Una razza, una faccia.
La cancellazione in Italia dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori mette in luce delle preoccupanti affinità tra Italia e Grecia.
Spesso, quando mi trovo in Italia, molti conoscenti e amici mi chiedono come vanno le cose in Grecia. La risposta è da anni la solita: male.
Questa risposta laconica è tutt'altro che sbrigativa, oltre a racchiudere in se l'attenta osservazione delle leggi e delle riforme fatte dal governo negli ultimi due, tre anni, include anche le dinamiche politico-sociali che la crisi economica ha portato in campo.
Inoltre, mi sembra sempre più evidente che l'Italia e la Grecia siano sulla stessa strada, la Grecia è soltanto più avanti nell'evoluzione della crisi, diciamo circa due anni più avanti, ma il punto di arrivo, la fine di questa "strada" è per i due paesi lo stesso.
Una crisi economica non è mai sollevata dal contesto, spesso è una crisi che abbraccia tutta la società, ne rivela i lati oscuri, provoca vuoti democratici e chiude gli spazi di riflessione e valutazione.
Mentre il progresso democratico, i diritti, e in generale un'evoluzione positiva della società richiedono anni e anni, il processo inverso, l'abbrutimento, il regresso, l'impoverimento economico e culturale di una società in crisi avvengono in maniera rapida.
Questa rapidità è tutt'altro che casuale, è studiata a tavolino e studiati sono tutti quei meccanismi retorici e di informazione che sostengono questo processo. La logica che viene applicata è di non lasciare il tempo di riflettere, imporre una legge dopo l'altra, tagliare, sfrondare la società di tutto ciò che la rendeva migliore di quella degli anni precedenti.
Diciamo pure che i momenti di crisi servono a portare indietro negli anni la società, servono a cancellare, a rimettere in discussione i diritti dei lavoratori, degli studenti, dei malati, dei pensionati etc...
Per fare questo, coloro che ci governano, si affidano a figure professionali che hanno studiato le dinamiche delle masse e sanno benissimo e in anticipo come risponderà la parte colpita.
I mezzi di comunicazione di massa giocano un ruolo importantissimo in questo, la loro raffinatezza, l'esperienza accumulata negli anni e il totalitarismo dell'informazione servono a far sembrare positivo ciò che invece è negativo per la parte colpita. Per questo, tra le priorità di un governo che deve gestire un paese in crisi c'è sempre la chiusura, la riforma, il cambiamento del sistema televisivo, nuove e diverse leggi sull'assegnazione delle frequenze. In Grecia abbiamo assistito alla chiusura in tronco e al licenziamento immediato di tutti i lavoratori dei tre canali statali ERT avvenuto improvvisamente a giugno 2013. Adesso c'è un solo canale che si chiama NERIT e che è direttamente controllato dal governo. Il governo stesso ha provveduto ad assumere il personale selezionando quello che più gli piaceva tra tutti quelli che erano impiegati nei precedenti tre canali.
Poi, fatto questo, c'è da pensare alle leggi elettorali. Chi è al potere deve elaborare una legge elettorale che gli permetta di restarci anche se improvvisamente dovesse perdere consenso.
Votare equivale sempre di più a legittimare chi è al potere e sempre meno a scegliere chi dovrà andarci.
Per avere una maggiore sicurezza, molto spesso, nei periodi bui e di regresso come quello che stiamo vivendo, i governi vengono formati dall'unione dei maggiori partiti di destra e di sinistra. Per anni e anni, partiti che sono stati all'opposizione uno dell'altro, che hanno gridato le proprie differenze si trovano improvvisamente allineati e concordi su tutto...e chiaramente nello stesso governo. Succede così che i socialisti del Pasok e la destra di Nea Dimokratia sono tutt'ora felicemente, d'amore e d'accordo alla guida del paese. Questo avviene in genere dopo aver sperimentato un governo "tecnico", fatto da una persona che è distaccata dalla politica e dai partiti. Il governo tecnico è un invenzione per prendere tempo, il suo compito è di spiazzare, di confondere la parte colpita.
Chissà per quale perverso meccanismo mentale in molti pensano che un governo tecnico faccia esclusivamente l'interesse del paese e quindi di tutti i cittadini che lo abitano. Ogni atrocità sociale fatta da un governo tecnico sembra inevitabile e ovviamente necessaria. Il fatto che queste atrocità non vengono fatte né da un partito di destra né da un partito di sinistra, tranquillizza la parte colpita. L'importante è che i ministri e in particolare il premier di questo governo tecnico siano nomi sconosciuti e non riconducibili ad ideologie politiche, non importa se invece sono diretti impiegati delle banche o delle agenzie di rating.
Questo è un particolare importante che la società capirà con inevitabile ritardo.
Nessuno tra i giornalisti che gestiscono l'informazione di massa sottolinea l'importanza di questo particolare, in genere nei profili che presentano al paese la figura del nuovo premier tecnico si dà importanza alla figura della first lady, si sottolinea che la domenica va a messa con la famiglia, che trascorre le vacanze in un posto tranquillo, che è amante della lettura etc...l'immagine di una persona noiosa ma rassicurante.
