17 Novembre 1973. I carri armati del Regime dei Colonnelli invadono il Politecnio di Atene.
A più di quaranta anni di distanza questa manifestazione non ha perso il suo significato.
Come ogni 17 novembre anche quest'anno, migliaia di manifestanti hanno voluto ricordare il tragico giorno di 41 anni fa, quando i carri armati della "Dittatura dei Colonnelli" sfondarono i cancelli del Politecnio di Atene dove gli studenti si erano riuniti in un'occupazione di protesta contro il regime.
Numerosi furono i morti in quel venerdì 17 novembre del 1973, l'esercito e la polizia sparavano per le strade presidiate dai mezzi pesanti.
Fu questo uno degli episodi più agghiaccianti della "Dittatura dei Colonnelli". Questo episodio, probabilmente, venne ripreso da una finestra dell'Istituto Italiano di Cultura che si trova davanti al Politecnio e a quei cancelli tristemente noti. Anche grazie a queste immagini, gli orrori della dittatura greca furono sotto gli occhi di tutto il mondo. Fu questa la prima crepa di un regime che di li a pochi mesi più tardi sarebbe caduto.
Da 41 anni, ogni 17 novembre in migliaia scendono in piazza non solo per ricordare le vittime di quel giorno, ma per rinnovare un appuntamento annuale, un momento di riflessione collettiva su cosa significa ancora la parola libertà.
Negli anni questo appuntamento ha preso significati diversi, attualizzandosi e prendendo nuove parole d'ordine.
Nal 1985 proprio in questa manifestazione un poliziotto uccise un ragazzo di quindici anni che si chiamava Michalis Kaltesas. A seguito di alcuni tafferugli, mentre si stava allontanando, questo giovane venne raggiunto da un colpo mortale esploso da un agente. Quell'anno fu il primo anno dopo la dittatura in cui vennero di nuovo usati lacrimogeni durante una manifestazione. La televisione per la prima volta, e da li in poi, si specializzo nel racconto di un'altra realtà. Chi era presente alla manifestazione conosceva una cosa e chi stava a casa e guardava la televisione ne conosceva un'altra. Totalmente diversa.
Erano gli anni dei socialisti del PASOK, si andava creando un nuovo ordine e dei nuovi equilibri post dittatoriali. Il poliziotto che uccise Michalis Kaltesas venne assolto.
A partire da quell'anno la manifestazione del 17 novembre è sempre stata segnata da scontri più o meno importanti.
Molte volte ha avuto una valenza pacifista e contro l'uso della forza militare, altre volte, una valenza sindacale legata ai diritti lavorativi. Nel torpore degli anni novanta è sembrato, per alcuni, una ricorrenza inutile che portava il ricordo su fatti vecchi e superati.
Dopo l'assassinio del giovane Alexis Grigoropoulos, avvenuto nel dicembre del 2008 sempre per mano di un poliziotto, la manifestazione del 17 novembre ha preso valenza anti-autoritaria.
In questi ultimi anni, questo appuntamento ha ripreso un grande valore di difesa della democrazia e contro ogni dittatura, sia questa vecchio stile come quella dei "Colonnelli", o nelle nuove versioni neo-liberiste, televisive, dell'austerity, del memorandum, dell'azzeramento dei diritti lavorativi, etc..
Il tracollo economico della Grecia non ha solo portato un impoverimento generale del proprio popolo, ma ha innescato di nuovo delle dinamiche sociali basate sul fascismo, sulla negazione dei valori democratici e sulla violenza. Questo è ogni giorno più evidente. Il governo ha deliberatamente alimentato la vocazione autoritaria e violenta del corpo della polizia, ha lasciato che i nazisti di Chrisi Avghi si infiltrassero nelle istituzioni dello stato. L'impunità di cui da anni godono i poliziotti in Grecia gli esorta e gli spinge ogni volta ha passare il limite raggiunto la volta precedente. Ogni manifestazione si contano innumerevoli episodi antidemocratici perpetrati dalle "forze dell'ordine", che portano a pestaggi, menomazioni fisiche permanenti di manifestanti, arresti e torture. Non è ben chiaro se ciò che fanno è dettato direttamente dal ministero degli interni o se è una libera interpretazione dei poliziotti stessi che al ministero dell'interno va più che bene.
