizi, riferita a persone o ad aree geografiche, in rapporto al livello economico medio di vita dell'ambiente o della nazione.
Questo livello è individuato attraverso il consumo pro-capite o il reddito medio, ovvero il valore medio del reddito per abitante, quindi, la quantità di denaro di cui ogni cittadino può disporre in media ogni anno e fa riferimento a una soglia convenzionale adottata internazionalmente che considera povera una famiglia di due persone adulte con un consumo inferiore a quello medio pro-capite nazionale.
Definizione di Povertà Assoluta: indica l'incapacità di acquisire i beni e i servizi, necessari a raggiungere uno standard di vita minimo accettabile nel contesto di appartenenza.


La Grecia è un paese di circa 11 milioni di abitanti, gran parte di essi si trova concentrata ad Atene dove, includendo tutta l’area urbana, vengono stimati tra i quattro e i cinque milioni di abitanti.
Secondo le stime ufficiali dell’istituto di statistica greco ΕΣΤΑΤ (che sarebbe l’equivalente dell’ISTAT italiano), nel rapporto del 2013 (fatto sui dati del 2012) ovvero dopo solo un anno di “cura” da parte del governo, della Troika e del Fondo Monetario Internazionale, 892.763 famiglie si trovano sull’orlo della Povertà assoluta, si registra inoltre un’impennata della Povertà Infantile. Quattro famiglie su dieci non sono in grado di pagare il mutuo della casa, una su tre non può riscaldarsi.
Il 23,1% della popolazione greca vive in povertà, questa percentuale equivale a più di 2,5 milioni di greci, mentre la popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale ammonta a 3.903.800 persone. Questi dati agghiaccianti posizionano la Grecia in fondo alle graduatorie europee, preceduta solo dalla Bulgaria dove il rischio povertà è al 48%.
Per ogni paese europeo viene individuata una soglia di povertà diversa, infatti tale soglia è calcolata sulla base di molti fattori che sono diversi per ogni paese. In Grecia la soglia di povertà è 5.023 euro all'anno per persona e di 10.547 euro per le famiglie con due adulti e due figli a carico di età inferiore ai 14 anni. Questa fotografia della condizione della società greca scattata nel 2012  fissava la percentuale di povertà al 23,1%, è bene far notare che a quel momento il reddito medio annuo era di 9.303 euro pro capite e il reddito medio per famiglia di 16.170 euro e che questa percentuale del 23,1% era fissata calcolando coloro che avevano un reddito inferiore al 60% del reddito medio, quindi sotto la cifra di 5.581 euro annui.
Anche se non sono ancora disponibili i dati del 2013 (che saranno contenuti nel rapporto ΕΣΤΑΤ 2014), c’è da immaginarsi che la situazione sia ancora più tragica, infatti rispetto ad un anno fa è aumentata in maniera vertiginosa la disoccupazione, sia in generale che giovanile, portando la Grecia in testa alle graduatorie europee.
La pressione fiscale è ulteriormente aumentata con l’applicazione del “reddito fittizio” ovvero un redditto virtuale ed inesistente che il governo assegna ad ogni persona, sulla base di questo reddito si viene tassati. Solo per fare un esempio: ad una persona qualsiasi che detiene una partita iva, che non ha possedimenti di nessun tipo e che alla presentazione della denuncia dei redditi si trova con la propria attività lavorativa in perdita, viene assegnato un “reddito virtuale” di 3000 euro, non esistendo più nessuna aliquota, questo reddito fittizio viene tassato del 26%. Come se non bastasse viene richiesto anche un anticipo sulle tasse dell’anno successivo. Con questo meccanismo perverso, molte persone sono state costrette a chiudere la propria attività, trovandosi allo stesso tempo disoccupate, indebitate e ovviamente (in Grecia funziona così) senza assistenza sanitaria.
A pagare un prezzo altissimo per questa situazione sono i bambini, pensate che il 28,8% dei bambini in età da 0 a 17 anni si trova sulla soglia della povertà. La “Povertà Infantile” è superiore di 5,7 punti percentuale rispetto alla percentuale della povertà generale. Voglio ancora una volta richiamare l’attenzione del lettore sul fatto che questi dati tragici sono relativi ad un paese che si trova nel cuore dell’Europa e ricordare che un dato così alto di povertà infantile si porta dietro un corollario tragico di conseguenze che vanno dalla denutrizione (vi ricordo i casi di svenimenti nelle scuole) all’abbandono scolastico, dall’impossibilità di potersi curare adeguatamente al lavoro minorile etc…
Il rischio di povertà per le persone superiore a 65 anni è del 15,1% e si è ridotto di 2,1 punti percentuali rispetto al rapporto 2012. Molti giovani con famiglia sono completamente dipendenti dalle pensioni dei propri genitori, infatti la percentuale di persone che vive in famiglie dove nessuno lavora o dove lavorano meno di tre mesi l’anno è del 19,6% (della popolazione in età tra 18 e 59 anni) pari a 1.200.800 persone. Nel rapporto del 2012 era di 1.010.900 persone.
La situazione è ovviamente più tragica nelle grandi città, dove le possibilità di trovare un piccolo rimedio alla propria miseria sono limitate, ma anche nella provincia greca, in città piccole, con poche migliaia di abitanti la situazione è grave.