Noi qui in Grecia abbiamo avuto il signor Papadimos, amico e collega del signor Monti. Tutti e due arrivavano direttamente dal mondo della finanza.
Tutti e due, sia in Grecia che in Italia hanno preparato il campo ai governi formati da destra e sinistra.
Il momento in cui, con estrema lentezza, (enorme è il tempo di reazione della società rispetto alla velocità di azione del governo) il paese si accorge di ciò che veramente significa "governo tecnico", i tecnici hanno terminato il loro lavoro e i partiti possono tornare al loro posto.
Questo ritorno ai partiti ha l'effetto di calmare gli animi, come se un partito, per definizione, non potesse far altro che difendere gli interessi di chi lo ha votato. L'effetto psicologico è ovviamente rafforzato quando i partiti alla guida del paese sono più di uno e meglio se di destra e di sinistra insieme.
La disoccupazione, la mancanza di prospettiva per il futuro, la povertà, l'improvvisa chiusura o drastica riduzione dei servizi fondamentali dello stato come scuole e ospedali, il rincaro di tutte le forniture come acqua, luce, gas e carburanti generano un'improvvisa insicurezza.
Sulla base di questa insicurezza, governo e mezzi di informazione iniziano il lavoro di divisione e ripartizione della società. Solo così possono creare un consenso alterno alle varie fasi di "macelleria sociale".
Mettere i lavoratori del settore privato contro quelli del settore pubblico, i disoccupati contro i gli occupati, i precari contro i lavoratori a posto fisso, far sembrare i pensionati e gli studenti dei privilegiati e ovviamente colpevolizzare per tutto gli immigrati è la base su cui ogni governo opera per iniziare a togliere i diritti di tutte le categorie di lavoratori, quindi dei pensionati, degli studenti, dei malati, dei disoccupati e così via... È così che per risolvere i problemi di disoccupazione e rilanciare l'economia si vanno a tagliare prima di tutto i diritti e le tutele dei lavoratori, qui in Grecia come in Italia.
In maniera sempre più evidente, mi sembra che la crisi non è altro che un'opportunità, una scorciatoia che una piccola parte di persone che detiene una grossa parte di interessi percorre, usano la crisi come macchina del tempo per riportare indietro la società, per privarla delle conquiste e dell'evoluzione che ha avuto.
Con la "crisi" è possibile fare ciò che senza "crisi" sarebbe stato impossibile.
La "crisi" motiva tutto e da un senso all'assurdo. Ma soprattutto la "crisi" non è per tutti, alcuni guadagnano tantissimo, velocemente e facilmente grazie alla "crisi".
A volte l'essere sotto le direttive del Fondo Monetario Internazionale è un vero sollievo per i politici al governo, perché possono attuare la politica che hanno sempre sognato essendo sollevati da ogni responsabilità personale. È un po' la psicologia del boia...ti taglia la testa e ti uccide, ma in questo non mette niente di personale, quindi è autorizzato a non sentirsi colpevole della fine che fai.
Altre volte, come nel caso dell'Italia e di tanti altri paesi, non serve neanche la supervisione del Fondo Monetario Internazionale per fare la stessa politica che viene fatta in Grecia.
Per ogni paese c'è uno slogan che viene ripetuto in continuazione. Questo specie di mantra serve ad auto-convincere coloro che subiranno i frutti della crisi che in fondo tutto questo è in parte anche giusto, che sono colpevoli di qualcosa. Per i greci lo slogan usato è: "avete vissuto al di sopra delle vostre possibilità". Ogni piccola o grande riforma fatta fino ad ora dal governo greco è andata a consolidare le possibilità di coloro che le hanno sempre avute e a togliere a coloro che di possibilità ne avevano ben poche. E immancabilmente, nonostante la situazione è in peggioramento costante, che cosa ci viene detto..."che questo sarà l'anno della ripresa e dell'uscita dall'austerità".
Viviamo da anni nell'anno della ripresa...sia in Grecia che in Italia.
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Questo blog vuole informare su come e quanto sta cambiando la vita di tutti i giorni in Grecia. L'intervento del Fondo Monetario Internazionale, BCE e dell'Unione Europea sta riducendo la Grecia a un paese in cui sarà difficile vivere. Non sono un giornalista e su questo blog voglio raccontare la vita di tutti i giorni, la mia esperienza diretta di come siamo costretti a "sopravvivere in grecia".
Alla pagina dei video di questo blog puoi vedere il nuovo documentario CATASTROIKA con sottotitoli in Italiano e il documentario DEBTOCRACY International Version con sottotitoli in inglese. Molto consigliato è anche la video intervista di Monica Benini "La guerra in Europa" che spiega benissimo ciò che sta succedendo alla Grecia. Nuovo video interessantissimo Fascismo inc anche questo in italiano. Seguendo questo link si possono ascoltare una serie di interventi andati in onda su Radio 2 Rai sul tema musicale Rebetiko, tra gli interventi, oltre alla musica si parla di storia, politica ed economia.
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