Di fatto, è evidente che in molti, all'interno della polizia hanno confuso il proprio "modus operandi" e non sanno più come si devono comportare, è cosi che il ruolo del poliziotto si confonde con quello del fascista. In molti non distinguono più la differenza di comportamento che dovrebbe esserci tra quando sono al lavoro ed indossano una divisa e quando sono a spasso con i propri amici.
In ogni manifestazione viene deliberatamente creato dalla polizia un clima di tensione e di sciacallaggio delle più basilari regole civili e democratiche, in ogni manifestazione si vive un pezzo di quella "Dittatura dei Colonnelli" che evidentemente non è ancora stata sepolta.
Bande di poliziotti in moto percorrono le strade e i vicoli dei quartieri a elevata velocità, urlando e offendendo i passanti, poi, quando decidono che il punto è buono, scendono dalle loro moto e picchiano chiunque si trovi a tiro. Questo è un comportamento che evidentemente non ha niente a che fare con il mantenimento dell'ordine pubblico, direi che invece rappresenta proprio il contrario. Progressivamente, in pochi anni, la polizia si è adeguata all'anti - democratizzazione imposta dell'attuale governo...e su questo punto devo riconoscerle una vera professionalità! Il loro comportamento è spesso paragonabile a quello di un pullman di tifosi scatenati che si ferma a razziare un autogrill sull'autostrada.
Nel video qui sotto, un commerciante difende la propria attività dal passaggio della polizia, un dipendente viene fermato e picchiato perché si oppone al FURTO DI UNA CASSA DI ACQUA da parte di un agente delle forze dell'ordine.
A più di quaranta anni di distanza questa manifestazione non ha perso il suo significato.
Come ogni 17 novembre anche quest'anno, migliaia di manifestanti hanno voluto ricordare il tragico giorno di 41 anni fa, quando i carri armati della "Dittatura dei Colonnelli" sfondarono i cancelli del Politecnio di Atene dove gli studenti si erano riuniti in un'occupazione di protesta contro il regime.
Numerosi furono i morti in quel venerdì 17 novembre del 1973, l'esercito e la polizia sparavano per le strade presidiate dai mezzi pesanti.
Fu questo uno degli episodi più agghiaccianti della "Dittatura dei Colonnelli". Questo episodio, probabilmente, venne ripreso da una finestra dell'Istituto Italiano di Cultura che si trova davanti al Politecnio e a quei cancelli tristemente noti. Anche grazie a queste immagini, gli orrori della dittatura greca furono sotto gli occhi di tutto il mondo. Fu questa la prima crepa di un regime che di li a pochi mesi più tardi sarebbe caduto.
Da 41 anni, ogni 17 novembre in migliaia scendono in piazza non solo per ricordare le vittime di quel giorno, ma per rinnovare un appuntamento annuale, un momento di riflessione collettiva su cosa significa ancora la parola libertà.
Negli anni questo appuntamento ha preso significati diversi, attualizzandosi e prendendo nuove parole d'ordine.
Nal 1985 proprio in questa manifestazione un poliziotto uccise un ragazzo di quindici anni che si chiamava Michalis Kaltesas. A seguito di alcuni tafferugli, mentre si stava allontanando, questo giovane venne raggiunto da un colpo mortale esploso da un agente. Quell'anno fu il primo anno dopo la dittatura in cui vennero di nuovo usati lacrimogeni durante una manifestazione. La televisione per la prima volta, e da li in poi, si specializzo nel racconto di un'altra realtà. Chi era presente alla manifestazione conosceva una cosa e chi stava a casa e guardava la televisione ne conosceva un'altra. Totalmente diversa.
