Questo blog vuole informare su come e quanto sta cambiando la vita di tutti i giorni in Grecia. L'intervento del Fondo Monetario Internazionale, BCE e dell'Unione Europea sta riducendo la Grecia a un paese in cui sarà difficile vivere. Non sono un giornalista e su questo blog voglio raccontare la vita di tutti i giorni, la mia esperienza diretta di come siamo costretti a "sopravvivere in grecia".

Alla pagina dei video di questo blog puoi vedere il nuovo documentario CATASTROIKA con sottotitoli in Italiano e il documentario DEBTOCRACY International Version con sottotitoli in inglese. Molto consigliato è anche la video intervista di Monica Benini "La guerra in Europa" che spiega benissimo ciò che sta succedendo alla Grecia. Nuovo video interessantissimo Fascismo inc anche questo in italiano. Seguendo questo link si possono ascoltare una serie di interventi andati in onda su Radio 2 Rai sul tema musicale Rebetiko, tra gli interventi, oltre alla musica si parla di storia, politica ed economia.

martedì 28 ottobre 2014

28 ottobre. Oggi in Grecia si festeggia il giorno dell'NO!

Oggi in Grecia si festeggia il giorno dell'NO. Questa parola che in greco si scrive "όχι" e che in italiano vuol dire "no", simboleggia, per molti greci, la vittoria sul fascismo italiano. Le origini di questa festa-ricorrenza risalgono infatti alla seconda guerra mondiale. Si riferiscono al "NO!" che venne detto da Metaxas a Mussolini, quando quest'ultimo andò a intimare a Metaxas (all'ora al potere in Grecia) di arrendersi all'avanzata italiana e quindi alla conquista della Grecia da parte del nazi-fascismo. 
Raccontata così, in maniera sbrigativa, questo episodio può sembrare un atto eroico di resistenza e di antifascismo, in realtà le cose non andarono proprio in questo modo.
Il nazionalismo greco, che non ha certo un funzionamento differente da tutti gli altri nazionalismi, ha infatti provveduto ad annebbiare alcune parti della storia e ad esaltarne altre a suo favore. Il popolo greco si è veramente distinto per l’accanimento nel difendere il proprio paese, nonostante Metaxas avesse fatto un precedente lavoro per preparare il popolo greco all’ubbidienza e alla sottomissione fascista. Il suo intento fu vano e questo fu evidente nella ferma risposta popolare contro l’invasione.
Metaxas era infatti una persona che stimava e apprezzava il fascismo e che a quanto sembra avrebbe volentieri fatto parte dell'alleanza nazi-fascista, tant'è vero che nel 1936, quando divenne a tutti gli effetti dittatore della Grecia, fece una riforma dello stato modellandola su quella del fascismo italiano, proibendo i partiti, arrestando i comunisti, vietando gli scioperi e trattandoli come attività criminali e introducendo una diffusa censura di tutti i media.
Aveva infatti stretto una sorta di patto con il nazi-fascismo per l'invasione e la spartizione dell'Albania. Apprezzava e imitava tutto l'immaginario e l'estetica fascista, ad iniziare dai saluti romani fino alle idee di colonialismo ed espansione.
Il problema per Metaxas, e di conseguenza la famosa risposta "NO!" che fu detta a Mussolini e che ancora viene festeggiata, non fu ideologico: questo "NO" non si riferiva al rifiuto dell'ideologia fascista, ma alla sorpresa verso il tradimento dei patti presi precedentemente con il nazi-fascismo e che improvvisamente vennero disattesi. Metaxas sapeva inoltre che Hitler era contrario all'invasione della Grecia da parte dell'Italia, perché in questo modo Mussolini avrebbe preso troppo potere e l’Italia si sarebbe trovata in una posizione privilegiata nel controllo del Mediterraneo orientale. Metaxas si oppose quindi al fascismo inserendosi in una frattura di interessi creatasi tra Mussolini e Hitler. Le truppe greche furono indirizzate a combattere l'invasione italiana sul versante adriatico, dove riuscirano a contrapporsi in maniera efficace all’esercito italiano nonostante fossero in numero minore e male equipaggiate. Questo non fu però sufficiente a salvaguardare il territorio greco dall’invasione, infatti successivamente le forze armate tedesche occuparono il paese entrando dal fronte nord-est. 

