La proposta del governo greco disattende le aspettative popolari.
Il risultato referendario non ha aiutato molto il governo greco in questa Europa asfittica. Si è però iniziato a parlare di provvedimenti per la sostenibilità del debito greco.
Come tutti saprete già, il governo greco, dopo il risultato del referendum è tornato al tavolo delle trattative con la Commissione. La speranza è quella di trovare un accordo.
Con il risultato referendario il popolo greco ha affermato in maniera decisa di rifiutare la proposta imposta dalla Commissione il 25 giugno. Il 61,3 % dei greci ha infatti votato "no" e ha rispedito la proposta al mittente. Il governo, dal canto suo, ha incassato il risultato referendario come vittoria e come conferma del gradimento popolare nei confronti del tentativo, durato mesi, per arrivare ad un accordo migliore che superi i limiti dell'austerity. Un'altra grande vittoria del governo greco è stata ottenuta al livello internazionale, quest'ultima è molto importante e non deve essere sottovalutata. Infatti, avendo indetto il referendum, il governo greco ha creato un precedente non indifferente, questo precedente non si esclude che possa portare a una sorta di rivoluzione popolare nel modo di pensare e di accettare le varie imposizioni e quindi ispirare nuovi referendum simili a quello ellenico.
Il popolo greco, vincendo il terrore generato dall'unione delle televisioni private, dei media in generale, dalle varie dichiarazioni dei politici esteri e nazionali filo-austerity e soprattutto dal Capital Controls che hanno fatto coincidere il voto per il "no" con l'automatica espulsione dall'Europa e quindi dall'euro, ha dimostrato che i popoli possono reagire, sono in grado di respingere i meccanismi mediatici di condizionamento usati a dismisura sia in Europa che altrove.
Il voto espresso dal popolo greco ha raccolto il consenso di tantissimi popoli d'Europa (non dei loro governi) che hanno visto davanti ai loro occhi avverarsi qualcosa di incredibile, infatti, come la storia insegna, non era per niente scontata la vittoria del "no". Importante anche la solidarietà ricevuta al livello internazionale da molti governi del sud america che hanno riconosciuto nel voto popolare un deciso tentativo di opporsi a quei meccanismi economici e sociali che prima di noi hanno strangolato molti stati di quel continente.
Il governo greco è quindi potuto tornare al tavolo delle trattative con più forza e determinazione per continuare la trattativa e provare a portare a casa un accordo migliore. È così iniziato il serrato calendario di appuntamenti, incontri, consultazioni per arrivare entro domenica ad un accordo.
Per facilitare lo svolgersi di questa delicata fase, il precedente ministro Varoufakis ha lasciato il posto all'attuale ministro delle finanze Zakalotous. Questo cambio di guardia, che per molti osservatori esteri delle vicende greche è sembrato una cosa strana, specialmente se abbinata alla vittoria del referendum, era in realtà nell'aria e in buona misura prevedibile. Comunque, l'importante è la linea politica che il governo greco segue, non ha grossa importanza chi la rappresenta all'interno dell'Eurogruppo, Yanis Varoufakis non ha lasciato il proprio posto per una diversità di vedute rispetto alla linea tenuta fino a qui e dalle retrovie continua a lavorare.
Ieri è stata divulgata la proposta che il governo greco ha rivolto alla Commissione Europea, se questa proposta verrà accettata, la Grecia prenderà un altro prestito, con questi soldi potrà riportare un po' di normalità nel paese e far ripartire un'economia ferma da mesi. Potrà inoltre pagare la rata al Fondo Monetario Internazionale, rata scaduta alla fine di giugno, che mette la Grecia in posizione di bancarotta tecnica.
La proposta, tranne in alcuni punti, non differisce granché dalla proposta che il referendum aveva bocciato.
Questo ha generato delusione rispetto alle aspettative che l'entusiasmante vittoria al referendum aveva creato.
Perché il governo greco, nonostante la schiacciante vittoria al referendum, ha presentato una tale proposta? Quali equilibri politici e quali margini di trattativa ha potuto sfruttare la Grecia all'interno dell'Europa?
