Questo blog vuole informare su come e quanto sta cambiando la vita di tutti i giorni in Grecia. L'intervento del Fondo Monetario Internazionale, BCE e dell'Unione Europea sta riducendo la Grecia a un paese in cui sarà difficile vivere. Non sono un giornalista e su questo blog voglio raccontare la vita di tutti i giorni, la mia esperienza diretta di come siamo costretti a "sopravvivere in grecia".

Alla pagina dei video di questo blog puoi vedere il nuovo documentario CATASTROIKA con sottotitoli in Italiano e il documentario DEBTOCRACY International Version con sottotitoli in inglese. Molto consigliato è anche la video intervista di Monica Benini "La guerra in Europa" che spiega benissimo ciò che sta succedendo alla Grecia. Nuovo video interessantissimo Fascismo inc anche questo in italiano. Seguendo questo link si possono ascoltare una serie di interventi andati in onda su Radio 2 Rai sul tema musicale Rebetiko, tra gli interventi, oltre alla musica si parla di storia, politica ed economia.

sabato 19 settembre 2015

20 settembre 2015 Elezioni in Grecia.

Dopo un bel periodo di riposo mi trovo di nuovo a scrivere e a commentare ciò che sta succedendo in Grecia. Sono stato molto impegnato con altri lavori e molte volte che avrei saputo e voluto scrivere qualcosa non ne ho avuto il tempo, mentre altre volte che avrei potuto scrivere qualcosa, mi sono trovato nell'imbarazzo di decidere da dove ripartire a raccontare, e alla fine non ho scritto niente. In questo modo sono passati alcuni mesi dove ho osservato senza commentare. Ringrazio tutti coloro che si sono preoccupati di scrivermi una mail per esortarmi ad aggiornare il blog, mi ha fatto molto piacere sapere che "dall'altra parte" c'è gente che legge e aspetta notizie di come "sopravviviamo in Grecia". 

Come sicuramente tutti oramai saprete, domenica 20 settembre 2015 il popolo greco è di nuovo chiamato alle urne. Siete curiosi di sapere come andrà a finire? Anch'io! Questa volta non vi sono molte certezze e gli eventi susseguitesi durante l'estate rendono incerto l'esito delle elezioni.
Visto il vuoto informativo che mi sono lasciato alle spalle inizierò questo articolo facendo un breve riassunto commentato di come si sono evolute le cose dal famoso referendum fino ad oggi.

