Elezioni Europee. Spezzo una lancia a favore di Tsipras
Le mie riflessioni. Il voto europeo visto dalla Grecia.
Le mie riflessioni. Il voto europeo visto dalla Grecia.
Vivendo in Grecia dal 2005 ho avuto l'occasione di vedere una
serie di cambiamenti in rapida successione. Nel giro di pochissimi anni
questo paese è cambiato radicalmente in peggio, fino ad arrivare ai
margini di una vera e propria crisi umanitaria.
Da un giorno all'altro, i potenti dell'Europa hanno iniziato ad
accusare i greci di essere in mano alla corruzione e di vivere oltre le
loro possibilità. Quali sono le possibilità di un popolo? Come si può
vivere al disopra di queste possibilità? Sicuramente non possono essere decise dal basso, ogni persona sceglie e vive secondo le possibilità economiche che gli vengono date. Contrarre un mutuo, acquistare una casa, fare degli investimenti piccoli e grandi per il proprio futuro, tutto questo viene fatto secondo le possibilità. In rapporto agli stipendi che ogni lavoratore percepisce.
Questa affermazione è stata usata come un "mantra" per colpevolizzare il popolo greco. Ripetuta ogni giorno molte volte.
Questa storia è stata diffusa in tutta Europa. Fino a far credere al resto degli europei che i greci erano i cattivi della classe e che in fondo si meritavano ciò che gli stava accadendo.
In Italia, nello stesso periodo, in molti si tranquillizzavano e si
autoconsolavano dicendo: Per fortuna non siamo la Grecia! Poi, loro
malgrado, anche gli Italiani, gli spagnoli, i portoghesi, gli irlandesi
etc.. hanno scoperto che assomigliano molto alla Grecia e ai greci. Questa storia è stata diffusa in tutta Europa. Fino a far credere al resto degli europei che i greci erano i cattivi della classe e che in fondo si meritavano ciò che gli stava accadendo.
Come si assomiglia ai greci? Non certo ballando il sirtaki e
rompendo i piatti. Si assomiglia ai greci, quando in modo analogo
vengono applicate le stesse misure economiche che sono state imposte al
popolo greco. Quando la disoccupazione aumenta giorno dopo giorno,
quando chiudono le imprese una dopo l'altra, quando aumentano i suicidi
per la disperazione, quando si allungano le file davanti alle mense
sociali, quando non ci sono più soldi per i servizi primari come scuole e
ospedali, quando in molti non possono più pagare il mutuo della propria
casa e le banche se le riprendono indietro, quando in ogni strada apre
un negozio di "compro oro", quando ogni giorno aumentano tasse e prezzi
al consumo, quando vengono venduti e privatizzati i sevizi pubblici, i
trasporti, l'acqua etc... In migliaia di altri angoli del proprio paese
si può vedere una somiglianza alla Grecia.
Improvvisamente anche coloro che pensavano di essere al sicuro
perché "noi abbiamo l'industria...", "noi non siamo un paese piccolo
come la Grecia..." si sono accorti di non averla più l'industria e che
la grandezza di un paese non fa la differenza. Perché, se l'Italia è un paese diverso dalla Grecia, la terapia a cui viene sottoposto è la stessa? Sembra quasi che la strada sia uguale per tutti, solo che coloro che hanno iniziato prima questo percorso si trovano ad un punto più avanzato.
Avendo maniera di confrontare l'evoluzione della crisi da un punto di osservazione privilegiato, mi rendo conto ogni giorno di più che in Grecia è stato elaborato un modello sociale di austerity e di neoliberismo aggressivo che viene in progressione applicato anche agli altri stati. Ciò che vediamo ora in Grecia è in buona misura ciò che probabilmente vedremo in un futuro prossimo anche negli altri paesi.
Per questo investo energie nel raccontare, nel descrivere ciò che
avviene in Grecia. Ho iniziato più di due anni fa a narrare la
progressione della crisi sul blog "sopravvivereingrecia", come la
psicologia di massa si intreccia con le dinamiche sociali e politiche,
la miseria, lo sconforto, l'ingiustizia e la violenza, la repressione,
la retorica e la farsa mediatica dei governi che si sono susseguiti. Ho
voluto però raccontare anche la reazione di un popolo che non si è
voluto piegare, un popolo che con tutti i suoi difetti ha dimostrato di
essere determinato.