Per dare risposta a queste domande, bisogna fare un po' di considerazioni che collocano la Grecia all'interno di un contesto, l'Unione Europea, con tutte le sue dinamiche politiche ed economiche, i suoi governi, le sue culture, i suoi interessi e le sue egemonie. Dopo aver fatto questo la situazione ci apparirà più chiara.
La Grecia è al momento l'unico governo di sinistra esistente in Europa e quando dico sinistra non intendo la solita social-democrazia che siamo abituati a vedere nel panorama europeo. La differenza tra un governo di destra e una social-democrazia come ad esempio l'Italia è minima o nulla. Le politiche sono le stesse, con la differenza che la social-democrazia le applica, ma con lieve risentimento.
Quindi il governo Tsipras, in questi mesi non ha solo provato a contrattare e a cercare di ottenere delle concessioni, ma ha cercato di portare un'idea totalmente contrastante e diversa nel panorama della contrattazione che scardinasse il concetto storico dell'austerity. Vengono tassati i poveri e guadagnano i ricchi. Questo ha accentuato le differenze politiche e culturali tra il governo ellenico e il resto dei governi dell'Europa.
Il confronto che c'è stato all'interno dell'Europarlamento sulla questione greca, solo alcuni giorni fa, ha dimostrato in tutta la sua crudezza come il risultato referendario greco non venga minimamente considerato. Tutti, all'inizio del proprio intervento, si sono ovviamente preoccupati di dire che ne prendono atto e lo rispettano, ma questo rispetto, è chiaro, che non si traduce in fatti.
Il rispetto per la decisione democratica del popolo greco, cade nel vuoto in un contesto democratico degenerato come quello che domina adesso in Europa.
Tanti parlamentari europei hanno accusato la Grecia di non voler fare niente di concreto per arrivare ad un accordo. Questo non è vero. Che cosa intendono per qualcosa di concreto e serio? L'applicazione delle misure di austerity e neo liberiste che sono di gran moda in Europa in questo momento. Invece, il governo greco ha sempre sostenuto un'altra via, quella dello sviluppo e della tassazione di quei ceti elevati fino ad oggi immuni. La tutela di pensioni e salari.
L'ironia e il disprezzo verso la Grecia ostentato da tanti paesi schierati sotto l'ombrello della Germania ha posto il governo greco nella difficile posizione di dover decidere tra un accordo brutto o un Grexit.
Tanto per chiarire un minimo gli equilibri che il governo greco ha trovato davanti a se, vi elenco le posizioni dei membri dell'Unione Europea rispetto alla reale possibilità di un Grexit.
Sostengono e sono pronti ad un Grexit:
Slovenia (Miro Cerar) Estonia (Taavi Roivas) Germania (Angela Merkel) Slovachia (Robert Fico) Finlandia (Juha Sipila) Lithuania (Algirdas Butkevicius) Lettonia (Andris Berzins) Belgio (Charles Michael) Austria (Werner Faymann) Olanda (Marke Rutte). Sono dieci in totale, sono tanti.
A questi vanno aggiunti coloro che sono concordi con un Grexit, ma vorrebbero evitarlo se possibile. Questi sono:
Luxenburgo (Xavier Bettel) Spagna (Mariano Rajoy) Irlanda (Enda Kenny) Malta (Josef Muscat) Portogallo (Pedro Passos Coelho) e all'interno dell'eurogruppo Jeroen Dijsselbloem.
Coloro che invece hanno escluso un Grexit sono:
Italia (Matteo Renzi) e Francia (Francois Hollande). Jean-Clude Junker della Commissione Europea e Martin Schulz del Parlamento Europeo. Questi sono i buoni...si fa per dire.
Ricordiamoci le dichiarazioni congiunte di Schulz e di Renzi che paventavano un'uscita dall'Euro e un ritorno alla Dracma in caso di vittoria del "no" al referendum. Anche Hollande e Junker si sono sempre prodigati perché la Grecia accetti l'imposizione della Commissione Europea. La differenza dagli altri, che sostengono un Grexit è millimetrica e concettuale.
In questo clima asfittico si muove la Grecia.