Il 5 luglio 2015 il popolo greco fu chiamato a esprimersi sulla proposta-imposta dell'Unione Europea. Questo documento venne consegnato nelle mani dei rappresentanti greci dopo mesi di trattativa che non portarono a niente. L'unione Europea e soprattutto il ministro delle finanze tedesco attuarono l'ormai nota tecnica della "perdita di tempo", ovvero portare il governo ellenico alle strette con le scadenze dei pagamenti con il Fondo Monetario Internazionale e con lo scadere dei titoli di stato. A secco di liquidità da mesi, il governo si trovò a decidere se prendere o lasciare, se accettare un accordo pessimo o rifiutarlo e fallire. Fu in questo clima che venne deciso il referendum. Per i molti che forse ancora si chiedono: Per quale motivo il governo greco ha aspettato di trovarsi così al ridosso del fallimento per decidere di proporre il referendum?  La risposta è semplice, in mesi di "trattative" non è stata mai consegnato una bozza di accordo scritta ai rappresentanti greci. Le discussioni si tenevano sulla base di "power point" che venivano mostrati in fase di riunione, ma non vi era mai niente di scritto. Il primo ed unico documento scritto è stato consegnato nelle mani dei rappresentati ellenici solo pochi giorni prima del referendum e sull'approvazione o il rifiuto di quella proposta è stato chiamato a decidere il popolo greco.
L'episodio del referendum è fondamentale per dare un'interpretazione agli avvenimenti dei giorni d'oggi e con molta probabilità al risultato elettorale di dopo domani.
Il fronte del "si" era ed è tutt'ora più facile da decifrare. Avrebbero voluto un incondizionato accordo con l'Unione Europea accettando pari pari e senza alcuna rivendicazione l'orribile proposta.
Il fronte del "no" è invece molto più variegato e di difficile decifrazione. In questo fronte che ha raggiunto l'incredibile percentuale del 62% nonostante il ricatto del Capital Control e dell'espulsione dall'Euro vi erano elettori di varia provenienza. Si andava dalle posizioni più estreme e radicali di coloro che erano pronti a perdere tutto, vivere per mesi con un pezzo di pane e affrontare tutto ciò che comporta un fallimento di uno stato, fino alle posizioni più moderate dove si chiedeva semplicemente un accordo migliore, ovviamente restando nell'Euro.
In mezzo a queste due posizioni vi era di tutto di più. Ogni elettore ha dato il significato che ha voluto a questo "no" valutando la propria condizione sociale ed economica e aiutato anche dai margini lasciati dal quesito elettorale. Con molta probabilità se il quesito elettorale fosse stato "NO all'accordo proposto dall'Unione Europea e NO all'Euro" il fronte del "no" sarebbe stato molto più risicato.
La vittoria del "no" ha innescato un clima di aspettativa inutile e forviante.
Far credere al popolo greco che il risultato referendario ovvero una scelta libera di un popolo si potessero opporre agli interessi del capitalismo internazionale è stato sicuramente un errore di Syriza. Illudere i greci che il volere popolare avrebbe potuto modificare l'andamento e le dinamiche del gioco in corso si è rivelato un fallimento.
Il governo greco avrebbe dovuto essere più onesto riguardo a questo punto e chiarire, se possibile, una volta di più che non ci si poteva aspettare più di tanto.
Come la storia ha dimostrato, avere pienamente ragione può rivelarsi inutile in fase di trattativa, specialmente se dall'altra parte vi sono tutti i governi d'Europa assoggettati all'interesse della Germania. Intendiamoci bene, il governo greco non ha mai detto di non voler pagare i propri debiti, intendeva farlo in una maniera "sostenibile" senza necessariamente proiettare il proprio popolo in una seria crisi umanitaria. Dall'altra parte, il mandato elettorale ricevuto a gennaio di quest'anno non prevedeva affatto il fallimento dello stato e l'uscita dall'Euro.
Una cosa molto importante che il governo ha ottenuto con il referendum è senz'altro quella di aver guadagnato la simpatia di tanti popoli d'Europa, che a differenza dei vari governi hanno sostenuto con il cuore la causa greca. Questa è stata la vera vittoria del referendum, dimostrare che il "re è nudo" portare la questione greca e tutte le sue marce dinamiche sotto gli occhi di tutti.

La trattativa che è seguita dopo il referendum è stata tragica per il governo e il popolo greco. Il comportamento dei leader europei è stato a dir poco vergognoso. Vi è stato da parte di tutti un vero e proprio linciaggio del diverso, una punizione esemplare di colui che aveva osato ribellarsi. Ribellarsi, badiamo bene, non facendo una rivoluzione e mettendo in discussione le regole del capitalismo, ma semplicemente rivendicando una maggiore sovranità. Il semplice diritto che un governo dovrebbe avere di decidere dove e come prendere i soldi da rendere ai creditori.
Con il "coltello alla gola" della minaccia di un fallimento immediato, con le banche chiuse, con il rischio reale di non poter pagare gli stipendi e le pensioni del prossimo mese, con i medicinali che iniziavano a scarseggiare nelle farmacie e con la minaccia di tornare alla Dracma e vedere il proprio debito raddoppiato, il governo greco ha accettato di firmare un accordo sfavorevole che sicuramente non ha accontentato e soddisfatto le aspettative createsi con il risultato referendario. Possiamo dire che sicuramente è migliore di quello proposto in partenza, non fosse altro per il cambiamento del "contratto di prestito" che è tornato sotto il diritto europeo e non sotto quello inglese come era in precedenza. Solo questa cosa è da considerare molto importante. Altre cose che il governo è riuscito ad ottenere non sono state ovviamente apprezzate perché sopraffatte dalla grande delusione generata dalle aspettative.