Ancora oggi, nelle scuole di ogni grado, ad iniziare dagli asili, si festeggia il 28 ottobre, data di inizio della guerra ricordando il famoso "όχι". Le aule vengono addobbate con bandiere e immagini truci di militari armati di fucili e baionette e i bambini cantano canzoncine patriottiche alla presenza dei genitori. Tutto questo, purtroppo, avviene in una sorta di atmosfera simile al tifo calcistico dove è scarsissima o spesso inesistente ogni forma di riflessione su cosa significa fascismo, oppressione e guerra. Tutto il cerimoniale è basato sull’eroismo dei soldati greci, sull’esaltazione dell’atto militare e l’uso delle armi. Sulla figura storica di Metaxas e il ruolo che ha giocato nella politica interna del proprio paese non viene spesa una sola parola, la sua celebrazione come esempio da seguire è delegata ai fascisti greci, che lo ritengono ancora oggi un punto di riferimento.
Sarebbe molto più giusto festeggiare la lotta popolare per la libertà del proprio paese e la lotta ad ogni fascismo, sia esso italiano o greco. L'oppressione e la negazione della libertà di espressione non hanno bandiera o nazionalità, che siano perpetrate da un fascismo "made in italy" o da uno casalingo, non cambia molto la situazione.
Ovviamente, da quel giorno, da quel famoso "òχι", non c'è stato un solo governo che abbia avuto il minimo interesse ad alimentare una cultura libertaria e di vera opposizione al fascismo, sia quello ideologico e vecchio stile, sia quello moderno dello sfruttamento economico ed ecologico del pianeta. Tutto viene ridotto ad una festa nazional-popolare dove tra bandierine greche, sfilate congiunte di militari e studenti viene festeggiata la retorica della nazione e dello stato.
Questa retorica, questo nazionalismo che viene profuso in quantità nella società greca è ovviamente studiato, voluto e incentivato dai governi. Serve a sentirsi fieri ed eroici, grandi e potenti anche se si è senza lavoro, senza futuro, venduti e traditi dai propri governanti.
Voglio però raccontare anche un’altra cosa. Fortunatamente, come all’epoca di Metaxas, non sempre la propaganda e la retorica nazionalista hanno l’effetto voluto su tutto il popolo.
Da alcuni anni a questa parte, con l’avanzare della crisi economica, le parate del 28 ottobre si sono trasformate, per gli studenti e non solo, in un’occasione imperdibile per mandare affanculo le autorità e i rappresentanti del governo. Si sono registrati diversi casi in cui, quando gli studenti si trovano a distanza ravvicinata dalle rappresentanze governative, rivolgono loro dei gesti eloquenti e inequivocabilmente diversi dal saluto che invece avrebbero dovuto porgere secondo il rituale. Questi episodi di protesta hanno portato ad essere queste parate degli spettacoli blindati dalla polizia e rivolti ad un pubblico di quasi soli addetti ai lavori.
 Dalla parte dello stato non cambia niente. Sicuramente il primo ministro Samaras si dilungherà in discorsi che celebrano il "grecismo", la patria e l'onore che per molti è racchiuso in questo " òχι", cercando con questi discorsi di far dimenticare che il governo greco ha messo in vendita isole, spiagge, montagne e siti archeologici, questa volta non ci sarà nessuno tra coloro che sono al potere a dire "òχι" all'invasione delle multinazionali, allo sfruttamento della terra, del mare e delle risorse greche.
Oggi si marcia, si va avanti, tenendo una bandiera in mano, studenti e militari nella stessa parata sfilano e salutano le autorità che da un podio osservano lo spettacolo. Come ogni anno la Grecia si auto-celebra, ancora una volta festeggiando con una parata dalla chiara estetica fascista il "NO!" all’invasione fascista.

Francesco Moretti

giovedì 16 ottobre 2014

L’ΕΣΤΑΤ Istituto di Statistica Ufficiale Greco ha presentato il rapporto 2013.
Circa quattro milioni di Greci sono a rischio di povertà o esclusione sociale.