Coloro che si aspettavano un accordo eccezionale sulla spinta del referendum, ovviamente sono rimasti delusi. Anch'io mi aspettavo, o meglio speravo, in una proposta migliore. So che questi accordi si potranno ritrattare se in Europa verranno a cambiare gli equilibri politici, specialmente dei grandi stati che hanno una grande produttività come Italia, Spagna e Francia e quindi un maggiore peso politico. Ciò che mi amareggia di più è che in questa proposta è contenuta anche la privatizzazione di tanti beni della Grecia.
Il TAIPED l'organo delegato alla vendita di spiagge, immobili, siti archeologici e servizi come l'azienda della corrente e gli aeroporti tornerà ad essere funzionante. Penso che gli accordi economici, le tasse e tante altre cose potranno essere cambiati e migliorati in futuro, sono in una certa maniera "cose di passaggio", quando invece qualcosa viene venduto, viene sottratto per sempre al patrimonio pubblico. Il governo Samaras, il fondatore del TAIPED aveva iniziato ad usare questo periodo di emergenza e di bisogno in cui si trova la Grecia per svendere a parenti ed amici le ricchezze del paese. Vedremo se questo governo vorrà e potrà trattare la questione vendite in altra maniera. Resta il fatto tragico della privatizzazione di tante ricchezze, indipendentemente se queste verranno svendute o vendute per un prezzo alto.
Proprio su questo punto è girata tutta la pressione psicologica, politica ed ovviamente economica della trattativa. Il Grexit è stato ed è legato proprio alla questione delle privatizzazioni. Privatizzazioni in cui le multinazionali tedesche faranno la parte del leone. Molti accordi di vendita erano già pronti e sarebbero già stati effettuati se non ci fosse stato il cambio di governo avvenuto a gennaio.
In molti a questo punto si chiederanno se accettare un accordo "difficile" com'è stato definito con un eufemismo dal ministro delle finanze greco è migliore che affrontare un Grexit.
Per questa domanda non ho una risposta certa, posso comunque provare a fare delle riflessioni.
Prima di tutto è bene capire che un Grexit non significherebbe l'estinzione del debito che la Grecia ha sulle spalle. Questo debito resterebbe e andrebbe pagato con la nuova-vecchia moneta greca, la Dracma, che a quel punto non avrebbe un gran valore e renderebbe ancora, se possibile, più insostenibile il debito del paese. Inoltre un Grexit danneggerebbe in maniera forte tanti stati dell'Europa, quindi in caso di Grexit devono essere ben chiare sia le responsabilità che le dinamiche in cui si è verificato. Un'uscita dall'Euro unilaterale ellenica equivarrebbe ad un suicidio, tutti gli stati dell'Europa correrebbero a "mangiare viva" la Grecia. Un'uscita imposta dalla Germania come punizione al popolo greco e dopo una proposta di accordo come quella appena presentata dal governo, verrebbe vista con un altro occhio e vi sarebbe senz'altro una maggiore solidarietà da parte di tanti paesi.
Il Grexit è sempre stata una fissazione per il ministro tedesco W. Schäuble. Da sempre lo ha usato per ricattare il governo greco durante la trattativa. In un articolo di Y. Varoufakis dove vengono descritte le condizioni in cui si tenevano le trattative a Bruxelles dopo il rifiuto della continuazione del programma, si legge:
"Seguirono
cinque mesi di negoziati con una situazione monetaria soffocante e un andamento bancario
sotto la supervisione e l'esecuzione della Banca Centrale Europea. Il messaggio era chiaro: se non ti arrendi, presto saremo di fronte ai controlli sui capitali, prelievi da ATM, una chiusura delle banche prolungata e
infine Grexit"
W. Schäuble ha sempre usato l'argomento Grexit per incutere paura e imporre disciplina in Europa. Nel 2012 valutò addirittura che il costo di un Grexit sarebbe valso a rimettere la Francia in riga.
Ciò di cui non ha mai voluto sentir parlare Schäuble è una ristrutturazione del debito. Ogni tentativo di mettere sul tavolo della trattativa questo argomento è stato soffocato dall'imposizione di altre misure di austerity. Ovviamente le ragioni di questo essere contro ad una ristrutturazione del debito greco sono chiare, un debito insostenibile da un potere illimitato ai creditori. Proprio la Germania ha cercato di censurare la notizia divulgata dal Fondo Monetario Internazionale rispetto all'insostenibilità del debito greco arrivata poco prima del voto referendario. Censurare questa notizia avrebbe reso più naturale l'accettare da parte del popolo greco di un altro pacchetto di austerity.