Fino a qui ho cercato di riassumere in brevissimo la storia degli ultimi mesi, perlomeno la storia conosciuta. Esiste però una storia sotterranea che è ben nota a tanti greci e che in molti in Europa neanche sospettano. Per capire questa "storia sotterranea" bisogna essere nati e cresciuti nei Balcani, bisogna aver vissuto sotto la dittatura, essere cresciuti con la minaccia costante di un invasione turca etc.. I Balcani e in particolare la Grecia si trovano in una posizione geografica particolarissima che spesso ha generato attriti e tensioni internazionali. Nei Balcani molte guerre di origine etnica sono state fatte iniziare con lo scopo preciso di distruggere interi stati per poterli poi gestire e controllare economicamente. Vi sono questioni importantissime legate all'energia, al petrolio e al passaggio dei gasdotti che sono tutt'ora aperte.
Questo insieme di fattori nella testa del greco sono ben presenti, tuttavia in qualche momento, come accade a tanti popoli, vengono sottovalutati, ovvero si tende a guardare l'immagine piccola a vantaggio di quella grande, si privilegia l'osservazione delle vicende greche come se queste non fossero inserite in un panorama di interessi più grande. Con questo voglio dire che la Grecia, con molta probabilità non avrebbe avuto neanche la possibilità di suicidarsi economicamente con un'uscita dall'Euro nelle pessime condizioni in cui si trovava e si trova ancora. Una Grecia fuori dall'Euro che disperata economicamente cerca aiuto altrove è un'ipotesi che all'occidente non piace. Sicuramente i servizi segreti occidentali o chi per loro avrebbero fatto il possibile per spingere la Grecia alla rovina completa.
Sono infatti in molti a pensare questa cosa in Grecia, parlando con la gente si sente spesso dire che basterebbe lo spazio temporale di una notte per innescare delle rivolte etniche nel nord del paese, per esempio bruciando delle moschee e aizzando le minoranze greco-musulmane. Questo porterebbe a nuove importanti tensioni con la Turchia, a ritorsioni militari etc.. Spesso, parlando di queste cose con i greci, un'espressione che si sente dire spesso è: in un attimo ci farebbero diventare Serbia...
Un'Europa che si è dimostrata più volte ostile verso la Grecia che cosa avrebbe fatto in una situazione del genere oltre che condannare e stare a guardare?

Questo accordo imposto alla Grecia ha causato l'uscita dal governo Syriza-An.El della "Piattaforma di Sinistra" che si è rifiutata di votare l'accordo in parlamento.

Veniamo adesso alle elezioni che si terranno tra meno di due giorni.

Il maggiore partito di governo, il Syriza si presenta a queste elezioni con molta più realismo della volta precedente. Dopo aver sperimentato e definitivamente capito che non è possibile fare altra politica che questa - almeno fino a quando non cambieranno gli equilibri politici in Europa - chiede il voto degli elettori sulla base di una gestione del memorandum più umana. I sondaggi lo danno con un lieve vantaggio rispetto al maggiore partito di opposizione di destra, ma nella sostanza sono a pari.