Definizione di Povertà Relativa: è un parametro che esprime la difficoltà economiche nella fruizione di beni e servizi, riferita a persone o ad aree geografiche, in rapporto al livello economico medio di vita dell'ambiente o della nazione.
Questo livello è individuato attraverso il consumo pro-capite o il reddito medio, ovvero il valore medio del reddito per abitante, quindi, la quantità di denaro di cui ogni cittadino può disporre in media ogni anno e fa riferimento a una soglia convenzionale adottata internazionalmente che considera povera una famiglia di due persone adulte con un consumo inferiore a quello medio pro-capite nazionale.
Definizione di Povertà Assoluta: indica l'incapacità di acquisire i beni e i servizi, necessari a raggiungere uno standard di vita minimo accettabile nel contesto di appartenenza.


La Grecia è un paese di circa 11 milioni di abitanti, gran parte di essi si trova concentrata ad Atene dove, includendo tutta l’area urbana, vengono stimati tra i quattro e i cinque milioni di abitanti.
Secondo le stime ufficiali dell’istituto di statistica greco ΕΣΤΑΤ (che sarebbe l’equivalente dell’ISTAT italiano), nel rapporto del 2013 (fatto sui dati del 2012) ovvero dopo solo un anno di “cura” da parte del governo, della Troika e del Fondo Monetario Internazionale, 892.763 famiglie si trovano sull’orlo della Povertà assoluta, si registra inoltre un’impennata della Povertà Infantile. Quattro famiglie su dieci non sono in grado di pagare il mutuo della casa, una su tre non può riscaldarsi.
Il 23,1% della popolazione greca vive in povertà, questa percentuale equivale a più di 2,5 milioni di greci, mentre la popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale ammonta a 3.903.800 persone. Questi dati agghiaccianti posizionano la Grecia in fondo alle graduatorie europee, preceduta solo dalla Bulgaria dove il rischio povertà è al 48%.
Per ogni paese europeo viene individuata una soglia di povertà diversa, infatti tale soglia è calcolata sulla base di molti fattori che sono diversi per ogni paese. In Grecia la soglia di povertà è 5.023 euro all'anno per persona e di 10.547 euro per le famiglie con due adulti e due figli a carico di età inferiore ai 14 anni. Questa fotografia della condizione della società greca scattata nel 2012  fissava la percentuale di povertà al 23,1%, è bene far notare che a quel momento il reddito medio annuo era di 9.303 euro pro capite e il reddito medio per famiglia di 16.170 euro e che questa percentuale del 23,1% era fissata calcolando coloro che avevano un reddito inferiore al 60% del reddito medio, quindi sotto la cifra di 5.581 euro annui.
Anche se non sono ancora disponibili i dati del 2013 (che saranno contenuti nel rapporto ΕΣΤΑΤ 2014), c’è da immaginarsi che la situazione sia ancora più tragica, infatti rispetto ad un anno fa è aumentata in maniera vertiginosa la disoccupazione, sia in generale che giovanile, portando la Grecia in testa alle graduatorie europee.