In questi ultimi giorni si è tornati a parlare in maniera più insistente di un eventuale taglio del debito, da più parti arrivano dichiarazioni in questo senso.
Aver riacceso la questione della ristrutturazione del debito, anche grazie al referendum, è da considerare un importante passo avanti verso una soluzione praticabile della crisi greca.
Penso che in una guerra si vincono e si perdono delle battagli. Queste battaglie vinte o perse hanno un importanza relativa alla fine della guerra. Questa proposta del governo greco arriva alla fine di mesi di contrattazione per arrivare ad una soluzione praticabile. Una soluzione è da considerarsi praticabile solo se comprende dei provvedimenti seri per quanto riguarda la sostenibilità del debito.
La proposta del governo contiene delle cose diverse e sicuramente migliori della proposta della Commissione Europea, certo che non resterà nella storia come una battaglia vinta. Molti punti vengono lasciati imprecisi, e penso che il governo possa usare questa imprecisione per avere un piccolo spazio di manovra e poter gestire il proprio paese in maniera più autonoma.
Staremo a vedere, tra un giorno sapremo come e se verrà accettata dai creditori. Ovviamente cercheranno fino all'ultimo di peggiorala e di aggiungere altri punti per umiliare ancora di più la parte greca. Staremo a vedere anche che cosa vorrà fare Schäuble, accetterà la proposta greca o come sostiene Y. Varoufakis insisterà con l'ipotesi Grexit per "ripulire l'atmosfera in Europa" e intimidire tutti punendo la Grecia.
Comunque la guerra non è finita, il popolo greco è ancora molto combattivo e ogni tentativo di piegarlo sembra al contrario rafforzarlo.
Per chi è interessato a sapere che pensano i greci del loro governo e delle questioni legate alla trattativa, chiudo con un sondaggio pubblicato dalla Metron Analysis il 10 luglio 2015. Riguarda la popolarità del governo Tsipras. Alla domanda: Se ci fossero le elezioni politiche oggi chi voteresti? Il 38,5% risponde Syriza, con percentuali sempre più basse seguono, 19,1% Nea Dimokratia, 5,3% Potami, 4,3% Chrisi Avghi, 4,2% Pasok e al 3,8% KKE. Gli Anexartiti Ellines si trovano al 2,7%.
Alla domanda: Cosa preferiresti che il primo ministro facesse rispetto ad un accordo? Il 75% vorrebbe che si arrivasse ad un compromesso. Il 21% vorrebbe che il primo ministro fosse irremovibile. Oltre il 77% degli intervistati ritiene che alla fine verrà raggiunto un accordo con i suoi creditori, il 14% pensa che il governo finirà in rovina.
Ponendo in fine la domanda. Vorresti restare nella zona euro? L'84% si è espresso per l'Euro, mentre il 12% a favore della Dracma.
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Questo blog vuole informare su come e quanto sta cambiando la vita di tutti i giorni in Grecia. L'intervento del Fondo Monetario Internazionale, BCE e dell'Unione Europea sta riducendo la Grecia a un paese in cui sarà difficile vivere. Non sono un giornalista e su questo blog voglio raccontare la vita di tutti i giorni, la mia esperienza diretta di come siamo costretti a "sopravvivere in grecia".
Alla pagina dei video di questo blog puoi vedere il nuovo documentario CATASTROIKA con sottotitoli in Italiano e il documentario DEBTOCRACY International Version con sottotitoli in inglese. Molto consigliato è anche la video intervista di Monica Benini "La guerra in Europa" che spiega benissimo ciò che sta succedendo alla Grecia. Nuovo video interessantissimo Fascismo inc anche questo in italiano. Seguendo questo link si possono ascoltare una serie di interventi andati in onda su Radio 2 Rai sul tema musicale Rebetiko, tra gli interventi, oltre alla musica si parla di storia, politica ed economia.
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