Questo blog vuole informare su come e quanto sta cambiando la vita di tutti i giorni in Grecia. L'intervento del Fondo Monetario Internazionale, BCE e dell'Unione Europea sta riducendo la Grecia a un paese in cui sarà difficile vivere. Non sono un giornalista e su questo blog voglio raccontare la vita di tutti i giorni, la mia esperienza diretta di come siamo costretti a "sopravvivere in grecia".

Alla pagina dei video di questo blog puoi vedere il nuovo documentario CATASTROIKA con sottotitoli in Italiano e il documentario DEBTOCRACY International Version con sottotitoli in inglese. Molto consigliato è anche la video intervista di Monica Benini "La guerra in Europa" che spiega benissimo ciò che sta succedendo alla Grecia. Nuovo video interessantissimo Fascismo inc anche questo in italiano. Seguendo questo link si possono ascoltare una serie di interventi andati in onda su Radio 2 Rai sul tema musicale Rebetiko, tra gli interventi, oltre alla musica si parla di storia, politica ed economia.

martedì 28 ottobre 2014

28 ottobre. Oggi in Grecia si festeggia il giorno dell'NO!

Oggi in Grecia si festeggia il giorno dell'NO. Questa parola che in greco si scrive "όχι" e che in italiano vuol dire "no", simboleggia, per molti greci, la vittoria sul fascismo italiano. Le origini di questa festa-ricorrenza risalgono infatti alla seconda guerra mondiale. Si riferiscono al "NO!" che venne detto da Metaxas a Mussolini, quando quest'ultimo andò a intimare a Metaxas (all'ora al potere in Grecia) di arrendersi all'avanzata italiana e quindi alla conquista della Grecia da parte del nazi-fascismo. 
Raccontata così, in maniera sbrigativa, questo episodio può sembrare un atto eroico di resistenza e di antifascismo, in realtà le cose non andarono proprio in questo modo.
Il nazionalismo greco, che non ha certo un funzionamento differente da tutti gli altri nazionalismi, ha infatti provveduto ad annebbiare alcune parti della storia e ad esaltarne altre a suo favore. Il popolo greco si è veramente distinto per l’accanimento nel difendere il proprio paese, nonostante Metaxas avesse fatto un precedente lavoro per preparare il popolo greco all’ubbidienza e alla sottomissione fascista. Il suo intento fu vano e questo fu evidente nella ferma risposta popolare contro l’invasione.
Metaxas era infatti una persona che stimava e apprezzava il fascismo e che a quanto sembra avrebbe volentieri fatto parte dell'alleanza nazi-fascista, tant'è vero che nel 1936, quando divenne a tutti gli effetti dittatore della Grecia, fece una riforma dello stato modellandola su quella del fascismo italiano, proibendo i partiti, arrestando i comunisti, vietando gli scioperi e trattandoli come attività criminali e introducendo una diffusa censura di tutti i media.
Aveva infatti stretto una sorta di patto con il nazi-fascismo per l'invasione e la spartizione dell'Albania. Apprezzava e imitava tutto l'immaginario e l'estetica fascista, ad iniziare dai saluti romani fino alle idee di colonialismo ed espansione.
Il problema per Metaxas, e di conseguenza la famosa risposta "NO!" che fu detta a Mussolini e che ancora viene festeggiata, non fu ideologico: questo "NO" non si riferiva al rifiuto dell'ideologia fascista, ma alla sorpresa verso il tradimento dei patti presi precedentemente con il nazi-fascismo e che improvvisamente vennero disattesi. Metaxas sapeva inoltre che Hitler era contrario all'invasione della Grecia da parte dell'Italia, perché in questo modo Mussolini avrebbe preso troppo potere e l’Italia si sarebbe trovata in una posizione privilegiata nel controllo del Mediterraneo orientale. Metaxas si oppose quindi al fascismo inserendosi in una frattura di interessi creatasi tra Mussolini e Hitler. Le truppe greche furono indirizzate a combattere l'invasione italiana sul versante adriatico, dove riuscirano a contrapporsi in maniera efficace all’esercito italiano nonostante fossero in numero minore e male equipaggiate. Questo non fu però sufficiente a salvaguardare il territorio greco dall’invasione, infatti successivamente le forze armate tedesche occuparono il paese entrando dal fronte nord-est. 