La pressione fiscale è ulteriormente aumentata con l’applicazione del “reddito fittizio” ovvero un redditto virtuale ed inesistente che il governo assegna ad ogni persona, sulla base di questo reddito si viene tassati. Solo per fare un esempio: ad una persona qualsiasi che detiene una partita iva, che non ha possedimenti di nessun tipo e che alla presentazione della denuncia dei redditi si trova con la propria attività lavorativa in perdita, viene assegnato un “reddito virtuale” di 3000 euro, non esistendo più nessuna aliquota, questo reddito fittizio viene tassato del 26%. Come se non bastasse viene richiesto anche un anticipo sulle tasse dell’anno successivo. Con questo meccanismo perverso, molte persone sono state costrette a chiudere la propria attività, trovandosi allo stesso tempo disoccupate, indebitate e ovviamente (in Grecia funziona così) senza assistenza sanitaria.
A pagare un prezzo altissimo per questa situazione sono i bambini, pensate che il 28,8% dei bambini in età da 0 a 17 anni si trova sulla soglia della povertà. La “Povertà Infantile” è superiore di 5,7 punti percentuale rispetto alla percentuale della povertà generale. Voglio ancora una volta richiamare l’attenzione del lettore sul fatto che questi dati tragici sono relativi ad un paese che si trova nel cuore dell’Europa e ricordare che un dato così alto di povertà infantile si porta dietro un corollario tragico di conseguenze che vanno dalla denutrizione (vi ricordo i casi di svenimenti nelle scuole) all’abbandono scolastico, dall’impossibilità di potersi curare adeguatamente al lavoro minorile etc…
Il rischio di povertà per le persone superiore a 65 anni è del 15,1% e si è ridotto di 2,1 punti percentuali rispetto al rapporto 2012. Molti giovani con famiglia sono completamente dipendenti dalle pensioni dei propri genitori, infatti la percentuale di persone che vive in famiglie dove nessuno lavora o dove lavorano meno di tre mesi l’anno è del 19,6% (della popolazione in età tra 18 e 59 anni) pari a 1.200.800 persone. Nel rapporto del 2012 era di 1.010.900 persone.
La situazione è ovviamente più tragica nelle grandi città, dove le possibilità di trovare un piccolo rimedio alla propria miseria sono limitate, ma anche nella provincia greca, in città piccole, con poche migliaia di abitanti la situazione è grave.
Io vivo in una città di circa 20.000 abitanti e tutte le famiglie dei miei amici hanno almeno un membro in età lavorativa che si trova al momento disoccupato. Τutte queste famiglie hanno almeno uno o due figli in età scolare.
Come sempre, i dati contenuti in questi rapporti annuali possono dare solo un’idea marginale di come sia la condizione reale, quando si parla di 23,1% di popolazione povera e di 35,7% di popolazione a rischio di povertà bisogna rendersi conto che spesso passare da un contenitore all’altro è molto facile e che migliaia di famiglie si trovavano al limite di questa soglia e che un semplice imprevisto economico può farle scivolare nella povertà. Inoltre, da tenere bene a mente è che i dati che abbiamo in mano e che commento in questo articolo sono del 2012, sono contenuti nel rapporto del 2013 e adesso ci troviamo a pochi mesi dalla fine del 2014. La situazione attuale è molto più drammatica di quanto appare in questo ultimo rapporto ΕΣΤΑΤ.
