Questo blog vuole informare su come e quanto sta cambiando la vita di tutti i giorni in Grecia. L'intervento del Fondo Monetario Internazionale, BCE e dell'Unione Europea sta riducendo la Grecia a un paese in cui sarà difficile vivere. Non sono un giornalista e su questo blog voglio raccontare la vita di tutti i giorni, la mia esperienza diretta di come siamo costretti a "sopravvivere in grecia".

Alla pagina dei video di questo blog puoi vedere il nuovo documentario CATASTROIKA con sottotitoli in Italiano e il documentario DEBTOCRACY International Version con sottotitoli in inglese. Molto consigliato è anche la video intervista di Monica Benini "La guerra in Europa" che spiega benissimo ciò che sta succedendo alla Grecia. Nuovo video interessantissimo Fascismo inc anche questo in italiano. Seguendo questo link si possono ascoltare una serie di interventi andati in onda su Radio 2 Rai sul tema musicale Rebetiko, tra gli interventi, oltre alla musica si parla di storia, politica ed economia.

domenica 5 luglio 2015

Tre scenari per il dopo referendum
Sulla base del risultato referendario si possono ipotizzare tre scenari diversi. Se vince il fronte del "NO", quello del "SI" con un piccolo margine o la vittoria decisa del "SI". 
Le cose potrebbero evolversi in questo modo.

In questi giorni di campagna elettorale referendaria abbiamo visto cambiare le percentuali del "no" e del "si" in maniera consistente. Immediatamente dopo il rifiuto dell'accordo imposto dalla ex-troika il 25 giugno e l'annuncio del referendum, le percentuali dei votanti orientati verso il "no" erano molto alte. Intorno al 57% per il "no" e 30% per il "si". Il rifiuto dell'accordo era quindi ritenuto, dalla maggioranza dei votanti una cosa giusta e veniva sostenuta. Il governo si era mostrato coerente con il proprio mandato elettorale, in più, dopo anni di "memorandum" il popolo greco conosceva benissimo il contenuto dell'accordo, forse non punto per punto, ma un'idea completa di ciò che significa vivere in regime di memorandum era chiara a tutti. Le posizioni del governo erano chiare: restare in Europa e nell'euro con un accordo applicabile.
In questo tempo che ha separato il giorno dell'annuncio del referendum da oggi, giorno in cui si vota, le percentuali del fronte del "si" sono incrementate fino a raggiungere una sostanziale parità. La proposta della commissione europea non è cambiata. I cittadini sono invitati ad esprimere un parere su quella presentata il 25 giugno e ritenuta "inapplicabile" dal governo. Altre proposte o modifiche di quella proposta non ve ne sono state. Che cosa è cambiato quindi? Che cosa è stato determinante per questo "cambio di opinione"?


