Nikos Romanos, anarchico greco in sciopero della fame da 25 giorni.
Nikos Romanos è un giovane anarchico di 21 anni che da 25 giorni sta attuando lo sciopero della fame, adesso si trova in gravissime condizioni ricoverato in un ospedale di Atene. Nel paese c’è una forte tensione e la Grecia si trova ancora una volta sull’orlo di una rivolta. Sono tantissime le azioni di solidarietà che vengono attuate in tutto il paese da gruppi e persone molto diversi fra di loro.
Lo sciopero della fame che Nikos e altri tre detenuti stanno portando avanti è una protesta per un diritto negato. Durante la sua detenzione Nikos è riuscito a passare un esame difficile per accedere all’università. Questo esame si chiama Panellinies e viene sostenuto da tutti gli studenti delle scuole medie superiori, in base al punteggio ottenuto in questo esame e alle scelte dello studente viene assegnata la facoltà universitaria. Secondo la legge Greca, un detenuto ha il diritto di chiedere ed ottenere permessi speciali per motivi di studio. Questi permessi gli sono stati negati. Nikos Romanos è di fatto agli arresti per rapina e in attesa del processo ma viene trattato da terrorista e quindi gli viene assegnato un trattamento diverso dagli altri. Questo è il motivo per cui gli è stato negato il diritto di seguire l’università. Questo ragazzo sta mettendo in gioco la propria vita per combattere una battaglia impari contro questo stato becero e bigotto.
Detto questo, saranno in molti i lettori che si stanno domandando se tutto ciò conviene al governo Samaras? Un governo che è già ai minimi storici della propria popolarità.
Perché ne hanno fatto una questione di principio? Non gli costerebbe niente concedere a Nikos il diritto di frequentare l’università. È una persona sola e sarebbe facilmente controllabile. Le possibilità che usi il proprio permesso di studio per scappare sono nulle.
Allora cosa c’è dietro a questa storia?
Per capire come un governo “democratico” possa trarre vantaggio dalla morte per fame di un prigioniero politico, bisogna capire il contesto in cui si sta muovendo.
Nikos Romanos fu arrestato nel febbraio del 2013 e da allora è in prigione accusato di rapina.
Il suo arresto ebbe un gran risalto sulla stampa greca ed estera. Nikos Romanos venne arrestato insieme ad altre tre persone a seguito di un tentativo di rapina ad una banca di Kosani, nel nord della Grecia. Immediatamente dopo l’arresto, furono torturati e picchiati selvaggiamente dagli agenti del posto di polizia in cui vennero portati. Le foto dei loro volti tumefatti e resi irriconoscibili dalle percosse fecero velocemente il giro del mondo.
In quel posto di polizia si era evidentemente passato il limite. In un sistema che si autodefinisce democratico questa cosa sarebbe stata una cosa di cui vergognarsi, una zona d’ombra del diritto, una sconfitta della giustizia e invece venne rivendicata dal governo come atto di giustizia. Le foto dei loro volti tumefatti furono fatte circolare su giornali e televisione come se tutto ciò fosse la naturale conseguenza dell’arresto. Qualcuno nel governo aveva un interesse specifico nel diffondere queste immagini. Mostrarle significava trasmettere una sensazione di terrore, un aperta dichiarazione di accettazione di questa prassi violenta. Di questi atti di tortura che vengono perpetrati dalle forze dell’ordine ne abbiamo notizia in tutti gli stati detti democratici, la differenza è che in molti casi i poliziotti stessi cercano di nasconderli, di non farli sapere. Non potrei dire se nel momento in cui picchiavano e torturavano questi quattro ragazzi i poliziotti avessero un piano prestabilito, mentre invece sono sicuro che le foto vennero usate sui mezzi di informazione per comunicare apertamente che un vuoto di democrazia e di diritto sarebbe stato da allora in poi più che tollerato dalle istituzioni democratiche greche.
Due dei quatto ragazzi arrestati. A destra Nikos Romanos.