Sempre secondo il rapporto 2013, quattro su dieci famiglie non possono pagare il mutuo della propria abitazione, adesso molte di queste famiglie hanno già perso la casa di cui non erano in grado di pagare il mutuo nel 2012. Se nel rapporto basato sui dati del 2012 appare che una persona su quattro non può riscaldarsi durante l’inverno, vuol dire che adesso la situazione è ben più grave in quanto l’anno scorso sono state tolte gli sconti sociali sul petrolio da riscaldamento e i prezzi di quest’ultimo sono praticamente uguali a quello da trazione (che in Grecia è attualmente a 1.30 euro il litro, prezzo medio). Nell’inverno 2013 l’impossibilità di acquistare il petrolio da riscaldamento ha generato una vera e propria emergenza sanitaria nei centri urbani di tutta la Grecia. Migliaia di famiglie hanno iniziato a riscaldare le proprie casa con mezzi di fortuna, vecchie stufe a legna e caminetti sono diventati l’unica forma di riscaldamento in uso. Questo ha provocato un incremento del fumo che mischiato allo smog stazionava a basse quote nelle città provocando seri problemi respiratori.
Significativo è il dato contenuto nel rapporto e relativo al “benessere delle famiglie”. Secondo il dati raccolti dall’ΕΣΤΑΤ il 20,3% della popolazione vive in condizione di “deprivazione materiale”, ovvero non possono in nessun modo fare fronte a nessuna spesa straordinaria ma necessaria nell’ordine di circa 550 euro. Per chi fa parte della povertà assoluta la percentuale sale al 79,1% e per la povertà 39,1%.
L’ΕΣΤΑΤ tiene conto dell’accessibilità della popolazione a una lista di nove punti, sono servizi e beni essenziali. Nei rapporti dell’ΕΣΤΑΤ che vanno dal 2010 al 2013 ha osservato un aumento delle percentuali di coloro che non hanno accesso ad almeno quattro di questi punti. Nel 2010 era del 11,6%, nel 2011 di 15,2% e nel 2012 di 19,5% e nel rapporto 2013 è salita al 20,3%.
La lista dei nove punti comprende cose normali, che fanno la vita di tutti i giorni e che solo pochi anni fa erano alla portata di quasi tutti, come:
1) Pagamento di bollette (affitto o rata del mutuo, energia elettrica, acqua, gas, etc.. manutenzione ordinaria della casa.)
2) Disponibilità economica per una settimane di vacanza.
3) Disponibilità economica per l’acquisto di pollo, carne, pesce o legumi. Per il consumo di alimenti proteici un giorno ogni due.
4) Disponibilità economica per far fronte ad un'emergenza, (stimata in circa 550 €).
5) Spese telefoniche (fisso o mobile).
6) Spese per la TV.
7) Spese per lavatrice.
8) Spese per l'automobile.
9) Spese per riscaldare la propria abitazione.
Per rendersi conto di cosa sta succedendo in Grecia, di cosa significa essere “poveri” e di come le condizioni imposte da governo, Troika e Fondo Monetario Internazionale possano rapidamente cambiare le condizioni di accesso a beni e servizi ritenuti solo alcuni anni fa alla portata di tutti, basterà osservare i seguenti dati:
Quattro persone su dieci non ha nella propria dieta accesso a alimenti proteici almeno uno ogni due giorni.
Otto su dieci non possono rispondere ad un emergenza economica imprevista ma necessaria dell’ordine di 550 euro.
Cinque su dieci non possono riscaldarsi adeguatamente. (24,3% è la percentuale tra i non poveri)
Sei su dieci hanno enormi difficoltà a rispondere alle spese per il loro alloggio. (Quattro su dieci tra i non poveri)
Sei su dieci non hanno accesso alle forniture come acqua, luce, gas o vi accedono con enormi sforzi.
Sei su dieci hanno difficoltà nel gestire economicamente i bisogni ordinari mensili o settimanali.