Osservando questo popolo, vivendo in questo paese posso parlarne e descriverlo con coinvolgimento, ma anche con distacco, quella piccola distanza che ti da il fatto di essere straniero, di osservare e descrivere una cultura che non è la tua. Ne sono rimasto più volte deluso, ma anche tante volte stupito positivamente ed esaltato. Mi sono emozionato, ho pianto, gridato e sorriso insieme a loro e ho creduto in tutte quelle piccole vittorie, quei piccoli passi avanti ottenuti con fatica e dolore.
Dalla crisi economica sono uscite anche soluzioni, tentativi e speranze che mai avrei aspettato. Delle oasi, dei risultati, che se pur simbolici e sperimentali sottolineano la riscossa di un popolo. E se da un lato la crisi ha tirato a galla la parte più putrida dei greci e del loro passato di dittatura, dall'altro ha scoperto possibilità e speranze che hanno mobilitato la parte più creativa e libertaria di questo popolo. Spesso mi è venuta in mente una canzone di De André: "...dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori..".
Fiori sono infatti gli ambulatori autogestiti per tutti coloro, e sono
tanti, che non hanno più accesso alla sanità pubblica, le farmacie
sociali che garantiscono i farmaci a chi non se li può permettere, le
mense sociali autogestite, le assemblee di quartiere con migliaia di
partecipanti, i movimenti di autoriduzione dei prezzi dei caselli
autostradali. Fiori sono ancora le lotte, durissime, per la tutela del
proprio territorio, contro le catastrofi ecologiche imposte dal governo e
giustificate dalla crisi. Fiori sono la lotta contro gli interessi
delle multinazionali e delle lobby del cemento... Fiori in un deserto di
letame. Osservando questo popolo, vivendo in questo paese posso parlarne e descriverlo con coinvolgimento, ma anche con distacco, quella piccola distanza che ti da il fatto di essere straniero, di osservare e descrivere una cultura che non è la tua. Ne sono rimasto più volte deluso, ma anche tante volte stupito positivamente ed esaltato. Mi sono emozionato, ho pianto, gridato e sorriso insieme a loro e ho creduto in tutte quelle piccole vittorie, quei piccoli passi avanti ottenuti con fatica e dolore.
Dalla crisi economica sono uscite anche soluzioni, tentativi e speranze che mai avrei aspettato. Delle oasi, dei risultati, che se pur simbolici e sperimentali sottolineano la riscossa di un popolo. E se da un lato la crisi ha tirato a galla la parte più putrida dei greci e del loro passato di dittatura, dall'altro ha scoperto possibilità e speranze che hanno mobilitato la parte più creativa e libertaria di questo popolo. Spesso mi è venuta in mente una canzone di De André: "...dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori..".
La crisi economica, l'intervento del Fondo Monetario Internazionale
e della Troika sono state delle scuse per attuare in Grecia una
politica neoliberista molto aggressiva che spesso non ha niente a che
fare con il risanamento dei conti pubblici. Patrimoni di immenso valore
come isole, spiagge ed enormi pezzi di costa vengono vendute a prezzi
irrisori. Lo stato non ci guadagna niente, spesso ci rimette perché si
accolla l'onere economico di fornire le infrastrutture ai nuovi
proprietari, deviare strade, traslocare i servizi pubblici che avevano
posto su quel territorio che adesso è privato. Massimo guadagno per il
privato ed enorme costo per la popolazione. Questa è la filosofia neo
liberista.
Per un periodo lungo in Europa ci hanno illuso che tutto
stava procedendo bene. Sembrava addirittura che parlare di capitalismo
fosse una cosa ridicola e datata, chi ne faceva riferimento, passava
subito da persona retrograda e fuori dalla modernità. Il pubblico è
stato descritto come inutile e pesante, mentre l'impresa privata come
dinamica e leggera. I diritti lavorativi visti come una tutela per
"bamboccioni" che non avevano voglia di investire sulle proprie
possibilità. Bisognava invece essere "flessibili" per essere moderni e
dinamici. Buttarsi sul mercato del lavoro senza paura.
Adesso giorno dopo giorno è sempre più chiaro che tutti
questi bei concetti "cool" significano solo "macelleria sociale", che
essere "competitivi" significa essere poveri e precari per tutta la
vita.