In queste condizioni furono fotografati dopo l’interrogatorio della polizia.
|
Era il febbraio del 2013, la Grecia era già cambiata radicalmente. I provvedimenti del governo avevano già ridotto un consistente parte del popolo greco in miseria. Con queste foto di volti tumefatti pubblicizzava di fatto il “nuovo ordine”, proprio quel nuovo ordine fatto di violenza e fascismo che pochi mesi dopo sarebbe stato un rischio per tutti. Chiunque avrebbe osato ribellarsi ai provvedimenti barbari del governo avrebbe dovuto vedersela con quel tipo di giustizia.
Ma la storia di Nikos Romanos non inizia in quel febbraio del 2013. Nikos era il migliore amico di Alexis Grigoropoulos, il giovane di quindici anni che venne ucciso da un colpo di pistola esploso da un agente di polizia nel quartiere di Exarchia, nel centro di Atene. Nikos quel tragico giorno era insieme ad Alexis e furono proprio le sue braccia a sostenere l’amico in punto di morte. Questo è l’inizio, da qui bisogna cominciare se vogliamo capire la storia di Nikos. Aveva quindici anni ed era il 6 dicembre del 2008. L’omicidio di Alexis Grigoropoulos scateno una rivolta che durò per mesi, le scuole di ogni grado furono occupate e con cadenza giornaliera le strade di Atene e di molte altre città della Grecia furono affollate da grossi cortei di protesta.
Il braccio armato dello stato aveva sparato colpendo un giovane di quindici anni, uno solo cadde a terra morto, mentre in centinaia di migliaia vennero feriti profondamente. Un intera generazione di giovani ha capito improvvisamente che si poteva morire per niente, in un giorno qualsiasi, in un posto qualsiasi.
Nel 2008 non si parlava neanche di crisi, c’era il governo Karamanlis di Nea Dimokratia e i suoi analisti economici dicevano che fortunatamente la Grecia era stata presa di “striscio” dalla crisi economica mondiale. Quel 6 dicembre ha segnato una svolta, molte cose sono cambiate. Gli episodi di violenza da parte della polizia si sono moltiplicati e con essi l’impunità di cui hanno sempre goduto. Una generazione di giovani è cresciuta osservando questo fenomeno crescente di fascismo e autoritarismo che si andava sempre più rafforzando. Non solo i giovani, tutti coloro che si trovavano a partecipare ad una manifestazione si rendevano conto che l’atteggiamento della polizia era cambiato. C’é qualcosa di ideologico, di malato, di marcio. Sembra che si muovano comandati da un odio personale nei confronti di chi scendeva in piazza. Di atrocità compiute dalla polizia greca ne abbiamo viste tantissime in questi anni, abbiamo visto agenti in divisa tirare pietre sui manifestanti, investire intenzionalmente persone con le motociclette, bastonare persone invalide sulla carrozina e picchiare donne in evidente stato di gravidanza etc… La vita di molte persone che sono state arrestate durante le manifestazioni è stata rovinata da denunce false fatte da poliziotti che hanno caricato di reati chiunque ha avuto la sciagura di essere fermato. Poco importa se poi verranno confermate o smentite in fase di giudizio, ai poliziotti non succede mai niente anche se affermano il falso, le loro vittime finiscono in prigione e li aspettano per mesi il processo. Tant’è vero che questa prassi della polizia è usata sistematicamente come arma repressiva.
Ma la violenza più grossa è compiuta dalle istituzioni dello stato che non hanno voluto punire mai nessuno dando così il loro tacito sostegno a questa spirale di violenza e fascismo. Solo dopo l’omicidio di Pavlos Fissas, improvvisamente il governo ha “scoperto” i fitti rapporti collaborativi tra polizia, giudici e nazisti di Chrisi Avghi, questo non perché hanno minimamente a cuore la giustizia o la democrazia, ma perché in quel momento il governo di Nea Dimokratia-Pasok potevano trarne vantaggio. Ovviamente tutta l’operazione “giustizia” è stata piuttosto mediatica, in sostanza non è cambiato niente come possiamo costatare ogni giorno.