Il regime di terrorismo psicologico a cui sono stati sottoposti i greci. 
Questo ha determinato il variare delle percentuali di voto.
Dal giorno stesso in cui è stato indetto il referendum è iniziata una vera e propria pioggia di dichiarazioni dei vari Merkel, Schäuble, Schulz, Renzi, Hollande, Junker etc.. tesa a terrorizzare il popolo greco. Un rifiuto di quell'accordo è stato presentato come una sicura uscita dall'euro (Grexit) e un ritorno alla dracma. A più riprese i vari primi ministri degli stati europei hanno ripetuto le parole di Schäuble, appiattendosi ancora di più, se è possibile, sulle posizioni del governo tedesco. C'è da dire che la solidarietà dei popoli d'Europa è cresciuta in maniera proporzionale alle dichiarazioni dei vari politici del terrore. 
Le televisioni private greche hanno poi giocato un ruolo sporchissimo. Da subito si sono schierate con il fronte del "si", vedendo in una vittoria del "si" un guadagno immediato, soprattutto economico. Il governo Tsipras è stato il primo della storia greca ha chiedere che le frequenze dei canali privati venissero pagate, com'è sempre stato per legge. Legge, disattesa completamente da tutti i precedenti governi che hanno usato l'impunità verso le emittenti come moneta di scambio per l'appoggio politico.
I canali privati hanno quindi sfruttato la campagna referendaria per sferrare un deciso attacco al governo. Ventiquattro ore su ventiquattro hanno dato spazio alla propaganda per il "si". Le proporzioni nei dibattiti televisivi erano in media un rappresentante ha sostenere il "no" e cinque per il "si". In più hanno pilotato e gestito la crescita del panico. Hanno iniziato a parlare con insistenza di file ai bancomat per mettere al sicuro i propri risparmi, riciclando immagini di repertorio di Cipro e puntualmente sono riusciti a generare le file vere ai bancomat. Hanno dato la notizia inesistente dell'assalto ai supermercati e di conseguenza  hanno spinto il popolo greco ha rifornirsi di ogni genere alimentare in scatola e a lunga conservazione. Cose ridicole, ma perfettamente funzionanti in una società che in gran parte si nutre di televisione e si informa quasi esclusivamente da quella fonte.
Il fronte del "si", ovviamente non si poteva presentare come fronte per l'austerity e il sostegno al memorandum, quindi si sono caratterizzati distorcendo il messaggio, come fronte per l'euro e per l'Europa. Lo slogan era "Restiamo in Europa". 
Ciò che è stato determinante è stato il Capital Control applicato alle banche greche per frenare l'emorragia di liquidità provocata dalla "caccia al bancomat" sponsorizzata dalle emittenti private.
Il limite di 60 euro al giorno, sommati a tutti i problemi dovuti all'improvvisa chiusura delle banche, i disagi enormi per la parte più anziana della popolazione dovuti alla riscossione delle pensioni, hanno giocato un ruolo determinante, tant'è vero che immediatamente dopo l'ingresso in Capital Control il fronte del "si" è salito al 37% dall'iniziale 30% e il "no" è sceso dal 57% al 46%.
Dalla parte dei potenti d'Europa è stato fatto veramente il possibile per sostenere il "si", non solo con dichiarazioni politiche o personali, ma addirittura c'è stato il tentativo di censura rispetto all'annuncio della esposizione del debito greco da parte del Fondo Monetario Internazionale, debito evidentemente insostenibile. "Insostenibile" come da sempre viene definito dal governo greco.
Visto che l'argomento soldi e conti correnti ha funzionato benissimo allo scopo, dopo il Capital Control è stata propagata la notizia di un eventuale taglio dei conti correnti superiore a 8000 euro, notizia battuta dal Financial Time, cosa poi smentita e ritenuta improbabile da molti economisti, ma che sul popolo greco ha funzionato benissimo.

In sintesi, quanto descritto sopra porterà ad una probabile parità tra i due schieramenti, se non ci saranno sorprese inaspettate. Dopo il risultato si aprono quindi tre scenari diversi, che si possono solo ipotizzare, certezze non ce ne sono, perché come abbiamo visto fino ad oggi, tutto dipende dalle circostanze e dalle energie varie che intervengano in ogni sviluppo politico ed economico.


Se vince il "no" 

Se vince il "no", il governo riceve di nuovo un mandato politico per tornare con più determinazione al tavolo della trattativa e cercare di ottenere un "memorandum" più "umano" e applicabile che non vada necessariamente ha colpire gli strati più in difficoltà della popolazione. Questo nuovo inizio della trattativa sarà una delle battaglie più difficili combattute in Europa. Si verificherebbe inoltre un precedente ottimo e utile per tanti altri popoli europei. Sarebbe un rafforzamento dell'attenzione e della solidarietà internazionale di tutti coloro che si sono già mobilitati a sostegno della Grecia. Nella migliore e forse "ideale" delle situazioni, sarebbe ottimo ottenere un ricompattamento dei vari partiti politici in appoggio al tentativo del governo, questo sulla base del voto popolare. Cosa che vedo molto improbabile vista la qualità dei vari personaggi e gli interessi specifici che molti partiti dell'opposizione hanno nell'applicazione del "memorandum" così com'è. L'ipotesi che ritengo più probabile e che viene in genere considerata più fattibile anche da altri è un rimpasto di governo. Il ministro delle finanze Varoufakis cambierebbe posto e non sarebbe più a diretto contatto con la commissione. Questo per rendere il clima più favorevole ad un accordo, visto che in molti, nel "salottino" dell'Eurogruppo hanno dimostrato antipatia verso il ministro greco. 
Dal fronte delle dichiarazioni dall'estero il ministro tedesco W. Schäuble ha paventato, in caso di vittoria del "no" un'uscita temporanea della Grecia dall'euro e ha promesso "aiuti umanitari" per la popolazione.
Per quanto vi siano dichiarazioni di questo tipo, resta grossa la difficoltà per l'Europa, anche se parliamo di un'Europa completamente gestita dal governo tedesco, di espellere un paese dell'unione, anche se si è espresso ben due volte contro l'accordo imposto. Comunque è sicura una ritorsione del capitalismo internazionale verso il paese.