Ancora oggi, nelle scuole di ogni grado, ad iniziare dagli asili, si festeggia il 28 ottobre, data di inizio della guerra ricordando il famoso "όχι". Le aule vengono addobbate con bandiere e immagini truci di militari armati di fucili e baionette e i bambini cantano canzoncine patriottiche alla presenza dei genitori. Tutto questo, purtroppo, avviene in una sorta di atmosfera simile al tifo calcistico dove è scarsissima o spesso inesistente ogni forma di riflessione su cosa significa fascismo, oppressione e guerra. Tutto il cerimoniale è basato sull’eroismo dei soldati greci, sull’esaltazione dell’atto militare e l’uso delle armi. Sulla figura storica di Metaxas e il ruolo che ha giocato nella politica interna del proprio paese non viene spesa una sola parola, la sua celebrazione come esempio da seguire è delegata ai fascisti greci, che lo ritengono ancora oggi un punto di riferimento.
Sarebbe molto più giusto festeggiare la lotta popolare per la libertà del proprio paese e la lotta ad ogni fascismo, sia esso italiano o greco. L'oppressione e la negazione della libertà di espressione non hanno bandiera o nazionalità, che siano perpetrate da un fascismo "made in italy" o da uno casalingo, non cambia molto la situazione.
Ovviamente, da quel giorno, da quel famoso "òχι", non c'è stato un solo governo che abbia avuto il minimo interesse ad alimentare una cultura libertaria e di vera opposizione al fascismo, sia quello ideologico e vecchio stile, sia quello moderno dello sfruttamento economico ed ecologico del pianeta. Tutto viene ridotto ad una festa nazional-popolare dove tra bandierine greche, sfilate congiunte di militari e studenti viene festeggiata la retorica della nazione e dello stato.
Questa retorica, questo nazionalismo che viene profuso in quantità nella società greca è ovviamente studiato, voluto e incentivato dai governi. Serve a sentirsi fieri ed eroici, grandi e potenti anche se si è senza lavoro, senza futuro, venduti e traditi dai propri governanti.
Voglio però raccontare anche un’altra cosa. Fortunatamente, come all’epoca di Metaxas, non sempre la propaganda e la retorica nazionalista hanno l’effetto voluto su tutto il popolo.
Da alcuni anni a questa parte, con l’avanzare della crisi economica, le parate del 28 ottobre si sono trasformate, per gli studenti e non solo, in un’occasione imperdibile per mandare affanculo le autorità e i rappresentanti del governo. Si sono registrati diversi casi in cui, quando gli studenti si trovano a distanza ravvicinata dalle rappresentanze governative, rivolgono loro dei gesti eloquenti e inequivocabilmente diversi dal saluto che invece avrebbero dovuto porgere secondo il rituale. Questi episodi di protesta hanno portato ad essere queste parate degli spettacoli blindati dalla polizia e rivolti ad un pubblico di quasi soli addetti ai lavori.
 Dalla parte dello stato non cambia niente. Sicuramente il primo ministro Samaras si dilungherà in discorsi che celebrano il "grecismo", la patria e l'onore che per molti è racchiuso in questo " òχι", cercando con questi discorsi di far dimenticare che il governo greco ha messo in vendita isole, spiagge, montagne e siti archeologici, questa volta non ci sarà nessuno tra coloro che sono al potere a dire "òχι" all'invasione delle multinazionali, allo sfruttamento della terra, del mare e delle risorse greche.
Oggi si marcia, si va avanti, tenendo una bandiera in mano, studenti e militari nella stessa parata sfilano e salutano le autorità che da un podio osservano lo spettacolo. Come ogni anno la Grecia si auto-celebra, ancora una volta festeggiando con una parata dalla chiara estetica fascista il "NO!" all’invasione fascista.

Francesco Moretti