L'Europa che anni fa ci è stata descritta come aperta e
piena di possibilità, l'Europa dei popoli, l'Europa senza frontiere si è
rivelata come chiusa e gestita esclusivamente dagli interessi delle
lobby della finanza, con il consenso di tutti gli stati si è insediato
al comando una casta schifosa di politici che hanno privilegiato solo
gli interessi delle banche e dei mercati. La sopravvivenza dell'euro è
stato l'interesse principale fino quasi ad estinguere il popolo europeo,
coloro che lo dovrebbero spendere e con cui dovrebbero vivere. Come
supporto a questa politica economica spietata hanno messo il razzismo
dei popoli più ricchi verso i popoli più poveri e ovviamente la
disinformazione e la demagogia.
Le istituzioni che sarebbero dovute essere "democratiche" lo sono
rimaste solo in teoria, in pratica sono diventate un paravento per
applicare la politica della finanza che sta usando come marionetta la
signora Merkel.
In Italia e non solo prende sempre più
piede l'idea di uscire dall'Euro, la moneta unica viene vista come
origine di tutti i mali. Non potrei dire se un'uscita dall'Euro potrebbe
essere risolutiva per l'Italia. Sicuramente per la Grecia in questo
momento sarebbe un suicidio.
Non piace neanche a me questa Europa, per questo penso che
vada cambiata, l'Euro e la politica economica che vi è dietro è soltanto
un insieme di accordi. Questi accordi vanno cambiati.
Il
popolo greco, dopo anni di sofferenze sta alzando la testa, è una cosa
difficile, perché come tutti i popoli è confuso e diviso, insicuro e
spesso si sente come David contro Golia. Da solo non potrà fare granché,
sarà un tentativo inutile e l'esperienza di 4 anni di crisi servirà a
ben poco.
La candidatura di Tsipras alla presidenza della sinistra europea è interessante perché è un tentativo di accorpare le forze dei vari paesi per contrastare un destino comune, che ormai non è più solo del popolo greco.
Io non sono un fanatico dei partiti, anzi, devo dire che onestamente ho un bel po' di problemi a proporre agli altri di votare per un partito, preferisco le iniziative spontanee, i movimenti, le assemblee, ma anche se non è il mio forte, lo faccio lo stesso, perché penso a quella parte di persone che qui in Grecia sostengono con fatica una resistenza culturale, un altro mondo possibile. Queste persone sono vicine a me, le stimo, sono quella parte di persone che crede a questa idea di Tsipras e che se pur aderenti al partito Syriza vogliono costruisce un cambiamento dal basso, spesso con pratiche autogestionarie, senza queste persone non avrebbe nessun senso sostenere un partito. Vorrei che proprio loro andassero a decidere per un'Europa diversa da questa.
La candidatura di Tsipras alla presidenza della sinistra europea è interessante perché è un tentativo di accorpare le forze dei vari paesi per contrastare un destino comune, che ormai non è più solo del popolo greco.
Io non sono un fanatico dei partiti, anzi, devo dire che onestamente ho un bel po' di problemi a proporre agli altri di votare per un partito, preferisco le iniziative spontanee, i movimenti, le assemblee, ma anche se non è il mio forte, lo faccio lo stesso, perché penso a quella parte di persone che qui in Grecia sostengono con fatica una resistenza culturale, un altro mondo possibile. Queste persone sono vicine a me, le stimo, sono quella parte di persone che crede a questa idea di Tsipras e che se pur aderenti al partito Syriza vogliono costruisce un cambiamento dal basso, spesso con pratiche autogestionarie, senza queste persone non avrebbe nessun senso sostenere un partito. Vorrei che proprio loro andassero a decidere per un'Europa diversa da questa.
Queste future elezioni europee hanno un grosso peso, forse
sono le più importanti di sempre, non devono essere e non possono essere
una piccola riproduzione degli equilibri politici che si instaurano
nelle elezioni politiche di ogni paese. Chiaramente ogniuno è portato ha
sostenere la propria idea politica anche in Europa, non so se questa
volta è giusto, se porterà a qualcosa di veramente diverso. Tutti gli
altri candidati in Europa mi sono sembrati appiattiti su sfumature che
in sostanza riproducano il modello Merkel.
Con questo appello mi rivolgo ovviamente ha
chi ha la capacità e la sensibilità di capire ed interpretare il mio
appello, coloro che culturalmente possono capire e cogliere questa
possibilità. Ovviamente votare è un episodio della lotta verso un
cambiamento, il grosso va fatto giorno dopo giorno, con logiche e
dinamiche che spesso i partiti non riescono a contenere. La rivoluzione
deve essere culturale.
Gli altri, coloro che si vantano di non essere né di destra né di
sinistra, coloro che votano qualcosa per abitudine, coloro che
affrontano la questione in maniera dogmatica, con loro non ho speranze.