Due terzi dei lavoratori del settore privato lavorano gratis e nel 2014 si prevede il 31% di disoccupazione.
Secondo i dati dell'Ispettorato del Lavoro Greco, dell'IKA (uno
degli enti assicurativi dei lavoratori) e le stime del sindacato, nel
settore privato i due terzi dei lavoratori non sono pagati. Si
sta parlando di quei lavoratori che ancora hanno il loro impiego, coloro
che non sono stati licenziati e si recano ogni giorno sul posto di
lavoro normalmente. Questo vuol dire che del milione e ottocentomila
lavoratori del settore privato solo una piccola parte che va da 600.000 a
700.000 viene pagato normalmente e con regolarità, gli altri hanno un
ritardo sulle loro mensilità che va da un minimo di 3 mesi fino ad un
anno.
Secondo gli stessi dati circa un milione di lavoratori di
questo settore è andato in vacanza senza ricevere un centesimo, i
datori dovrebbero per legge versare tutto l'importo della mensilità dal
primo giorno di ferie. Questo fenomeno è iniziato nel 2010 ed è andato progressivamente aumentando. I governi che sostengono il "Memorandum" si rifiutano di vedere che il potere di acquisto dei lavoratori è caduto in maniera catastrofica e di conseguenza c'è stata una forte contrazione dei consumi. Spesso le aziende sono indebitate e non riescono a pagare gli stipendi con puntualità, in altri casi anche le aziende che ancora hanno liquidità e potrebbero pagare con regolarità le mensilità si avvalgono di questo trend negativo e non pagano i loro lavoratori.
Perché un lavoratore sceglie di andare ogni giorno a lavorare e non ricevere lo stipendio? Facile da capire, se in teoria un lavoratore non pagato e un disoccupato sono quasi la stessa cosa, in pratica non lo sono. Infatti il lavoratore non pagato può almeno sperare, se pur con gran ritardo, di ricevere ciò che resta del suo stipendio. Il disoccupato sa che solo un miracolo potrà farli trovare un nuovo posto di lavoro. Con questo ricatto ogni giorno circa 1.200.000 lavoratori si recano nei loro posti di lavoro non sapendo quando e se riceveranno il loro stipendio.
Le cifre parlano chiaro, i dati sulla disoccupazione raccolti in maggio ci segnalano un 27,6% disoccupazione (il dato si riferisce solo a coloro che sono iscritti nelle liste degli uffici di collocamento) e un agghiacciante 62,9% di disoccupazione giovanile (ovvero da 18 a 25 anni). Le previsioni per il futuro sono anche peggio, per il 2014 si prevede che la disoccupazione salga fino al 31% e che ci vorranno ben 20 anni perché il dato della disoccupazione torni più o meno al 10% (come era nel 2009 all'inizio della crisi economica).
Francesco Moretti