Intanto ogni memorandum che la Troika ha imposto alla Grecia sarebbe dovuto essere l’ultimo e invece il popolo greco (compreso l’elettorato di Nea Dimokratia) scopre puntualmente che si tratta del penultimo e che sempre c’è qualcosa di peggiorativo delle condizioni precedenti. Da anni viviamo nell’anno dell’uscita della crisi, uscita che di fatto sembra ogni giorno più improbabile. La disoccupazione aumenta di pari passo alla miseria e anche i più fanatici del governo hanno iniziato a perdere la fiducia in esso. Come in ogni “democrazia” si va avanti e poco importa se l’attuale governo non rappresenta ormai che pochissimi elettori, gli interessi economici in gioco sono enormi, il governo sta vendendo ad amici e parenti i pezzi migliori della Grecia a prezzi irrisori. Tutti i parlamentari che sono adesso al governo sanno che questa sarà la loro ultima occasione di sedere su quelle poltrone, se cade questa maggioranza è finita per sempre. Per questo il governo va avanti, sono importanti tutti i giorni, anche le ore. L’attività è frenetica, ogni giorno passano un numero di provvedimenti incredibili. E così sarebbe se non ci fosse un “fatto tecnico” che mette in serio pericolo il governo. Tra pochi mesi vi sarà il rinnovo della più alta carica dello stato, il Presidente della Democrazia, per eleggere il proprio candidato, il governo ha bisogno di due terzi del parlamento che sono circa 180 voti, ovvero di più della maggioranza attuale. Questi voti sembrano impossibili da raggiungere per il governo Samaras e quindi cadrà per una questione tecnica prima della fine del proprio mandato.
Questo sarebbe un evento bellissimo per il popolo greco ma drammatico per la Troika che vedrebbe sparire i suoi più umili servitori, Samaras e Venizellos.
Intanto il Syriza, il maggiore partito di opposizione diventa ogni giorno più grande e nei sondaggi ha sorpassato ampiamente il governo. Grazie alla propria politica, ma soprattutto alla pessima politica del governo è riuscito ad attrarre le simpatie di gran parte dell’elettorato. Se non vi fosse la “speranza syriza” in Grecia sarebbe già scoppiata la rivolta. Quindi nel caso si andasse ad elezioni anticipate sarebbe pressoché impossibile che l’attuale governo venga riconfermato.
Che cosa resta come ultima carta da giocare al governo Samaras?
La carta del caos, della violenza e della repressione, dello stato di emergenza legato ai disordini sociali.
Ci ha già provato una volta, con l’omicidio di Pavlos Fissas, dove si verifico un’ottima collaborazione tra fascisti e polizia e se non fosse stato per l’arresto accidentale e totalmente fuori programma dell’assassino forse sarebbe esplosa in quel momento la rivolta contro questa dittatura democratica.
Per questo penso che il governo non cederà e porterà questa tragica storia fino alle inevitabili conseguenze con la speranza di poter reprimere con la solita violenza fascista le proteste per questo ennesimo assassinio di stato. Cercherà cioè di creare un clima di tensione e di emergenza dove sia possibile interrompere e deviare il normale andamento delle cose. Poi com’è già stato fatto altre volte accuserà il Syriza di contiguità con il terrorismo e con le rivolte di piazza nella speranza di frenarne l’ascesa.
Il diritto negato a Nikos è emblematico di una situazione che va avanti da anni, lo stato e il governo sono così marci che non riescono neanche ad applicare delle leggi che loro stessi hanno scritto ed è così che coloro che stanno compiendo la più grossa e ingiusta rapina della storia verso milioni di persone cercano di salvare la propria poltrona giocando con la vita di un rapinatore principiante. Usare gli anarchici come carne da macello per legittimare i propri piani eversivi è una prassi vecchia dello stato e dei governi, un classico che sembra non passare mai di moda. Spesso l’abbiamo vista in passato anche in Italia, solo per fare un esempio vi ricordo di piazza Fontana, di Pinelli e di Valpreda. Intanto, come tanti altri di quella disperata generazione, Nikos sente che non ha più niente da perdere, gli è stata rapinata la gioventù, gli è stato negato il presente e rubato il futuro. Lo stato gli ha ucciso il suo migliore amico e svuotato la vita di tutte quelle cose che la rendono bella e vivibile e adesso vorrebbe pulirsi la coscienza imponendoli l’ennesima tortura, l’alimentazione forzata.
Articolo correlato: http://sopravvivereingrecia.blogspot.gr/2013/02/arrestati-e-torturati-dalla-polizia.html