Nea Dimokratia si presenta a queste elezioni con un nuovo leader che si chiama Vanghelis Meimarakis e che è andato a sostituire Antonis Samaras dimessosi subito dopo il risultato referendario. Non è niente di speciale, ma confrontato con il fanatismo xenofobo e fascista di Samaras appare sicuramente migliore. La sua tecnica è parlare in una maniera popolare, quasi di strada, in maniera tale da comunicare all'elettore una maggiore vicinanza. Il messaggio che vuole far passare è che "siamo tutti uguali", cioè che Nea Dimokrazia e Syriza sarebbero uguali nella sostanza, perché sia una che l'altra hanno firmato un memorandum.
Da che mondo è mondo un partito che fa schifo ha sempre interesse a convincere gli elettori che sono tutti uguali. Anche se le differenze ci sono eccome.
Inoltre c'è da dire che se può sfruttare il fatto che sia Syriza che Nea Dimokrazia hanno firmato un memorandum c'è sempre da valutare che nella gestione di un pacchetto di provvedimenti economici come questo la differenza tra sinistra e destra è notevole. Solo per fare un esempio, è molto diverso se il governo che gestisce le privatizzazioni fa l'interesse dello stato o l'interesse del compratore.

La "Piattaforma di Sinistra" che faceva parte di Syriza, adesso si è staccata e si chiama Laiki Enotita (unione popolare), si presenta come partito. La loro proposta a grandi linee è di uscire dall'Euro, statalizzare le banche e dichiarare illegittimo il debito. Tutte cose sacrosante in teoria. Tuttavia, forse per una distrazione, tralasciano ancora una volta una seria spiegazione delle conseguenze che ciò comporterebbe. Nei sondaggi vengono dati dal 2,5% a un massimo di 4%.

Gli altri partiti sono rimasti uguali.

Chi vincerà le elezioni non è possibile prevederlo già da ora, ma non ha importanza perché tra pochissimo lo sapremo.
Il Syriza è calato un bel po' nei sondaggi, ma non in maniera eccessiva. Il disgusto per l'Europa è invece molto alto. Di sicuro il primo partito sembra essere quello dell'astensione che trova i propri militanti soprattutto tra i giovani che sono stati proiettati in cielo con la vittoria del referendum e poi scaraventati a terra con la firma del memorandum.
Molti elettori che da Nea Dimokrazia avevano votato Syriza per questioni di comodo adesso torneranno ai vecchi santi, non perché le ragioni economiche che gli spinsero a votare allora un altro partito non sussistono, ma più che altro convinti che il problema degli immigrati siriani che stanno arrivando a migliaia ogni giorno in Europa sia un problema causato dal Syriza, come sostiene il signor Meimarakis.
Con la svolta "realistica" fata dall'ex governo, molto probabilmente molti elettori del Pasok voteranno Syriza. Molti che a gennaio erano spaventati dall'uscita dall'Euro e da tutti i mali che avrebbe portato un governo di sinistra.
Anche un buon numero degli elettori del KKE voteranno Syriza in quanto la questione referendum ha reso ovvio anche ai più fanatici che il partito comunista greco è totalmente disinteressato a finché le cose cambino.
Sinceramente non capisco a cosa sia servito fare un partito come Laiki Enotita, un partito che è l'esatta fotocopia del partito Antarsia che esiste da anni.
C'è sempre da valutare i giochi di potere e gli arrivismi dei vari politici e soprattutto la prima tradizione dei partiti di sinistra che non è ne l'antifascismo ne l'anticapitalismo ma il dividersi.
Lo smembramento di Syriza mette seriamente a rischio la vittoria della sinistra alle elezioni. Il Syriza, nonostante i vari movimenti di voti ipotizzati in precedenza potrebbe non essere il primo partito e quindi il paese si troverebbe con un memorandum gestito dalla destra.
In questo caso il paese si troverebbe con una opposizione di sinistra favolosa e veramente rivoluzionaria che non si è voluta sporcare le mani governando ma con un governo di destra che legittimato dal mandato elettorale potrebbe finalmente distruggere la Grecia.
Se le cose andranno in questo modo si avvererà la "Parentesi di Sinistra", il sogno del ministro delle finanze tedesco. Un periodo breve dove la sinistra si autodistrugge governando e successivamente esce di scena per sempre. Scongiurando ogni altro possibile governo di sinistra in Europa.