Mi fermo qui. Mi sembra che il quadro sia chiaro. Questa è la situazione drammatica in cui versano milioni di persone in Grecia. Anche se i dati precisi di come stanno andando le cose quest’anno li sapremo solo nel 2014, vi posso assicurare che saranno peggiori di questi rilevati nel 2012. Solo il primo ministro Samaras riesce a vedere in tutto questo una “Success story” e ha pure il coraggio di andare in giro per il mondo a dire che la Grecia è ormai in uscita dalla crisi grazie all’austerity. Tutte le previsioni in positive fatte dal governo e dalla Troika si sono rivelate inattendibili e false. Il ritorno della Grecia sui mercati è stato sventolato come successo del governo e della Grecia.
Proprio ieri abbiamo assistito al nuovo crollo della borsa e al rialzo dello spread, che cosa ci aspetta ancora?


Francesco Moretti

giovedì 9 ottobre 2014

Una razza, una faccia. 
La cancellazione in Italia dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori mette in luce  delle preoccupanti affinità tra Italia e Grecia.

Spesso, quando mi trovo in Italia, molti conoscenti e amici mi chiedono come vanno le cose in Grecia. La risposta è da anni la solita: male.
Questa risposta laconica è tutt'altro che sbrigativa, oltre a racchiudere in se l'attenta osservazione delle leggi e delle riforme fatte dal governo negli ultimi due, tre anni, include anche le dinamiche politico-sociali che la crisi economica ha portato in campo.
Inoltre, mi sembra sempre più evidente che l'Italia e la Grecia siano sulla stessa strada, la Grecia è soltanto più avanti nell'evoluzione della crisi, diciamo circa due anni più avanti, ma il punto di arrivo, la fine di questa "strada" è per i due paesi lo stesso.
Una crisi economica non è mai sollevata dal contesto, spesso è una crisi che abbraccia tutta la società, ne rivela i lati oscuri, provoca vuoti democratici e chiude gli spazi di riflessione e valutazione.
Mentre il progresso democratico, i diritti, e in generale un'evoluzione positiva della società richiedono anni e anni, il processo inverso, l'abbrutimento, il regresso, l'impoverimento economico e culturale di una società in crisi avvengono in maniera rapida.
Questa rapidità è tutt'altro che casuale, è studiata a tavolino e studiati sono tutti quei meccanismi retorici e di informazione che sostengono questo processo. La logica che viene applicata è di non lasciare il tempo di riflettere, imporre una legge dopo l'altra, tagliare, sfrondare la società di tutto ciò che la rendeva migliore di quella degli anni precedenti.
Diciamo pure che i momenti di crisi servono a portare indietro negli anni la società, servono a cancellare, a rimettere in discussione i diritti dei lavoratori, degli studenti, dei malati, dei pensionati etc...
Per fare questo, coloro che ci governano, si affidano a figure professionali che hanno studiato le dinamiche delle masse e sanno benissimo e in anticipo come risponderà la parte colpita.
I mezzi di comunicazione di massa giocano un ruolo importantissimo in questo, la loro raffinatezza, l'esperienza accumulata negli anni e il totalitarismo dell'informazione servono a far sembrare positivo ciò che invece è negativo per la parte colpita. Per questo, tra le priorità di un governo che deve gestire un paese in crisi c'è sempre la chiusura, la riforma, il cambiamento del sistema televisivo, nuove e diverse leggi sull'assegnazione delle frequenze. In Grecia abbiamo assistito alla chiusura in tronco e al licenziamento immediato di tutti i lavoratori dei tre canali statali ERT avvenuto improvvisamente a giugno 2013. Adesso c'è un solo canale che si chiama NERIT e che è direttamente controllato dal governo. Il governo stesso ha provveduto ad assumere il personale selezionando quello che più gli piaceva tra tutti quelli che erano impiegati nei precedenti tre canali.
Poi, fatto questo, c'è da pensare alle leggi elettorali. Chi è al potere deve elaborare una legge elettorale che gli permetta di restarci anche se improvvisamente dovesse perdere consenso.
Votare equivale sempre di più a legittimare chi è al potere e sempre meno a scegliere chi dovrà andarci.
Per avere una maggiore sicurezza, molto spesso, nei periodi bui e di regresso come quello che stiamo vivendo, i governi vengono formati dall'unione dei maggiori partiti di destra e di sinistra. Per anni e anni, partiti che sono stati all'opposizione uno dell'altro, che hanno gridato le proprie differenze si trovano improvvisamente allineati e concordi su tutto...e chiaramente nello stesso governo. Succede così che i socialisti del Pasok e la destra di Nea Dimokratia sono tutt'ora felicemente, d'amore e d'accordo alla guida del paese. Questo avviene in genere dopo aver sperimentato un governo "tecnico", fatto da una persona che è distaccata dalla politica e dai partiti. Il governo tecnico è un invenzione per prendere tempo, il suo compito è di spiazzare, di confondere la parte colpita.