Io vivo in una città di circa 20.000 abitanti e tutte le famiglie dei miei amici hanno almeno un membro in età lavorativa che si trova al momento disoccupato. Τutte queste famiglie hanno almeno uno o due figli in età scolare.
Come sempre, i dati contenuti in questi rapporti annuali possono dare solo un’idea marginale di come sia la condizione reale, quando si parla di 23,1% di popolazione povera e di 35,7% di popolazione a rischio di povertà bisogna rendersi conto che spesso passare da un contenitore all’altro è molto facile e che migliaia di famiglie si trovavano al limite di questa soglia e che un semplice imprevisto economico può farle scivolare nella povertà. Inoltre, da tenere bene a mente è che i dati che abbiamo in mano e che commento in questo articolo sono del 2012, sono contenuti nel rapporto del 2013 e adesso ci troviamo a pochi mesi dalla fine del 2014. La situazione attuale è molto più drammatica di quanto appare in questo ultimo rapporto ΕΣΤΑΤ.
Sempre secondo il rapporto 2013, quattro su dieci famiglie non possono pagare il mutuo della propria abitazione, adesso molte di queste famiglie hanno già perso la casa di cui non erano in grado di pagare il mutuo nel 2012. Se nel rapporto basato sui dati del 2012 appare che una persona su quattro non può riscaldarsi durante l’inverno, vuol dire che adesso la situazione è ben più grave in quanto l’anno scorso sono state tolte gli sconti sociali sul petrolio da riscaldamento e i prezzi di quest’ultimo sono praticamente uguali a quello da trazione (che in Grecia è attualmente a 1.30 euro il litro, prezzo medio). Nell’inverno 2013 l’impossibilità di acquistare il petrolio da riscaldamento ha generato una vera e propria emergenza sanitaria nei centri urbani di tutta la Grecia. Migliaia di famiglie hanno iniziato a riscaldare le proprie casa con mezzi di fortuna, vecchie stufe a legna e caminetti sono diventati l’unica forma di riscaldamento in uso. Questo ha provocato un incremento del fumo che mischiato allo smog stazionava a basse quote nelle città provocando seri problemi respiratori.
Significativo è il dato contenuto nel rapporto e relativo al “benessere delle famiglie”. Secondo il dati raccolti dall’ΕΣΤΑΤ il 20,3% della popolazione vive in condizione di “deprivazione materiale”, ovvero non possono in nessun modo fare fronte a nessuna spesa straordinaria ma necessaria nell’ordine di circa 550 euro. Per chi fa parte della povertà assoluta la percentuale sale al 79,1% e per la povertà 39,1%.
L’ΕΣΤΑΤ tiene conto dell’accessibilità della popolazione a una lista di nove punti, sono servizi e beni essenziali. Nei rapporti dell’ΕΣΤΑΤ che vanno dal 2010 al 2013 ha osservato un aumento delle percentuali di coloro che non hanno accesso ad almeno quattro di questi punti. Nel 2010 era del 11,6%, nel 2011 di 15,2% e nel 2012 di 19,5% e nel rapporto 2013 è salita al 20,3%.
La lista dei nove punti comprende cose normali, che fanno la vita di tutti i giorni e che solo pochi anni fa erano alla portata di quasi tutti, come:
1) Pagamento di bollette (affitto o rata del mutuo, energia elettrica, acqua, gas, etc.. manutenzione ordinaria della casa.)
2) Disponibilità economica per una settimane di vacanza.
3) Disponibilità economica per l’acquisto di pollo, carne, pesce o legumi. Per il consumo di alimenti proteici un giorno ogni due.
4) Disponibilità economica per far fronte ad un'emergenza, (stimata in circa 550 €).
5) Spese telefoniche (fisso o mobile).
6) Spese per la TV.
7) Spese per lavatrice.
8) Spese per l'automobile.
9) Spese per riscaldare la propria abitazione.
Per rendersi conto di cosa sta succedendo in Grecia, di cosa significa essere “poveri” e di come le condizioni imposte da governo, Troika e Fondo Monetario Internazionale possano rapidamente cambiare le condizioni di accesso a beni e servizi ritenuti solo alcuni anni fa alla portata di tutti, basterà osservare i seguenti dati:
Quattro persone su dieci non ha nella propria dieta accesso a alimenti proteici almeno uno ogni due giorni.
Otto su dieci non possono rispondere ad un emergenza economica imprevista ma necessaria dell’ordine di 550 euro.
Cinque su dieci non possono riscaldarsi adeguatamente. (24,3% è la percentuale tra i non poveri)
Sei su dieci hanno enormi difficoltà a rispondere alle spese per il loro alloggio. (Quattro su dieci tra i non poveri)
Sei su dieci non hanno accesso alle forniture come acqua, luce, gas o vi accedono con enormi sforzi.
Sei su dieci hanno difficoltà nel gestire economicamente i bisogni ordinari mensili o settimanali.


Mi fermo qui. Mi sembra che il quadro sia chiaro. Questa è la situazione drammatica in cui versano milioni di persone in Grecia. Anche se i dati precisi di come stanno andando le cose quest’anno li sapremo solo nel 2014, vi posso assicurare che saranno peggiori di questi rilevati nel 2012. Solo il primo ministro Samaras riesce a vedere in tutto questo una “Success story” e ha pure il coraggio di andare in giro per il mondo a dire che la Grecia è ormai in uscita dalla crisi grazie all’austerity. Tutte le previsioni in positive fatte dal governo e dalla Troika si sono rivelate inattendibili e false. Il ritorno della Grecia sui mercati è stato sventolato come successo del governo e della Grecia.
Proprio ieri abbiamo assistito al nuovo crollo della borsa e al rialzo dello spread, che cosa ci aspetta ancora?


Francesco Moretti