Se vince il "si" con un leggero margine

Se dovesse verificarsi una sostanziale parità o una risicata vittoria del "si", ipotesi che sembra la più accreditata, il primo ministro A.Tsipras, come ha dichiarato in precedenza, dopo aver applicato il volere popolare rispetto alla proposta in questione, si dimetterà. Affidando il procedimento di applicazione della proposta ad un governo di transizione con l'appoggio del Syriza. Dopo di che ci potrebbero essere nuove elezioni politiche nel giro di due o tre mesi. Non appena si è assestata un minimo la situazione economica.
C'è da considerare che, secondo alcune raccomandazioni e riflessioni provenienti dall'interno del governo, nel caso che il fronte del "si" vincesse, ma con un margine minimo, il primo ministro Tsipras non potrebbe dimettersi immediatamente, ma potrebbe chiamare al tavolo della trattativa i rappresentanti di altre forze politiche tutt'ora all'opposizione. Questo cambierebbe in sostanza gli equilibri politici e quindi gli obiettivi cercati dal governo di sinistra nella contrattazione. Ovviamente questo porterebbe alla perdita di una parte dell'attuale Syriza. In diversi non accetteranno questo compromesso. Anche questa soluzione porterebbe naturalmente ad elezioni nel giro di pochi mesi.
Comunque, ascoltando ciò che viene detto pubblicamente da Bruxelles e da Berlino, la Commissione è contraria a riaprire una trattativa con il governo Tsipras e sostiene con decisione la formazione di un "governo tecnico" come succede per tradizione in Europa ogni qual volta si prevaricano i margini della democrazia e si creano le condizioni per manipolare e gestire i popoli, imponendo con un modo o con l'altro gli interessi della finanza.
L'argomento principe sostenuto dall'ex-troika è che un governo (l'attuale governo) che non crede nelle riforme (macelleria sociale e svendita del patrimonio pubblico, naturalistico e archeologico) non potrà attuarle.
Questa considerazione stona anche se è collocata in un contesto di democrazia deteriorata come abbiamo adesso in Europa. Troveranno altri modi per gestire la situazione. Non sono da escludere altri meccanismi shock tipo il Capital Control, per limitare la liquidità, generare il panico e favorire la formazione di un governo tecnico.

Se vince il "si" con un buon margine 

In questo caso, il primo ministro Tsipras si dimetterebbe immediatamente come ha dichiarato. Ci sarà un governo di transizione fino a nuove elezioni. La questione che ancora non è chiara è chi guiderà questa eventuale nuova forma di governo. Nel fronte del "si" trovano posto i più sputtanati soggetti politici degli ultimi anni e anche in una situazione del genere restano improponibili. Per il momento i nomi più accreditati sono quelli dell'ex primo ministro Kostas Karamalis e di Dimitris Abramopoulos.
Anche il nome di Stournaras, l'ex ministro dell'economia nel governo Samaras è tra i nomi in ballo, ma viene considerato "bruciato" si trova al momento a capo della Banca Greca e in un periodo di divisione e di tensione sociale avere un banchiere all'attuazione del "memorandum" sembra un po' troppo anche in Grecia.
I creditori hanno dichiarato che allenterebbero un po' le loro richieste in caso di un governo tecnico, ma l'esperienza insegna il contrario. Un governo tecnico, che non deve affrontare un costo politico alle elezioni è molto più libero di applicare provvedimenti più duri e spietati.

Queste le tre possibilità sul tavolo, come ho detto in precedenza sono delle ipotesi, tanto dipende dalle circostanze esterne che andranno a modificare gli avvenimenti. Per il momento non ci resta che aspettare il risultato del referendum che arriverà alle ore 21 di questa sera, 5 luglio 2015.