Chissà per quale perverso meccanismo mentale in molti pensano che un governo tecnico faccia esclusivamente l'interesse del paese e quindi di tutti i cittadini che lo abitano. Ogni atrocità sociale fatta da un governo tecnico sembra inevitabile e ovviamente necessaria. Il fatto che queste atrocità non vengono fatte né da un partito di destra né da un partito di sinistra, tranquillizza la parte colpita. L'importante è che i ministri e in particolare il premier di questo governo tecnico siano nomi sconosciuti e non riconducibili ad ideologie politiche, non importa se invece sono diretti impiegati delle banche o delle agenzie di rating.
Questo è un particolare importante che la società capirà con inevitabile ritardo.
Nessuno tra i giornalisti che gestiscono l'informazione di massa sottolinea l'importanza di questo particolare, in genere nei profili che presentano al paese la figura del nuovo premier tecnico si dà importanza alla figura della first lady, si sottolinea che la domenica va a messa con la famiglia, che trascorre le vacanze in un posto tranquillo, che è amante della lettura etc...l'immagine di una persona noiosa ma rassicurante.
Noi qui in Grecia abbiamo avuto il signor Papadimos, amico e collega del signor Monti. Tutti e due arrivavano direttamente dal mondo della finanza.
Tutti e due, sia in Grecia che in Italia hanno preparato il campo ai governi formati da destra e sinistra.
Il momento in cui, con estrema lentezza, (enorme è il tempo di reazione della società rispetto alla velocità di azione del governo) il paese si accorge di ciò che veramente significa "governo tecnico", i tecnici hanno terminato il loro lavoro e i partiti possono tornare al loro posto.
Questo ritorno ai partiti ha l'effetto di calmare gli animi, come se un partito, per definizione, non potesse far altro che difendere gli interessi di chi lo ha votato. L'effetto psicologico è ovviamente rafforzato quando i partiti alla guida del paese sono più di uno e meglio se di destra e di sinistra insieme.
La disoccupazione, la mancanza di prospettiva per il futuro, la povertà, l'improvvisa chiusura o drastica riduzione dei servizi fondamentali dello stato come scuole e ospedali, il rincaro di tutte le forniture come acqua, luce, gas e carburanti generano un'improvvisa insicurezza.
Sulla base di questa insicurezza, governo e mezzi di informazione iniziano il lavoro di divisione e ripartizione della società. Solo così possono creare un consenso alterno alle varie fasi di "macelleria sociale".
Mettere i lavoratori del settore privato contro quelli del settore pubblico, i disoccupati contro i gli occupati, i precari contro i lavoratori a posto fisso, far sembrare i pensionati e gli studenti dei privilegiati e ovviamente colpevolizzare per tutto gli immigrati è la base su cui ogni governo opera per iniziare a togliere i diritti di tutte le categorie di lavoratori, quindi dei pensionati, degli studenti, dei malati, dei disoccupati e così via... È così che per risolvere i problemi di disoccupazione e rilanciare l'economia si vanno a tagliare prima di tutto i diritti e le tutele dei lavoratori, qui in Grecia come in Italia.
In maniera sempre più evidente, mi sembra che la crisi non è altro che un'opportunità, una scorciatoia che una piccola parte di persone che detiene una grossa parte di interessi percorre, usano la crisi come macchina del tempo per riportare indietro la società, per privarla delle conquiste e dell'evoluzione che ha avuto.
Con la "crisi" è possibile fare ciò che senza "crisi" sarebbe stato impossibile.
La "crisi" motiva tutto e da un senso all'assurdo. Ma soprattutto la "crisi" non è per tutti, alcuni guadagnano tantissimo, velocemente e facilmente grazie alla "crisi".
A volte l'essere sotto le direttive del Fondo Monetario Internazionale è un vero sollievo per i politici al governo, perché possono attuare la politica che hanno sempre sognato essendo sollevati da ogni responsabilità personale. È un po' la psicologia del boia...ti taglia la testa e ti uccide, ma in questo non mette niente di personale, quindi è autorizzato a non sentirsi colpevole della fine che fai.
Altre volte, come nel caso dell'Italia e di tanti altri paesi, non serve neanche la supervisione del Fondo Monetario Internazionale per fare la stessa politica che viene fatta in Grecia.
Per ogni paese c'è uno slogan che viene ripetuto in continuazione. Questo specie di mantra serve ad auto-convincere coloro che subiranno i frutti della crisi che in fondo tutto questo è in parte anche giusto, che sono colpevoli di qualcosa. Per i greci lo slogan usato è: "avete vissuto al di sopra delle vostre possibilità". Ogni piccola o grande riforma fatta fino ad ora dal governo greco è andata a consolidare le possibilità di coloro che le hanno sempre avute e a togliere a coloro che di possibilità ne avevano ben poche. E immancabilmente, nonostante la situazione è in peggioramento costante, che cosa ci viene detto..."che questo sarà l'anno della ripresa e dell'uscita dall'austerità".
Viviamo da anni nell'anno della ripresa...sia in Grecia che in Italia.