Erano gli anni dei socialisti del PASOK, si andava creando un nuovo ordine e dei nuovi equilibri post dittatoriali. Il poliziotto che uccise Michalis Kaltesas venne assolto.
A partire da quell'anno la manifestazione del 17 novembre è sempre stata segnata da scontri più o meno importanti.
Molte volte ha avuto una valenza pacifista e contro l'uso della forza militare, altre volte, una valenza sindacale legata ai diritti lavorativi. Nel torpore degli anni novanta è sembrato, per alcuni, una ricorrenza inutile che portava il ricordo su fatti vecchi e superati.
Dopo l'assassinio del giovane Alexis Grigoropoulos, avvenuto nel dicembre del 2008 sempre per mano di un poliziotto, la manifestazione del 17 novembre ha preso valenza anti-autoritaria.
In questi ultimi anni, questo appuntamento ha ripreso un grande valore di difesa della democrazia e contro ogni dittatura, sia questa vecchio stile come quella dei "Colonnelli", o nelle nuove versioni neo-liberiste, televisive, dell'austerity, del memorandum, dell'azzeramento dei diritti lavorativi, etc..
Il tracollo economico della Grecia non ha solo portato un impoverimento generale del proprio popolo, ma ha innescato di nuovo delle dinamiche sociali basate sul fascismo, sulla negazione dei valori democratici e sulla violenza. Questo è ogni giorno più evidente. Il governo ha deliberatamente alimentato la vocazione autoritaria e violenta del corpo della polizia, ha lasciato che i nazisti di Chrisi Avghi si infiltrassero nelle istituzioni dello stato. L'impunità di cui da anni godono i poliziotti in Grecia gli esorta e gli spinge ogni volta ha passare il limite raggiunto la volta precedente. Ogni manifestazione si contano innumerevoli episodi antidemocratici perpetrati dalle "forze dell'ordine", che portano a pestaggi, menomazioni fisiche permanenti di manifestanti, arresti e torture. Non è ben chiaro se ciò che fanno è dettato direttamente dal ministero degli interni o se è una libera interpretazione dei poliziotti stessi che al ministero dell'interno va più che bene.
Di fatto, è evidente che in molti, all'interno della polizia hanno confuso il proprio "modus operandi" e non sanno più come si devono comportare, è cosi che il ruolo del poliziotto si confonde con quello del fascista. In molti non distinguono più la differenza di comportamento che dovrebbe esserci tra quando sono al lavoro ed indossano una divisa e quando sono a spasso con i propri amici.
In ogni manifestazione viene deliberatamente creato dalla polizia un clima di tensione e di sciacallaggio delle più basilari regole civili e democratiche, in ogni manifestazione si vive un pezzo di quella "Dittatura dei Colonnelli" che evidentemente non è ancora stata sepolta.
Bande di poliziotti in moto percorrono le strade e i vicoli dei quartieri a elevata velocità, urlando e offendendo i passanti, poi, quando decidono che il punto è buono, scendono dalle loro moto e picchiano chiunque si trovi a tiro. Questo è un comportamento che evidentemente non ha niente a che fare con il mantenimento dell'ordine pubblico, direi che invece rappresenta proprio il contrario. Progressivamente, in pochi anni, la polizia si è adeguata all'anti - democratizzazione imposta dell'attuale governo...e su questo punto devo riconoscerle una vera professionalità! Il loro comportamento è spesso paragonabile a quello di un pullman di tifosi scatenati che si ferma a razziare un autogrill sull'autostrada.
Nel video qui sotto, un commerciante difende la propria attività dal passaggio della polizia, un dipendente viene fermato e picchiato perché si oppone al FURTO DI UNA CASSA DI ACQUA da parte di un agente delle forze dell'ordine.